Capitolo 2 È sposata con il suo capo
Arabella rimase sbalordita dalla sua domanda.
Sembrava che non fosse l’unica ad aver osservato la scena; anche Sebastiano l’aveva guardata per tutto il tempo.
Dopo un attimo, annuì rigidamente. Si pentì di essere rimasta a curiosare negli affari personali del suo capo quando sentì di nuovo la sua voce fredda.
"Arabella, che ne dici di sposarmi?"
L’espressione di Arabella si congelò all’istante. Guardò l’uomo davanti a sé, scioccata: "Signor Bartolone, cosa… cosa ha detto?"
Pensò che doveva essersi immaginata tutto.
"Ho detto: sposami", ripeté Sebastiano con impazienza, il bel viso teso e serio. Chiaramente non stava scherzando.
Arabella impiegò qualche istante per raccogliere i suoi pensieri sparsi.
"Signor Bartolone, perché proprio io?"
Con il suo status, anche se non fosse stato interessato alla donna di prima, avrebbe potuto avere qualsiasi donna volesse.
Possibile che Sebastiano avesse nutrito segretamente dei sentimenti per lei in tutti questi anni? Che quell’appuntamento al buio fosse solo una scusa per incontrarla?
Ma no, stava esagerando.
Sebastiano guardò fuori dalla finestra e spiegò con tono gelido: "Mio nonno è molto malato. I medici dicono che gli restano al massimo sei mesi di vita. Il suo più grande desiderio è vedermi sistemato. Gli ho mentito, dicendo che ho una fidanzata e che sto per sposarmi."
Arabella lo ascoltò con attenzione, ma il dubbio rimaneva: perché sceglierla?
Notando la sua confusione, Sebastiano prese la tazza di tè, bevve un sorso e aggiunse: "Lei è un’impiegata del Gruppo Bartolone. È perfetta per il ruolo sotto ogni aspetto."
Arabella capì subito. Si trattava di una finta relazione, di un finto matrimonio, solo per esaudire il desiderio del nonno.
Sebbene Sebastiano fosse eccezionale sotto ogni punto di vista, Arabella sapeva che appartenevano a mondi completamente diversi. Non voleva immischiarsi in una faccenda così complicata e cercò di pensare a un modo educato per rifiutare senza mettere a rischio il suo lavoro.
Ma Sebastiano la spiazzò ancora: "Se mi sposi, coprirò tutte le spese mediche di tuo padre."
Arabella strinse i pugni a quelle parole.
Suo padre aveva avuto un incidente d’auto tre anni prima e da allora era in stato vegetativo. Lei aveva lottato senza sosta per sostenere le spese mediche.
Come faceva Sebastiano a saperlo? Prima che potesse chiederselo, lui aggiunse una proposta ancora più allettante:
"Posso anche organizzare la migliore équipe medica per tuo padre."
La determinazione di Arabella vacillò.
I suoi occhi si illuminarono e, in un attimo, cambiò idea. Anche se si trattava di un matrimonio finto, non le avrebbe portato danni, ma solo benefici.
"Signor Bartolone, affare fatto."
Sebastiano non disse altro. Si limitò a prendere il cappotto e ad alzarsi.
"Vai a casa a prendere il passaporto. Adesso registriamo il matrimonio."
"Adesso?"
Arabella restò scioccata. Ma, vedendo la ferma determinazione nei suoi occhi, annuì rapidamente.
"Va bene."
Sebastiano la accompagnò a casa, in un vecchio quartiere alla periferia della città. Non c’era nessuno, così lei prese in fretta il passaporto e uscì.
Era successo tutto così velocemente.
Quando uscirono dal municipio con il certificato di matrimonio in mano, Arabella si sentì stordita. Guardando l’uomo alto, impeccabile ed elegante al suo fianco…
realizzò di essersi appena sposata con il suo capo.
