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VIKINGS AT HEART

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Riepilogo

Lei una cristiana celtica irlandese. Lui un pagano vichingo norreno. Derirdre ed Asbjörn. Lui un re con carenza di donne nel villaggio. Lei una semplice popolana, figlia di contadini. Ma la domanda è... le apparenze ingannano? I segreti possono essere svelati? Il loro amore reggerà le differenze tra loro? Un romanzo con un mix di storia, amore e soprannaturale... BUONA LETTURA!

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1. Død i hjertet - Morte nel cuore

"Odino ha promesso che ogni uomo

potrà disporre di tutto il bottino

accumulato quando, dopo la morte,

si risveglierà nel Valhalla."

(citazione vichinga)

La puzza di morte pungeva le narici. Si fiutava il fetore ferruginoso del sangue dei corpi martoriati sparsi ovunque. L'odore acre del fumo entrava nei polmoni e rendeva il respiro faticoso. Le case ancora bruciavano ed i rantoli ed i lamenti dei feriti arrivavano alle orecchie con intensa sofferenza. Non sarebbero rimasti vivi ancora a lungo. Le ferite mortali li avrebbero portati in breve al Mórrígan, dove avrebbero finalmente riposato in pace. Si sentiva quegli stranieri pronunciare la parola Valhalla ed il ricordo le portò in memoria i racconti della saggia del villaggio. Ricordava con precisione le leggende e le verità sui vari popoli che ella narrava con meticolosa precisione. Con la testa china osservò con cautela quei sanguinari guerrieri che avevano raso al suolo il suo pacifico villaggio in meno di un'ora. Alti, corporature possenti, con muscoli grossi e ben scolpiti, capelli ed occhi chiari, erano sicuramente vichinghi. E se ricordava bene le parole della saggia, il Valhalla era il loro regno dei morti, come il Mórrígan lo era per il suo popolo irlandese.

Non restava altro che aspettare con pazienza il proprio destino. Contro questo popolo di guerrieri non c'erano speranze e lei era solo una giovane donna alla loro totale mercé. Erano rimaste vive in poche, forse una ventina di ragazze e tutte in età da marito, comprese tra i 13 ed i 16 anni di età. Chissà dove avevano intenzione di portarle e cosa ne sarebbe stato di loro.

Lei stessa non sapeva se sarebbe sopravvissuta a tutto ciò. La loro furia omicida aveva appena sterminato tutta la sua famiglia, sua madre, suo padre ed i suoi cinque fratelli. La sua casa era distrutta assieme ai pochi averi che avevano all'interno. Il loro bestiame sgozzato era ammucchiato su un carro pronto a partire. Di certo la scorta invernale di carne essiccata per i vichinghi si sarebbe abbondantemente e notevolmente arricchita. Provava dolore, odio e terrore, ma non voleva far vedere loro i suoi sentimenti. Il suo volto era ricoperto solamente da una maschera fiera, composta ed indecifrabile. Attendeva con pazienza di capire che intenzioni avessero con lei e le altre ragazze del villaggio.

Si erano sparse voci negli ultimi mesi che i vichinghi erano sbarcati a Dubh Linn, ma nessuno aveva immaginato che avrebbero colonizzato la loro città principale e tantomeno che si sarebbero interessati al loro piccolo villaggio di Bréy. Eppure era ormai evidente che il loro scopo sarebbe stato razziare tutta l'Irlanda.

Un urlo secco squarciò i suoi pensieri, anzi un ordine.

"Samle jentene!" *

Quattro uomini si avvicinarono e due spessi anelli di metallo scattarono, uno al polso ed uno alla caviglia. Oltre l'anello alla caviglia passarono una catena che le collegava ad una compagna. La catena che passava l'anello al polso invece le collegava tutte assieme. Lei aveva capito subito che con questo sistema la possibilità di fuga era nulla. Per finire in bellezza l'estremità delle catene era stata fissata ad un carro. Non restava loro altro che mantenere il passo e cercare di non cadere. Uno di loro si avvicinò. Lei non si considerava di statura proprio piccola, ma vicino a quell’energumeno sembrava una minuscola quaglia impaurita.

"Bare de sterkeste vil overleve! Om noen få kommer du til Årdal!" **

Non capiva la sua lingua, ma il tono di voce ed il ghigno sbieco che aveva sulla sua brutta faccia, non faceva presagire nulla di buono. Era preoccupata per alcune ragazze. Brighid in particolare che già da bambina era di salute cagionevole. Respirava sempre a fatica e si stancava per un nonnulla. Poi c'era Cailin che invece aveva come lei un carattere da cavalla imbizzarrita, con la differenza che lei sapeva quando tenerlo a freno. Cailin invece sbraitava e scalpitava anche quando non era il caso. In quel momento era docile in quanto sotto shock, ma aveva paura che ben presto avrebbe dato filo da torcere a quei vichinghi, senza pensare alle conseguenze. Al contrario c'era Raigan che aveva paura della sua stessa ombra. Non sapeva per quanto avrebbe retto il terrore dell'incognito che il destino preservava loro. Vicino a lei camminava coraggiosa Aisling, la sua amica del cuore dalla loro nascita. Avevano entrambe sedici anni. Erano nate con sole due settimane di differenza e avevano diviso ogni singolo giorno da sorelle. Voltò il capo alla sua destra in direzione di Aisling e notò le sue lacrime. Allungò il braccio e le strinse la mano. Fissò i suoi occhi scuri in quelli azzurri di lei e Aisling sussurrò in modo quasi impercettibile:

"Deirdre, ho paura."

Altrettanto silenziosa lei bisbigliò di rimando:

"Ce la faremo."

Fu allora che le si avvicinò un altro vichingo. Era giovane, un ragazzino al confronto agli altri. La sua faccia era ancora pulita, priva di cicatrici, chiaro segno che era un novellino nei campi di battaglia. Era bello. Peccato che con gli anni si sarebbe trasformato in un orrendo barbaro dal volto deturpato come gli altri. Non era abituata a visi così burberi. Il loro era stato un villaggio tranquillo di contadini e pescatori. La gente era mite e ognuno sapeva qual era il suo posto. Le donne venivano educate ad obbedire e rispettare i propri mariti, badare alla casa e a crescere i numerosi figli. Gli uomini lavoravano, prestavano servizi militari per i loro padroni se necessario e provvedevano alle loro donne. Il loro signore e padrone era un uomo severo, ma giusto. Applicava le leggi previste dal re e tra queste si concedeva il diritto della ius primae noctis, diritto che prevedeva di sostituirsi al marito nella prima notte di nozze in occasione del matrimonio di un proprio servo feudale. La vita insomma scorreva abbastanza tranquilla.

Ad un certo punto il ragazzo vichingo la prese per il mento e glielo sollevò. Le sue iridi castane si posarono nelle sue del colore della terra bagnata. Con voce pacata parlò nella sua lingua:

"Se volete restare viva cercate di tenere le mani a posto e vedete di restare in silenzio fino al nostro arrivo a casa."

Non gli diede a vedere che era sorpresa di sentirlo parlare in modo comprensibile. Alzò il mento in segno di sfida e sibilò:

"Perché mi state mettendo in guardia?"

"Perché mi piacete e spero che il nostro re non vi scelga. Potreste essere la mia degna sposa."

"Non farò mai da moglie ad un lurido bandito vichingo!"

"Attenta donna! Non sfidate la pazienza dei miei compagni di viaggio. Anche se in realtà preferiamo le femmine focose, vi consiglio comunque di aspettare il nostro rientro in patria. È lì che potrete fare la puledra scalpitante, non qui e non ora. Ditemi come vi chiamate?"

Decise di mantenere la calma per il momento, come lui le aveva suggerito. Così chinò la testa e con un sorriso dolce sulle labbra pronunciò il suo nome:

"Deirdre, mio signore. Significa donna, signora."

"Il vostro nome non può che essere un preludio di una donna forte e con un carattere che si fa notare, per quel poco che ho visto. Io sono Graim. E ora prendete in considerazione i miei consigli e vedete di non farvi uccidere."

Affrettò il passo e raggiunse gli altri, lasciandola in balia dei suoi tetri pensieri. Graim le aveva lasciato intendere ben poco sul loro destino, ma abbastanza da delineare le sue sfumature. Erano destinate a vivere nella loro terra lontana come loro future mogli, dovevano risultare docili e umili durante il viaggio, ma nel contempo era necessario dimostrare loro di avere carattere. Le donne troppo servili e ubbidienti non facevano parte dei loro canoni a quanto pareva, il che complicava le cose per parecchie di loro che erano state cresciute con l'assoluta certezza di dover essere ubbidienti e rispettose verso i propri mariti padroni. La confortava il fatto che nessuno di loro le avrebbe toccate per il loro piacere personale, almeno non fino al loro arrivo ad Årdal. La prima doveva essere scelta dal loro re. Questo fatto la faceva rabbrividire. Già immaginava l'uomo brutale che si celava dietro quella figura e provava pena verso colei che sarebbe finita tra le sue grinfie. La preoccupava anche la distanza che avrebbero dovuto percorrere per giungere in quel posto mai sentito prima. Era terrorizzata di dover abbandonare per sempre la sua terra natia, terra che conosceva nei suoi usi e costumi e che amava dal profondo del cuore. Cosa doveva aspettarsi dall'immediato ignoto che la attendeva insieme alle altre?

Alle sue orecchie arrivò un suono a lei famigliare, l'infrangersi delle onde sulle vicine scogliere della baia. Il mare era per lei un balsamo dell'anima, rilassante nei momenti di tensione e portatore di conforto quando la vita mostrava i suoi lati oscuri. Ma quel maledetto giorno non sentiva nulla di tutto ciò. Dopo le sciagure portate da quel gruppo di uomini senza pietà, neppure il suo amato mare leniva le profonde ansie che permeavano la sua piccola giovane anima.

Ventisette imbarcazioni solide e robuste attendevano di solcare le onde impavide. Si fermarono ed in procinto di esse, nel suo profondo, capiva che il viaggio sarebbe proseguito via mare. La conferma che non avrebbe mai più rivisto la sua terra prese con prepotenza forma definitiva nel suo inconscio. La tristezza si prese immediatamente di nuovo gioco di lei.

"Få kvinnene på båtene! Maksimalt fire per båt!" ***

Cominciarono a selezionare le ragazze per smistarle su imbarcazioni differenti. Ed era a questo punto che la sua preoccupazione iniziale cominciò a diventare concreta. Sentiva chiaramente Cailin inveire e ribellarsi a quei mostruosi guerrieri, pur di non mettere piede sui loro dreki, o come li chiamavano. Mentre lei, Aisling e altre due ragazze prendevano posto sul primo dreki, vedeva con orrore di cosa erano capaci quegli uomini brutali. Non nascondevano la loro natura, immaginava per far capire a tutte loro che era meglio non ribellarsi come aveva appena fatto Cailin. La ragazza fu staccata dalle catene e percossa con forza. Sebbene il dolore che provava era evidente, continuava ad allungare le braccia per graffiarli. Tentava in tutti i modi di difendere il suo corpo minuto, urlando in modo così disperato da far accapponare la pelle. Il suo destino era stato segnato dal preciso istante in cui affondò i denti nella gamba di colui che doveva essere a capo di quei balordi. L'uomo sguainò la spada e con un colpo secco fece rotolare la testa di Cailin sulla spiaggia, macchiandola per sempre di un atroce delitto. La ragazza che poco prima era legata con la catena alla caviglia di Cailin urlò e tentò di scagliarsi sul corpo ormai inerme della compagna di sventura. Ma il suo gesto venne male interpretato e preso probabilmente come un altro tentativo di assalto e ribellione. Non fece in tempo a raggiungere l'amica morta che un pugnale gettato da chissà dove le trafisse il cuore. Si accasciò sulle ginocchia con gli occhi sbarrati. Un rivolo di sangue le uscì dalla bocca e poi cadde vicino al corpo di Cailin. I fatti si erano susseguiti così rapidamente che in un primo momento Deirdre stentava a credere fossero veri. Quando il suo cervello elaborò la situazione come concreta e reale, un conato di vomito le salì dallo stomaco. Non aveva mai visto tanta violenza e non aveva mai avuto modo di guardare la morte in faccia prima d'allora. Aveva visto i loro padri picchiare le figlie per punirle, ma non era nulla al confronto di tutto ciò. Non avrebbe mai creduto di poter rimpiangere la mano severa di suo padre.

La catena alla caviglia si tese e con un colpo secco venne fissata allo dreki. Graim la fissò per un breve istante, prima di ripeterle le parole di poco fa:

"Tenete le mani a posto e state zitta."

Lei annuiva senza riuscire a proferire parola e la prima lacrima scese sulla sua guancia in quella terribile giornata. La mano di lui si avvicinò al suo viso e col pollice gliela asciugò. "Non piangete. Siete forte. Ce la farete."

E con quelle parole ben incise nella sua mente si lasciò andare al suo incerto destino. Senza possibilità di scampo.

* Radunate le ragazze!

** Solo le più forti sopravviveranno! In poche arriverete ad Årdal!

*** Caricate le donne nelle barche! Massimo quattro per barca!