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Capitolo 5

Quando passai di fianco al tavolo dei quattro, mi fermai, gli toccai la spalla e gli sussurrai nell’orecchio “D’accordo, chiamami presto!” dissi, quindi mi allontanai senza nemmeno voltarmi.

Passarono due giorni, poi Leonardo si presentò nel mio studio per farsi fotografare.

Aveva telefonato qualche ora prima per sapere se fossi disponibile, ed io prontamente gli avevo detto sì.

Non avevo mai fotografato un corpo come quello, nonostante ne avessi visti molti di fisici strabilianti in tutta la mia carriera lavorativa, ma quello, li superava tutti.

In genere, nel mio lavoro, non ero più incline da tempo a cedere alle emozioni di fronte alle opere che Madre Natura aveva forgiato, forse era assuefazione, abitudine, comunque un bel torace scolpito, due pettorali sodi e bicipiti gonfiati, non sortivano più alcun effetto su di me da molto, molto tempo.

Le mie corde emozionali erano ormai assopite da cotanta magnificenza, anche a causa della monotonia di quei corpi, che erano tutti uguali come se fossero stati copiati in serie, finché successe qualcosa, tutto cominciò catturando il suo sguardo, uno sguardo magnetico, maschio, magnifico!

Dall’obiettivo della mia macchina non vidi veramente il suo corpo, ciò che mi si parò innanzi fu un animale stupendo, con un bisogno intrinseco di esternare, comunicare e condividere, tutta la sua carica erotica.

Invasa da una sensazione di potere catartico mi sembrò di scoprire per la prima volta la bellezza dei muscoli, la linea armoniosa di un corpo, l’ipnotismo imprevisto e inatteso che trasudò dai suoi movimenti, e che mi affascinò al punto da provocarmi spasmi mai provati prima.

Chi era Leonardo? E come riusciva a muoversi in quel modo?

Riflettendo, durante gli scatti, sui bisogni e i desideri dell’essere umano, cominciai a trovare alcune risposte all'interrogativo, iniziando nel riconoscere, in quel maschio di fronte a me, un’abilità innata nel muoversi ad arte.

Non era la solita avidità nel soddisfare i propri bisogni di autostima o narcisismo, nient’affatto, mi parve piuttosto una performance di un uomo che sapeva benissimo come esprimersi e comunicare attraverso sé stesso.

Impiegai un’ora buona per il provino, scattai circa cinquecento foto, quindi esausta, annunciai “Abbiamo finito.”

Leonardo scese dall’impalcatura che avevo allestito per l’occasione, prese i vestiti in mano e disse “Posso farmi una doccia?” “Naturalmente” risposi “il bagno e la seconda porta a destra” aggiunsi.

Sparì dalla mia vista e io mi accasciai sulla poltroncina completamente soddisfatta.

In mano, tenevo la macchina fotografica, come fosse stato un tesoro prezioso.

Ero ancora estasiata per il servizio appena concluso, ma non era solo per quello, dentro di me si era aperta una voragine, che mi aveva provocato un tumulto di emozioni mai provate prima.

Non avrei mai voluto confessare a me stessa una cosa simile, ma dovetti farlo.

Ad ogni scatto mi ero eccitata, ed ero arrivata alla fine dell’ultima fotografia con una voglia di scoparmi quell’uomo, come mai mi era accaduto.

E, mentre chiusi gli occhi per assaporare di nuovo le immagini che occupavano ancora la mia mente, Leonardo comparve, e la sua voce mi arrivò forte e chiara “Bene, adesso devo andare. Mi sono divertito Anna, aspetto di vedere le foto, e nel frattempo ti ho fissato l’appuntamento da me per domani notte. Ecco il mio indirizzo” disse, consegnandomi un biglietto.

“Domani notte?” chiesi, allarmata, lui mi guardò intensamente quindi rispose “Sì. Di giorno sono a pesca. Ho una richiesta molto importante da farti” aggiunse accomodandosi di fianco a me.

“Quale richiesta” dissi con un nodo in gola, “Indossa biancheria intima di pizzo nero, calze velate, tacchi, gonna e camicia, te la senti?” chiese, per un instate mi si spezzò il fiato, ma ormai avrei dovuto stare al gioco, quindi replicai “Non c’è problema.”

Leonardo apprezzò la mia collaborazione, si alzò e disse “A domani” quindi sparì dalla mia vista.

Non dissi nulla, presi solo un bel respiro, pensando che probabilmente avevo fatto un’enorme cazzata ad accettare.

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