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2. La fuga sulla moto

L’aria della notte era fredda, pungente, carica dell’odore dell’asfalto umido e dei gas di scarico che si mescolavano a quello della pioggia recente. Il vicolo alle loro spalle riecheggiava ancora degli echi dello scontro appena terminato, il respiro affannoso di Ray Ashborne e dei suoi uomini mescolato ai suoni lontani della città che sembrava non accorgersi del caos che si stava consumando nell’ombra.

Appena fuori dal vicolo, una moto nera opaca aspettava immobile, perfettamente parcheggiata sul ciglio della strada. Il motore sembrava pulsare in attesa, come un predatore pronto a scattare.

Aiden lasciò andare la presa sul polso di Heda e si mosse con la solita sicurezza, avvicinandosi alla moto con naturalezza. In un solo movimento, salì in sella e accese il motore con un rombo profondo che risuonò nell’aria notturna.

Si voltò appena, lo sguardo di smeraldo che la trafisse con una calma glaciale.

“Salta su.”

Heda rimase immobile. Il sangue le martellava nelle orecchie, la mandibola contrata in un’espressione di pura ostinazione.

“Neanche morta.”

La sua voce era carica di sfida, gli occhi grigi lampeggiavano di rabbia e disprezzo. L’idea di salire su quella moto con lui, di stringersi contro il corpo dell’uomo che odiava più di ogni altro, la ripugnava più di quanto fosse disposta ad ammettere.

Aiden non si scompose.

Con calma irritante, si abbassò un poco sul manubrio, facendo ruggire il motore con una leggera accelerata che vibrò nell’aria come una minaccia sottintesa.

“Sei libera di rimanere qui e vedere cosa farà Ray quando ti riprende.”

Il tono era privo di emozione, ma il sottile accenno di sfida nelle sue parole era impossibile da ignorare.

Heda strinse i pugni. Istintivamente, gettò un’occhiata dietro di sé.

Nel vicolo, Ray Ashborne si era già rialzato, con una mano premuta sullo stomaco dove il suo gomito lo aveva colpito poco prima. Il suo viso era un quadro di rabbia e dolore, gli occhi scuri ridotti a due fessure pericolose. Due dei suoi uomini stavano già recuperando le armi.

Merda.

Non aveva scelta.

Con un ringhio di frustrazione, Heda fece un passo avanti e saltò sulla moto dietro di lui. Le sue mani rimasero rigide per un istante, sospese tra il suo orgoglio e la necessità, prima di cedere e stringersi intorno alla vita di Aiden, afferrando il tessuto ruvido del suo giubbotto.

Sentì il suo corpo rigido, muscoli tesi e pronti all’azione. Dannazione, persino il modo in cui si muoveva trasudava controllo.

“Non prendere confidenza.” ringhiò tra i denti.

Aiden sorrise appena, un sorriso che lei non poteva vedere, ma che avvertì nel tono quando rispose con naturalezza sprezzante.

“Non ci penso nemmeno.”

Poi accelerò.

La moto scattò in avanti con un sussulto brutale, quasi facendola sobbalzare. Il vento le strappò i capelli dal viso mentre il mondo attorno a loro diventava una scia indistinta di luci al neon e ombre in movimento.

Il rombo del motore ruggì nelle strade deserte mentre Aiden guidava con una sicurezza inquietante, tagliando le curve con una precisione letale, come se la città fosse una scacchiera su cui si muoveva senza il minimo dubbio.

Heda si aggrappò più forte di quanto volesse, le nocche sbiancate attorno al suo giubbotto. Il vento freddo le tagliava la pelle, la velocità faceva vibrare ogni suo nervo, e nonostante tutto…

Si sentì viva.

“Sei pazzo!” urlò sopra il suono assordante del motore.

Aiden si voltò leggermente, appena il necessario per lanciarle un’occhiata piena di divertita superiorità.

“Tu sei qui grazie alla mia pazzia.“

C’era qualcosa nella sua voce, un’ombra di soddisfazione, come se si stesse godendo ogni singolo secondo della sua resistenza, della sua lotta interiore.

Lei serrò i denti, odiandolo ancora di più.

Ma il loro momento di respiro durò troppo poco.

Un fascio di luce squarciò l’oscurità alle loro spalle.

Un’auto li stava inseguendo.

Heda si girò appena, lo stomaco che le si strinse nel vedere il veicolo nero sfrecciare dietro di loro, il motore che rombava come una bestia furiosa.

Ray.

“Ci stanno seguendo.” avvertì, il tono più teso del previsto.

Aiden non sembrò sorpreso.

“Ovvio. Ray non è il tipo che lascia andare le cose facilmente.”

Heda sentì una scarica di tensione percorrerle la schiena.

‘Neanche tu, Silverthorn.‘ pensò lei.

Dall’auto, un uomo si sporse con una pistola.

Un lampo. Un colpo.

“Abbassati!” disse lui.

Aiden abbassò il corpo, e Heda si chinò istintivamente contro la sua schiena, sentendo il proiettile sfiorare l’aria con un fischio letale.

Merda. Merda.

“Stanno davvero cercando di ucciderci?” chiese, stingendosi ancora di più contro di lui mentre Aiden inclinava la moto per schivare un altro colpo.

“Credo che vogliano uccidere te.” replicò lui con un sorriso sarcastico, mentre sterzava bruscamente su una strada secondaria, seminando l’auto per un istante.

Le luci della città brillavano attorno a loro come spettri sfocati, mentre l’asfalto si stendeva davanti a loro come un sentiero verso l’ignoto.

Heda poteva sentire il battito del suo cuore rimbombare nel petto, il fiato corto per l’adrenalina, il caldo del corpo di Aiden contro il suo.

Non voleva essere lì.

Non voleva aver bisogno di lui.

Ma in quel momento, nella corsa disperata attraverso la notte, sapeva una cosa con assoluta certezza.

Aiden Silverthorn era la sua unica via d’uscita.

E questo la faceva impazzire.

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