7. L’allarme improvviso
L’aria nella stanza si fece pesante in un istante. Ogni cosa sembrava sospesa, immobile, in attesa.
Poi, improvvisamente, il suono secco di un ramo che si spezzava fuori dal casolare ruppe il silenzio con la forza di un tuono.
Un rumore breve, ma carico di minaccia.
Heda si irrigidì, il suo corpo reagì prima ancora che la sua mente potesse elaborare l’informazione. Il cuore iniziò a batterle più velocemente, martellando nel petto con un ritmo frenetico.
Era il battito della paura? O quello dell’adrenalina?
Aiden si voltò di scatto verso di lei, i suoi occhi erano due schegge di ghiaccio, taglienti e letali. Con un gesto rapido e silenzioso, le fece cenno di stare zitta.
Heda annuì appena, trattenendo il respiro, mentre la tensione si insinuava in ogni fibra del suo corpo.
Fuori, i passi si fecero più chiari.
Non erano casuali, non erano il movimento incerto di un animale tra le foglie.
Erano deliberati, controllati.
Qualcuno era là fuori.
E non si stava nascondendo.
Aiden si mosse con la grazia di un predatore, silenzioso e letale.
Raggiunse la finestra, sbirciando fuori con attenzione. Gli occhi si muovevano rapidamente, analizzando ogni angolo, ogni ombra, ogni possibile minaccia. Ma non vide nulla. Solo alberi scossi dal vento e la terra umida illuminata dalla luce incerta dell’alba.
Heda lo osservò mentre studiava l’esterno, la mascella serrata e le spalle tese come un arco pronto a scoccare. Era un guerriero nato, un uomo che viveva nel pericolo e lo affrontava senza esitazione.
Quando i loro sguardi si incrociarono, Aiden non dovette dire nulla. Il suo sguardo parlava per lui "Preparati".
Lei annuì appena, ingoiando la tensione che le serrava la gola.
Senza fare rumore, si spostò vicino alla porta, il corpo pronto a scattare. Il suo cuore batteva più forte adesso, non per paura, ma per l’attesa.
Poi il silenzio.
Un silenzio ancora più opprimente del rumore.
Fuori, i passi si fermarono.
Heda trattenne il respiro. Era peggio. Molto peggio.
Se si fossero mossi ancora, avrebbero potuto indovinare la direzione, capire quanti fossero. Ma quella pausa improvvisa significava solo una cosa: chiunque fosse là fuori li aveva individuati. E stava aspettando.
Aiden si spostò appena accanto alla porta, il suo corpo un’ombra tesa e controllata. I suoi occhi erano fissi sulla maniglia, come se aspettasse che si muovesse da un momento all’altro.
Heda strinse i pugni, sentendo il sangue pulsarle nelle tempie.
Non sarebbe rimasta ferma a farsi trovare. Se avessero aperto la porta, avrebbero trovato qualcosa di più di una Montclair in fuga.
Poi, finalmente, una voce squarciò il silenzio.
“Signorina Montclair! Signor Silverthorn! Siete lì dentro?”
Heda sobbalzò leggermente, mentre la tensione nel suo petto si sciolse di colpo, trasformandosi in confusione. Si scambiò un rapido sguardo con Aiden, ma lui non si mosse. Non si fidava.
Era una trappola?
O erano davvero alleati?
La voce era calma, autoritaria, ma priva della crudeltà tagliente a cui Ray Ashborne li aveva abituati. Heda si concentrò sul tono, sulla cadenza.
Lo riconosceva. Era il capo delle guardie di sua madre.
Si lasciò sfuggire un respiro che non si era accorta di trattenere.
Non erano uomini di Ray.
Non erano lì per ucciderli.
Ma Aiden non era convinto.
“Potrebbero fingere.” sussurrò, il suo tono basso e letale, lo sguardo fisso sulla porta come se aspettasse che esplodesse da un momento all’altro.
Heda si voltò verso di lui, lanciandogli un’occhiata esasperata.
“Paranoico come sempre.” mormorò, ma stavolta nel suo tono c’era un’ombra di sollievo.
Aiden non sorrise.
Non si rilassò.
La diffidenza era scolpita nelle sue ossa, nella sua natura.
Si avvicinò lentamente alla porta, la mano sfiorò la maniglia con una cautela assoluta. Con il cuore che batteva forte, la girò appena, aprendo uno spiraglio per vedere fuori.
Tre uomini erano in piedi di fronte al casolare, le divise scure appena coperte dalla polvere della notte. Erano armati, ma non con l’intenzione di attaccare. I loro volti mostravano stanchezza, tensione, ma anche un sincero sollievo.
Il loro leader, un uomo robusto con il viso segnato da rughe di preoccupazione, annuì. I suoi occhi si posarono su Heda con un’ombra di sollievo.
“Grazie al cielo vi abbiamo trovati. Vi abbiamo cercato tutta la notte.”
Heda uscì lentamente dall’ombra della porta, il cuore ancora martellante, mentre il vento fresco dell’alba le accarezzava il viso. Non sapeva se fidarsi completamente, ma per la prima volta dopo ore di tensione e paura… aveva la possibilità di respirare.
Aiden rimase dietro di lei, ancora vigile. Perché lui non smetteva mai di lottare. Perché per lui, il pericolo non era mai davvero finito.
༻✦༺ ༻✧༺ ༻✦༺
