Capitolo 3 Suo marito è un uomo d'affari calcolatore
Sebastiano chiaramente non voleva perdere altro tempo con lei. Le lanciò un breve sguardo indifferente con i suoi occhi da falco. "La mia villa è a Villa Tavica. Più tardi ti manderò indirizzo e codice di accesso. Trasferisciti già stasera."
"...Va bene."
Se dovevano recitare in modo convincente, dovevano essere credibili. E in fondo era da tempo che Arabella desiderava andarsene da casa: questo accordo non la spaventava.
"Domani ti porterò a conoscere mio nonno." La sua voce si fece più cupa: "I medici dicono che gli restano al massimo sei mesi. Dopo, divorzieremo. Nel frattempo, la tua unica responsabilità sarà renderlo felice."
E aggiunse, freddo: "E non farti venire altre idee."
Arabella capì benissimo. Era un avvertimento chiaro: non illudersi di restare per sempre come signora Bartolone.
"Capisco. E… per quanto riguarda mio padre?"
Sebastiano guardò l’orologio. "Farò in modo che qualcuno se ne occupi immediatamente."
"Grazie, signor Bartolone."
Senza altre parole, salì sulla sua Rolls-Royce nera e partì.
Lasciarla lì, subito dopo aver ottenuto il certificato di matrimonio: tipico di un uomo d’affari freddo e calcolatore.
Arabella sospirò e guardò le poche monete rimaste nel portafoglio. Per risparmiare, decise di prendere l’autobus.
Quando arrivò a casa, sentì la voce di sua madre attraverso la porta sottile e mal isolata, ancora prima di entrare.
"Fabiano, non preoccuparti. Vittorio è molto interessato a tua sorella. Troverò il modo di farla sposare con lui. Così avremo i soldi per il tuo matrimonio con Aida e magari anche per una nuova casa."
Vendere la figlia per finanziare il matrimonio del figlio: tipico di sua madre.
Arabella aprì la porta ed entrò. Subito lo sguardo di madre e fratello, seduti sul divano, si posò su di lei.
La madre attaccò senza indugio: "Vittorio è entusiasta di te. So che hai delle riserve, ma è un uomo buono sotto molti aspetti. Sì, è più vecchio, ma è premuroso! E poi non dovrai nemmeno avere altri figli, tu—"
Arabella sgranò gli occhi. Essere matrigna, era forse un onore? La interruppe bruscamente:
"Non so chi lo sposerà, ma di certo non sarò io."
Sua madre sbatté la mano sul tavolo e urlò furiosa: "Arabella, lo sposerai! Sono tua madre e solo io posso decidere chi devi sposare!"
Arabella tirò fuori dalla borsa il certificato di matrimonio e sorrise gelida: "Sono già sposata. La bigamia è illegale, lo sai."
La madre si precipitò verso di lei. "Sposata? Arabella, con chi ti sei sposata…?"
Proprio mentre stava per afferrare il documento, Arabella lo infilò al sicuro nella borsa e gettò il passaporto sul tavolo.
Non aveva alcuna intenzione di rivelarle che aveva sposato l’amministratore delegato del Gruppo Bartolone. Con noncuranza, disse: "Un cameriere in un ristorante. Non volevi che mi sposassi in fretta e me ne andassi di casa? Desiderio esaudito."
"Tu, tu, tu…" Sua madre si strinse il petto, furibonda. "Arabella, mi farai morire!"
Ignorandola, Arabella andò in camera e cominciò a preparare le sue cose.
Qualche minuto dopo, la madre, più calma, la seguì dentro.
"Arabella, non m’importa chi hai sposato. Ma tuo fratello e Aida stanno organizzando il loro matrimonio. Come sorella, devi contribuire!"
"Non ho soldi."
Sua madre le afferrò la mano. "Allora divorzia e sposa Vittorio! Questa famiglia ti ha mantenuto per anni, e tu, come sorella maggiore, devi pensare a tuo fratello!"
Gli occhi di Arabella si fecero gelidi mentre si liberava dalla stretta.
"In tutti questi anni è stato papà a mantenermi. Dopo il suo incidente, ho studiato e lavorato per pagarmi l’università. Quando mai mi hai sostenuta tu?"
Poi rivolse lo sguardo tagliente verso il fratello, appoggiato allo stipite della porta ad assistere alla scena. "E comunque, io non faccio nemmeno parte di questa famiglia. Non ho alcun obbligo verso questo mio cosiddetto fratello."
Arabella, infatti, aveva avuto un incidente d’auto a dodici anni e aveva perso tutti i ricordi.
Era stata adottata da Eliseo Perna, medico dell’ospedale. E negli anni, nonostante vivesse sotto lo stesso tetto, non aveva mai provato un vero legame con la madre o con il fratello. L’unico affetto sincero che avesse conosciuto era quello di suo padre.
