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4. Jeg vil ikke gifte deg - Non voglio sposarti

Gefendr heilir!

Gestr er inn kominn!

hvar skal sitja sjá?

mjǫk er bráðr

sá er á brǫndom skal

síns um freista frama.

Ai generosi, salute!

L'ospite venga dentro!

Dove dovrà sedere?

Va assai velocemente

accanto al focolare

chi esibisce le sue doti.

(Tratto dalle rune vichinghe originali)

Deirdre si trovava da sola nella sua stanza rischiarata dal fuoco nel camino. Era seduta sul davanzale della finestra, intenta a spazzolare i suoi capelli lunghi e a pensare. Re Asbjörn quel pomeriggio le aveva trattenute a lungo in quella stanza che aveva chiamato postazione di comando, rendendole partecipi su quel che sarebbe successo in un prossimo e alquanto vicino futuro. Al villaggio c'erano uomini a volontà, ma ben poche donne. Pertanto razziavano altri villaggi, anche lontani dalla loro terra, e portavano a casa sia i bottini che le fanciulle in età da marito a scopo di matrimonio. Asbjörn l’aveva dunque scelta come sua sposa e futura moglie. Il problema era che il signore del castello aveva fatto i conti senza l'oste, perché lei non aveva nessuna intenzione di sposarlo. Avrebbe affrontato la questione il prima possibile.

La stessa sorte era riservata ad Aisling ed a Nuallan che avrebbero sposato i suoi due fratelli, rigorosamente dopo le nozze del re. Era profondamente indignata di essere stata rapita a scopo di sposare un uomo barbaro e pagano come lui, che aveva inoltre sulla coscienza tutta la sua famiglia. Doveva ammettere che era molto attraente ai suoi occhi, ma non riusciva proprio a mettere da parte tutto il risentimento che provava nei suoi confronti.

Un colpo secco alla porta la fece sobbalzare. Invitò il visitatore ad entrare e la possente figura di Asbjörn apparve all'uscio. Il suo cuore perse un battito, per poi ripartire al galoppo. Sentì le guance arrossarsi, ma nonostante ciò alzò il mento di scatto. Lui richiuse la porta e lentamente le si avvicinò con gli occhi fissi in quelli di lei.

"La stanza è di vostro gradimento?"

"Si grazie."

"Ne sono felice, anche se è una sistemazione provvisoria. Dopo il matrimonio dividerete con me la mia stanza. Viste le circostanze potremmo passare al tu, che ne dite Deirdre?"

"Non credo sia necessario, mio signore. Sono seriamente intenzionata a non sposarla."

Una fragorosa risata risuonò nella stanza.

"Mi piacciono le donne con carattere. Ma vedete mia cara, sull'argomento non avete molta possibilità di scelta. Sono curioso comunque di sapere, perché non desiderate diventare mia moglie."

"Voi non mi piacete!"

"Siete sicura di ciò che affermate? Pensate non mi sia accorto di come i vostri occhi si posino spesso su di me?"

Odiava sé stessa. Stava per confermare le sue parole con l'ennesimo rossore, che ovviamente non gli sfuggì. Con un rapido gesto le cinse la vita e la attirò a sé. Il corpo di lei percepì ogni suo muscolo. Era forte e tonico, sembrava una roccia. D'istinto gli appoggiò le mani sul petto per respingerlo, ma non riuscì a smuoverlo neanche di un millimetro. Sembrava che la situazione lo divertisse e che giocasse con lei come il gatto con il topo. La sua mano si spinse tra i suoi capelli dietro la nuca e con un movimento deciso glieli tirò verso il basso, facendole reclinare la testa all'indietro. Con uno strano luccichio negli occhi abbassò lo sguardo sulle labbra di Deirdre. Lei non aveva la forza di ribellarsi. La sua morsa non le dava alcuna possibilità di movimento. Le passò un pollice sul labbro inferiore e lei chiuse le palpebre d'istinto, deglutendo a fatica.

"Siete ancora convinta che io non vi piaccia neanche un po'?"

Non ricevendo risposta, accorciò la poca distanza tra i loro volti e le sfiorò le labbra con le sue. Lei cominciò a tremare come una fiaccola di una candela. Non riusciva a capire le sensazioni che le invadevano l'anima ed il corpo, non avendole mai provate prima d’allora. Forzò con dolcezza le sue labbra, facendole schiudere leggermente. Il contatto con la sua lingua calda e umida le diede un forte capogiro e le gambe le cedettero, costringendola ad aggrapparsi alle possenti braccia di lui. Il contatto durò pochi attimi, poi si staccò dalla sua bocca tenendola ancora saldamente per la vita. Lei lo guardò negli occhi e lesse di nuovo in essi quel bagliore strano ed incomprensibile.

La lasciò andare piano piano. Stava per dire qualcosa, quando Deirdre gli assestò uno schiaffo in pieno volto con tutta la forza che aveva. Non si mosse, sembrava quasi gli avesse fatto una carezza affettuosa. La rabbia la invase ed urlò:

"Come avete osato, siete un barbaro!"

"E voi siete la donna più bella che io abbia mai visto. Sarete un'ottima moglie, ma non per un barbaro. Per un vichingo, mia cara Deirdre. Voglio darvi un consiglio per il futuro. Non alzate più le mani sul vostro promesso sposo!"

"Altrimenti che farete? Mi picchierete?"

"Picchiare le donne non è nelle nostre abitudini. È così che vi trattavano a casa vostra?"

Lei abbassò lo sguardo per la vergogna. Non era al corrente di altri sistemi per punire una donna e venire a conoscenza che non era una loro abitudine le fece tirare un sospiro di sollievo. Anche una semplice e leggera percossa era pur sempre fastidiosa e dolorosa.

"Noi portiamo rispetto alle nostre donne. Nessun uomo alzerebbe mai le mani su di voi. Ciò non toglie che una donna con un carattere forte come il vostro, non accenda ancor più il desiderio di un vichingo. Quello che vi voglio far capire Deirdre, è che se lo rifarete, rischiate di non giungere illibata al matrimonio."

Rimase a bocca aperta a quelle parole e non sapendo cosa rispondere balbettò:

"Mi dispiace io... io non... non ho mai ricevuto un bacio."

"Me ne sono reso conto e credetemi che non può che farmi piacere. Ho la sensazione che sarete un'ottima allieva."

La fece arrossire con una tale violenza da suscitare in lei il desiderio di sprofondare. Ma appena si riprese, gli rispose a tono:

"Voi non mi insegnerete proprio un bel niente, visto che io non vi sposerò! Non potrei mai sposare colui che ha fatto uccidere tutta la mia famiglia."

Rimase in un cupo silenzio per un istante poi disse soltanto:

"Vedremo."

Lei gli diede la schiena, ma si girò subito di nuovo verso di lui. Una questione le stava veramente a cuore e ci teneva a discuterne con lui.

"Mio signore, posso rivolgerle una domanda?"

"Vi ascolto."

"Ho notato che tre ragazze del villaggio sono state portate via in catene. Posso chiedere come mai?"

"Non hanno avuto la decenza di lavarsi e sistemarsi prima di apparire davanti al re. La cura del proprio corpo è essenziale per noi vichinghi. Il nostro popolo si sottopone al rito del bagno ogni sabato e ogni volta che si vuole stare dinanzi al proprio re."

"Mi permetta di controbattere. Innanzitutto voi non siete il nostro re. Ma vorrei sottolineare anche che siamo appena arrivate in questa terra dalle usanze per noi sconosciute e tutto ciò dopo quasi due settimane di navigazione non sempre tranquilla. Alcune di noi hanno probabilmente sentito l'esigenza di riposare. Si può sapere dove verranno portate?"

"Al mercato degli schiavi."

Rispose secco.

"Sareste così gentile da condurle al castello?"

"E perché mai dovrei prendere in considerazione la vostra richiesta?"

"Perché io e le future mogli dei vostri fratelli avremo probabilmente bisogno di aiuto."

"Le state proponendo come vostre serve personali? Mi state dicendo in maniera velata che accettate di diventare mia moglie?"

Non si era resa neanche conto di quel che diceva e lui aveva subito manipolato la situazione in proprio favore, facendola cadere nella sua trappola. Era furbo e scaltro, non c'era niente da dire.

Lui si rese invece subito conto di averla in pugno, un pugno di ferro, tipico per un re.

"Non abbiate fretta a rispondere. Pensateci, mia cara. Attenderò una vostra risposta con pazienza. Sappiate che se deciderete di sposarmi, io stesso provvederò a far giungere le tre fanciulle al castello."

Detto ciò e con un sorriso vittorioso sulle labbra mi porse la mano.

"Venite Deirdre. Ero venuto per farvi scendere nella grande sala. Stanno per servire la cena."

Accettò la sua mano e lo prese a braccetto. Scesero le scale, passando per un labirinto di corridoi, fino ad entrare in un ampio salone di pietra. I fratelli di Asbjörn e le sue amiche erano già lì. La servitù aspettava solo il loro re per servire le pietanze, principalmente a base di carne arrostita, come il montone con le bacche di sambuco, il manzo con le ortiche ed il maiale aromatizzato con l'angelica. Una caraffa di birra, proveniente dalle cantine del mastro birraio del villaggio, troneggiava sovrana in mezzo al lungo tavolo in legno massiccio. I due fratelli di Asbjörn, Daven e Thor, lo scrutavano con insistenza, ammiccando sorrisi e battute incomprensibili alle fanciulle di un'altra terra.

"Si può sapere cos'avete voi due?" Chiese Asbjörn alquanto seccato.

"Stavamo aspettando la cena con ansia, fratello. Non pensavamo tardassi tanto."

Ammiccò Daven.

Thor rincarò la dose:

"Già! Pensavamo aspettassi la prima notte di nozze per certe cose."

Asbjörn rise di gusto e li apostrofò di rimando:

"Non è colpa mia, se tra tutte e tre, la mia è la più focosa."

Deirdre si ritrovò con il boccone che le andava di traverso a quell'allusione. Ovviamente i fratelli non potevano sapere che il re alludeva al suo carattere impetuoso e allo schiaffo ricevuto. In totale imbarazzo lei lo fulminò con lo sguardo e sibilò:

"Yokel bastard!" *

Tutti e tre si misero a ridere di gusto, mentre le ragazze la guardarono senza capire.

"Ecco appunto! Avete capito ora, fratelli? Ho proprio una bella gallina da spennare."

"Non poteva essere altrimenti Asbjörn. Una gattina tutta fusa non farebbe il tuo caso!"

"Signori! Vergognatevi! Non permettetevi di parlare di me come se non fossi presente!"

I due fratelli alzarono le mani in segno di resa, ma Thor decise ugualmente di punzecchiarla ancora.

"Ci sarà da divertirsi al castello d'ora in poi. Ditemi mia signora, dove avete imparato ad imprecare così bene nella nostra lingua?"

"Chiedetelo ai vostri signorili guerrieri, mio signore. Le due settimane in mare con loro sono state particolarmente interessanti ed istruttive!"

I due scoppiarono di nuovo a ridere per compatire nuovamente il maggiore:

"Asbjörn non ti invidio! La fanciulla ha carattere ed una lingua bella tagliente. Una vera sfida!"

"Se non volete che la gattina vi cavi gli occhi, vi invito cordialmente di smetterla. Buonanotte miei signori!"

Deirdre si alzò da tavola e con un inchino di scherno si allontanò dalla tavola per dirigersi in camera sua. Probabilmente aveva esagerato col suo gesto impulsivo ed irrispettoso, ma al momento se ne fregava altamente delle buone maniere e delle conseguenze. Aisling e Nuallan invece rimasero posate al loro posto, non osando quasi a respirare, figuriamoci a seguirla. E lei non le biasimava minimamente. Erano libere di accettare passive il loro destino!

Mentre cercava come raggiungere la sua stanza, la mente già elaborava come rendere insopportabile la convivenza coi i tre fratelli e come sabotare quelle nozze tanto inaspettate quanto poco gradite. Asbjörn avrebbe amaramente rimpianto di averla portata nella sua terra natia!

* "Bifolco bastardo!"

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