Capitolo 6
Il Servizio
Anna passò l’indomani a sviluppare le foto di Leonardo.
Lo sguardo che aveva catturato l’aveva convinta che fosse sulla giusta strada.
Il Brand sarebbe stato efficace e di sicuro impatto, perché la profondità di quegli occhi chiarissimi, dal taglio meraviglioso, avrebbero ipnotizzato chiunque.
Nell’immaginario collettivo maschile, sarebbe emerso il messaggio che ogni uomo che avesse indossato quei boxer, avrebbe avuto lo stesso sguardo, e questo era quello che Anna desiderava comunicare.
La giornata terminò, Anna depositò le foto in cassaforte e non le mostrò nemmeno a Monica, quindi lasciò lo studio.
Arrivò nel suo appartamento col ventre scombussolato.
Mangiò pochissimo, quindi si fece una doccia.
Scelse gli abiti che Leonardo aveva deciso, quindi uscì, salì in auto e si diresse verso l’indirizzo che aveva memorizzato sul navigatore.
Percorse un breve tratto, quindi prese per una strada che si arrampicava sopra ad una collina, proprio dietro a Levanto.
Giunta a destinazione, parcheggiò nell’area sterrata, ubicata di fronte alla casa.
Era più un Casale, con un porticato enorme.
Scese e s’incamminò in direzione del portoncino, bastarono pochi passi, poi pigiò il campanello sulla sua destra.
Qualche secondo e il portoncino scattò, Anna lo spinse ed entrò in una grande sala.
Leonardo era seduto davanti ad un enorme camino, alimentato da un ceppo che crepitava sonoramente, rilasciando un tepore che asciugava dall’umidità del mare, tutta la stanza.
“Ciao Anna, ben arrivata. Vieni, siediti accanto a me” disse.
Anna lo raggiunse senza dire nulla, mentre Leonardo fece scivolare il suo sguardo sul suo corpo, senza nessuna remora.
“Hai una bella tana qui” disse lei, per sciogliere la tensione, “L’ho costruita assieme a mio padre, quando era ancora in vita” rispose “e da anni ci vivo da solo” aggiunse.
“Capisco… “rispose lei, dispiacendosi per la sua perdita, poi affrontò il discorso che più la preoccupava” Allora, ho soddisfatto le tue aspettative?” domandò, riferendosi ai vestiti che aveva indossato, “Sei perfetta, credimi” rispose Leonardo.
Per un istante calò il silenzio, poi Leonardo si alzò, prese due bicchieri e li riempì con un liquore ambrato “Ti prego, bevi con me” disse, porgendole il bicchiere.
“Grazie” disse lei, restando quasi in apnea.
Leonardo si scolò il fresco liquido, quindi prese posto di nuovo di fianco a lei.
“Ora ti svelo quali sono i miei piani” annunciò, Anna non rispose, si limitò ad annuire, sperando di non pentirsi di aver accettato un compromesso di cui ignorava completamente l’entità.
“Io esercito il kinbaku, Anna. È una pratica artistica che ha lo scopo di usare corde per dare alternativamente piacere, dolore, languore e dolcezza. S’ispira all’arte del bondage erotico giapponese, un tipo di arte marziale mescolata ad una forma di tortura” dichiarò con voce calma e suadente, Anna ingoiò la saliva in eccesso, quindi chiese “Perché lo fai?” Leonardo si rilassò, allargò le braccia e disse “E’ la mia forma d’arte. Ogni anno partecipo ad un concorso molto speciale e riservato. Scatto foto artistiche a donne che hanno alcune caratteristiche” disse.
Per un istante Anna si distese, allora non era un pervertito?
“Capisco, ma di quali caratteristiche parli?” chiese lei curiosa, Leonardo sorrise, si avvicinò di più fino ad essere a pochi centimetri dal suo viso “Quelle che voglio scoprire stasera riguardo a te” disse.
La donna sentì un fremito farsi strada nell’addome, poi un prurito strano iniziò a divorarla proprio nel punto in cui le mutandine aderivano al clitoride.
Non era possibile che potesse accadere, cosa diavolo le stava succedendo?
“Cosa… dovrei fare?” chiese quasi balbettando, Leonardo si alzò, le porse la mano, quindi disse “Vieni con me, ora lo scoprirai” rispose.
Anna ubbidì, arpionò la sua mano e lo seguì in direzione dell’ampia scalinata.
Leonardo la guidò fino alla grande porta nel centro del corridoio, l’apri e la invitò ad entrare per prima.
La camera era ampia ed era divisa in due ambienti, nel primo un letto in ferro battuto troneggiava nel centro mentre ai lati due grandi armadi completavano l’arredo. Nel secondo, invece, una serie di strumenti le provocò un sussulto. C’erano travi mobili, ganci appesi al soffitto, e una sorta di croce in legno munita di fibbie in pelle.
Leonardo chiuse la porta con garbo lasciandola, momentaneamente, sola.
Anna guardò le pareti, estasiata dalla serie di fotografie incorniciate in bianco e nero.
Ritraevano per lo più donne legate con fasce di seta, appese a mezz’aria.
Le forme delle legature richiamavano immagini cui Anna tentò di scoprire.
Osservò l’espressione di quei visi, e un turbamento iniziò a divorarla.
Di nuovo quello strano prurito avvolse il suo clitoride, divenne quasi profondo e infuocato.
