cap. 6
Nel corso delle settimane in cui Richard si stava curando in segreto nella clinica, Mark si fece assegnare come assistente dell'infermiere che si prendeva cura di lui. Così, in punta di piedi, era riuscito ad entrare nel mondo di Richard. E quando il loro si era trasformato in un rapporto di amicizia e confidenza anche Mark si era aperto con Richard come non aveva mai fatto con nessuno. Avevano riso e pianto insieme durante i turni di notte di Mark mentre Richard ascoltava la vita di quel ragazzo così giovane ma così vissuto.
Un giorno Richard che oramai aveva imparato a conoscerlo e aveva capito che non era un tipo facile ad aprirsi, gli chiese:
"Mark, per me è stato facile avvicinarmi a te, perché ho potuto capire che la tua gentilezza era genuina nei miei confronti, ma tu.... perché ti sei confidato con me?"
Mark lo guardò con un sorriso e rispose:
"Perché mi ricordi mio padre"
"Davvero?" disse Richard contento
"Si è così." confermó Mark "non è che vi somigliate o cosa ed io non ho tanti ricordi di lui perché quando lui è morto io ero ancora un bambino. Ma mi ricordo il suo modo di parlarmi, di sorridermi e di mettermi una mano sulla spalla quando mi ascoltava e queste cose le ho ritrovate in te Richard."
Richard annuì e dopo un momento di incertezza disse con cautela:
"Com'è morto"
"Gli hanno sparato " disse Mark con un velo nello sguardo.
"È stato ucciso?" Richard sgranò gli occhi.
"Si. Lui era una guarda di sicurezza presso la banca centrale quindici anni fa. Un giorno c'è stata una rapina e una donna ha dato di matto per un attacco di panico. Il rapinatore le ha puntato la pistola e... mio padre si è messo in mezzo...e..."la voce di Mark si spezzò "questo è quello che mi hanno raccontato"
Mark si voltò a guardare Richard che era rimasto in silenzio e lo vide con un espressione strana.
"Richard, che c'è"
"Era la vigilia di Natale...." disse Richard
"Come lo sai!" disse Mark con gli occhi spalancati.
"Io quel giorno ero lì"
Mark rimase senza parole.
"Me lo ricordo bene, era un uomo alto con un sorriso affabile"
Mark era sconvolto.
"Non ci posso credere..."disse passando una mano sulla fronte
"Scambiammo due parole mentre ero in attesa vicino l'ingresso. Non mi ricordo come iniziammo il discorso ma finimmo per parlare dei nostri figli. Mi ricordo ancora l'amore nei suoi occhi mentre mi diceva che aveva un figlio intelligente e dolce" raccontò Richard commosso.
Per Mark fu un pugno nel petto .
"Davvero?" disse con gli occhi lucidi.
"Si Mark... tuo padre ti amava molto. Il suo ultimo pensiero prima di morire sei stato tu" e gli mise una mano sulla spalla.
Mark pianse molto quella sera e fu allora che Richard prese la decisione di stargli accanto da quel momento in poi e di essere come un padre per lui.
Jason era tornato nel suo ufficio e mentre aspettava di vedere Mark tornare dal bagno stava rimuginando su quello che era appena successo.
Come volevasi dimostrare, nonostante la recita da santarellino, Mark era davvero una sgualdrina. Lo dimostrava come il suo corpo aveva risposto alla sua vicinanza e a come si era sciolto durante il bacio, lasciando andare ogni resistenza.
- io lo sapevo... quella cagnetta vuole adescarmi... non gli basta più mio padre, si vuole assicurare i favori del nuovo capo adesso- pensò sempre più irritato.
E le immagini del volto arrossato, degli occhi semichiusi e della labbra morbide e bagnate di saliva di Mark che continuavano ad affacciarsi alla sua mente lo rendevano ancora più irritato.
Quando Mark tornò lo vide sedersi alla sua scrivania dalle vetrate del suo ufficio con la sua solita compostezza.
Ma adesso Jason sapeva che quella compostezza era solo una facciata a aveva tutta l'intenzione di approfittarne a suo vantaggio. Quell'uomo aveva infinocchiato suo padre per i suoi scopi personali e questa colpa non poteva perdonarla.
Lo chiamò immediatamente con il telefono interno e lo vide entrare con la solita faccia imperscrutabile di sempre ma quando si posizionò davanti la sua scrivania notò come le sue labbra, già rosse e piene per sua natura, adesso erano gonfie e screpolate.
Jason a quella vista ebbe un sorrisetto diabolico.
"Cosa posso fare signore" disse Mark senza fare trapelare alcuna emozione.
"Oggi non ho potuto pranzare. Vai a prendermi qualcosa di leggero" disse Jason asciutto.
"In genere Carey di occupa di queste cose.."
"No! Vai tu" lo interruppe Jason.
Mark lo guardò negli occhi per un istante poi girò i tacchi ed uscì.
-Fino a che punto si spingerà quest'uomo - di chiese Mark uscendo.
