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6. Il silenzioso risveglio di Heda

L’aria del mattino era intrisa di freschezza e di quell’umidità lieve che si posa sulla pelle come un velo sottile. La luce filtrava tra le assi sconnesse del vecchio casolare, proiettando linee dorate sul pavimento polveroso. Ogni cosa sembrava sospesa in un silenzio irreale, spezzato solo dal lontano cinguettio degli uccelli e dal fruscio leggero del vento tra gli alberi.

Heda si mosse appena, sentendo un leggero dolore diffondersi lungo la schiena e le gambe intorpidite dalla posizione scomoda in cui aveva dormito. Un brivido le attraversò la pelle mentre si rannicchiava istintivamente nel calore della vecchia coperta che l’avvolgeva.

Quando aveva avuto quella coperta? La sua mente, ancora confusa dal sonno, cercò di afferrare i ricordi della notte precedente.

Aprì lentamente gli occhi, stropicciandoli con la punta delle dita, e per un attimo la luce le rese difficile distinguere i contorni della stanza.

Ma poi lo vide.

Aiden.

Era ancora lì, seduto contro il muro opposto, con le gambe distese e le braccia incrociate sul petto. Sembrava una statua scolpita nell’ombra, perfettamente immobile, ma con una tensione nascosta nel corpo che suggeriva che fosse stato sveglio per tutta la notte. Il suo sguardo era rivolto verso la porta, vigile, attento a ogni minimo suono, come se anche nel sonno, se mai avesse dormito, fosse rimasto in guardia.

La luce del mattino gli accarezzava il volto, mettendo in risalto i lineamenti affilati e definiti. Gli zigomi scolpiti, la mascella tesa, il lieve incavo tra le sopracciglia, come se fosse sempre pronto alla battaglia. Anche i suoi capelli, solitamente perfetti, ora erano leggermente scompigliati, qualche ciocca caduta sulla fronte in un modo che gli conferiva un’aria più umana, meno costruita, dannatamente più affascinate.

Heda si perse per un attimo nell’osservarlo, notando dettagli a cui non aveva mai prestato attenzione prima. Il modo in cui il suo petto si sollevava lentamente a ogni respiro, la forza silenziosa che emanava anche da fermo, il modo in cui la sua presenza sembrava occupare ogni spazio della stanza, anche senza fare nulla.

Era nato per comandare, e lo sapeva.

Questa consapevolezza le creò un fastidio inspiegabile.

Perché mai avrebbe dovuto soffermarsi su quei dettagli? Era Aiden Silverthorn, il suo nemico. Il ragazzo che aveva reso la sua infanzia un campo di battaglia, che aveva sempre trovato il modo di sminuirla, di sfidarla, di mettersi sul suo cammino con quell’aria da uomo perfetto che sapeva di poter ottenere qualsiasi cosa volesse.

Eppure, eccola lì, a fissarlo come se fosse qualcosa di più di un semplice rivale.

Dannazione.

Si passò una mano tra i capelli, cercando di svegliarsi del tutto, ma la sua attenzione fu di nuovo catturata da un pensiero indesiderato. Il modo in cui si era mosso la sera prima, con una precisione letale, sicuro di ogni sua azione, come se il pericolo non lo sfiorasse mai. Il ricordo della sua presa salda quando l’aveva afferrata per trascinarla via dal vicolo, del calore del suo corpo contro il suo mentre sfrecciavano sulla moto, le fece avvampare il viso.

Come può qualcuno essere così insopportabile e dannatamente attraente allo stesso tempo?

Scosse la testa, quasi come per scacciare fisicamente quei pensieri, ma il suo sguardo continuava a tornare su di lui, come se fosse magneticamente attratta dalla sua presenza.

All’improvviso, come se avesse percepito il peso della sua attenzione, Aiden si mosse leggermente, socchiudendo gli occhi e voltando leggermente la testa verso di lei.

Heda sentì il cuore perdere un battito.

I loro sguardi si incrociarono, e per un attimo fu come se l’aria nella stanza si fosse fatta più densa, più calda, più carica di qualcosa di invisibile e pericoloso. Gli occhi verdi di Aiden, ancora velati dalla stanchezza, avevano una profondità quasi ipnotica, un bagliore divertito misto a qualcosa di più oscuro.

Lentamente, con quella sua dannata arroganza naturale, un sorriso si allargò sulle sue labbra.

“Ti sei divertita a fissarmi?” chiese con voce roca dal sonno, ma con quel tono tagliente che riusciva sempre a farla infuriare.

Heda si irrigidì immediatamente, sentendo il calore salire sulle guance.

Dannato Silverthorn e la sua capacità di coglierla sempre nel momento peggiore.

“Non stavo fissando te.” ribatté velocemente, la sua voce più acida di quanto avesse voluto “Stavo… guardando fuori.”

Aiden alzò un sopracciglio, chiaramente divertito. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso lento e pigro, il tipo di sorriso che faceva venire voglia di prenderlo a pugni… o baciarlo, ma Heda si rifiutava di considerare quella seconda opzione.

“Certo,” disse lui, inclinando leggermente la testa “perché io sono praticamente trasparente, giusto?”

Heda serrò la mascella, odiando il modo in cui riusciva sempre a rigirarle contro ogni cosa. Perché doveva essere sempre così irritante?

Si alzò bruscamente, scollandosi di dosso la coperta come se bruciasse. Non voleva dovergli nulla. Non voleva neanche pensare che fosse stato lui a coprirla.

“Non pensarti così importante, Silverthorn!” sbottò, incrociando le braccia al petto. Poi, cercando di ribaltare la situazione, aggiunse

“E comunque, avresti potuto almeno riposare un po'. Non vorrei che tu crollassi per la stanchezza.”

Aiden la fissò per un attimo, come se stesse valutando la sua frase. Poi il suo sorriso si allargò, tagliente e pieno di malizia.

“Ti preoccupi per me, Montclair?” chiese, abbassando leggermente il tono della voce, quasi come se volesse sussurrarle il segreto di una verità che nemmeno lei era pronta ad ammettere.

Heda si irrigidì di nuovo, il cuore che le martellava nel petto.

“Non montarti la testa.”

Lui si alzò con la calma di chi ha tutto il controllo del mondo, stirando leggermente le braccia, e i muscoli sotto la camicia aderente si mossero appena, ricordandole che Aiden non era solo arrogante.

Era pericolosamente affascinate.

Si fermò a pochi passi da lei, il suo sguardo incatenato al suo. Non disse nulla, ma il modo in cui la guardava parlava più di qualsiasi parola. Una scintilla bruciava tra loro, un gioco fatto di sfide, odio e qualcosa di infinitamente più complesso.

Heda strinse i pugni per impedire alle sue mani di tremare, ma dentro di sé sapeva la verità.

Aiden Silverthorn riusciva a farla sentire vulnerabile. E questo la spaventava più di qualsiasi altra cosa.

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