4. La tensione cresce
Il fuoco del camino era spento da tempo, lasciando solo un accumulo di cenere fredda e carboni anneriti nel suo ventre di pietra. L’aria all’interno del rifugio era densa, carica di qualcosa di invisibile ma innegabile. Un’energia statica, un filo sottile di tensione che sembrava avvolgerli entrambi.
Heda si sedette sul bordo del camino, le mani strette attorno alle braccia, le dita che tamburellavano nervosamente sulla pelle. Il freddo della pietra filtrava attraverso il tessuto dei suoi jeans, ma il gelo più grande veniva da qualcos’altro.
Dall’uomo appoggiato alla parete opposta.
Aiden Silverthorn.
Lui era lì, perfettamente rilassato nonostante il caos di quella sera. Con una mano infilata nella tasca dei pantaloni e l’altra che giocherellava distrattamente con una moneta, la osservava in silenzio. La torcia lasciava ombre affilate sul suo volto, accentuando la mascella scolpita e lo sguardo verde che brillava come un veleno pericoloso.
Il silenzio tra loro era pesante, quasi soffocante.
Alla fine, Heda lo ruppe.
“Perché l’hai fatto?”
La sua voce era più bassa di quanto avrebbe voluto, un sussurro che si perse tra le mura logore della stanza.
Aiden sollevò un sopracciglio.
“Cosa?”
“Perché sei intervenuto?” chiese, stringendo le dita sulle ginocchia “Mi odi quanto io odio te. Non ha senso rischiare la vita per me.”
Aiden si spostò dalla parete con un movimento fluido, la sua figura alta e sicura si avvicinò lentamente, fermandosi a pochi passi da lei.
“Non l’ho fatto per te, Montclair.”
Le parole erano fredde, ma nei suoi occhi c’era qualcosa di più complicato.
“L’ho fatto perché Ray Ashborne non può avere il sopravvento. Non mi interessa cosa succede a te, ma non lascerò che lui metta le mani su nessuna casata nobile.”
Heda alzò finalmente lo sguardo, i suoi occhi grigi scintillavano nella penombra. La sua espressione era una miscela di sfida e frustrazione.
“Ah, certo, tutto per proteggere e salvaguardare il grande nome e la potenza dei Silverthorn. Sempre così altruista.”
Aiden sorrise lentamente, un sorriso che non prometteva nulla di buono.
“E tu, invece?” chiese, la sua voce bassa.
Fece un passo in avanti, riducendo ancora la distanza tra loro.
“Sempre così pronta a giocare alla ribelle, ma quando le cose si mettono male, chi ti tira fuori dai guai?”
Heda si irrigidì. Quelle parole la colpirono come un pugno.
Ma Aiden non si fermò.
“Ti sei mai chiesta cosa succederebbe alla tua famiglia senza di te?”
La domanda le affondò nella mente come un coltello.
Si. Se l’era chiesta.
Tante volte.
Ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di saperlo.
Si alzò in piedi, affrontandolo con lo sguardo fiero, i loro corpi ora a pochi centimetri l’uno dall’altro.
“Non osare parlarmi della mia famiglia!” le sue parole erano taglienti “Tu non sai niente di quello che significa essere una Montclair.”
Aiden non si mosse.
“Sapere di portare un peso enorme e di non riuscire a gestirlo?”
Il suo sguardo era penetrante, bruciante, pieno di qualcosa che Heda non riusciva a decifrare.
Fece un altro passo.
“Credimi, so esattamente cosa significa.”
Ora erano così vicini che poteva sentire il suo respiro sfiorarle la pelle.
Il battito del cuore di Heda accelerò.
L’aria sembrava diventare più densa, come se la stanza trattenesse il fiato con loro. Ogni fibra del suo corpo le diceva di spingersi indietro, di allontanarsi, di non permettergli di entrare nel suo spazio.
Ma non si mosse.
E nemmeno Aiden.
I suoi occhi la scrutavano con un’intensità spaventosa. Non era solo un gioco di provocazioni.
C’era qualcos’altro, qualcosa di più oscuro, più primordiale.
Desiderio.
Istino.
Pericolo.
Heda si sentì sopraffatta per un momento, ma non lo avrebbe lasciato vincere.
“Allontanati!”
Le parole uscirono spezzate. Non era un ordine. Era una supplica.
Aiden inclinò appena la testa di lato, un sorrisetto divertito che gli increspava appena le labbra.
“Non sto facendo nulla.” disse, la sua voce carica di sfida “Sei tu che non riesci a distogliere lo sguardo.”
Heda si sentì avvampare. Un’ondata di calore le salì lungo il collo, fino alle guance.
Non era imbarazzo. Era rabbia.
O almeno, si disse che fosse rabbia.
“Ti sbagli!” rispose a denti stretti “Sei semplicemente troppo fastidioso per ignorarti.”
Aiden sorrise più apertamente stavolta, il suo sguardo diventò ancora più provocatorio.
“Fastidioso, eh?”
Fece un altro piccolo passo, colmando l’ultimo frammento di spazio tra loro.
“Allora perché non smetti di guardarmi come se volessi qualcosa da me?”
Heda si sentì quasi soffocare dalla tensione che li avvolgeva.
Il suo respiro si fece più corto. Il suo stomaco si strinse in un nodo. Il suo corpo si tese, come una corda tesa al limite della rottura.
“Tu sei…” cominciò, ma le parole le morirono in gola.
Aiden la guardava con un’intensità che la consumava.
E poi…
CRACK.
Il rumore di un ramo spezzato all’esterno fece esplodere la bolla in cui erano intrappolati.
Heda si voltò di scatto, il cuore ancora impazzito nel petto.
Aiden si mosse con riflessi istantanei, afferrando la torcia e spegnendola in un gesto rapido, immergendoli nell’oscurità.
Il suo corpo si tese accanto a lei, pronto all’azione, ogni muscolo attento, ogni fibra in allerta.
Fuori, qualcosa si muoveva nel buio.
E la notte, che fino a quel momento era stata solo piena di tensione, si trasformò in un pericolo reale.
༻✦༺ ༻✧༺ ༻✦༺
