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Capitolo 4

(Anna)

Ero esausta. Avevo scattato almeno un centinaio di foto in pochissimo tempo cercando di trovare la posa migliore per i due soggetti che avevo selezionato dal book.

Alla fine, mi ero decisa per un biondo e per un nero corvino, dato che mi era venuta la folle idea di evidenziare i contrasti nei due, in modo da evidenziare i due modelli di boxer che avevo scelto di pubblicizzare di più.

Non ce n’era una che mi aveva regalato qualcosa… che so un’emozione, un impeto, un’eccitazione, niente! Erano solo belle foto, ma erano vuote, prive di spessore, indifferenti agli occhi di chi le guardava!

“Sono stupende!” aveva esordito Monica, quando gliele avevo mostrate; avevo sospirato, dato che sarebbe stato meglio per lei, che avesse continuato in futuro come assistente, visto che per il resto non ci azzeccava quasi nulla.

“Vorrei fotografare Leonardo” dissi tutto d’un tratto, Monica mi guardò stupefatta poi disse “Ma ci pensi ancora?” restai in silenzio, “allora è grave… conoscendoti. Va a cercarlo di nuovo, chissà che non lo convinci” esclamò, con un mezzo sorrisetto sarcastico.

“Non ho voglia di alzarmi di nuovo all’alba” risposi secca, “Guarda che non ce n’è bisogno, so che va a cena da Rocco, lo puoi trovare lì stasera, ci va sempre al martedì!” confessò Monica.

Il mio sguardo fu eloquente, lei non disse nulla, si alzò e mi lasciò sola, come se avessi dovuto prendere la decisione più critica della mia vita.

Impiegai il pomeriggio a creare una sorta di strategia per il Brand, quello che non avrei mai voluto, sarebbe stato perdere tempo con qualcosa di banale, qualcosa che non avrebbe catturato l’interesse nel modo in cui avrei desiderato.

Finalmente arrivò l’idea, andai a casa, mi feci una doccia e indossai qualcosa che avrebbe lasciato Leonardo senza parole.

Il ristorante era carino, il mio tavolo era nell’angolo della sala, rivolto verso il mare, un mare in crescendo, che stava per trasformarsi in un vero e proprio spettacolo.

Ordinai solo un secondo piatto: orata e patate, con un bianco fermo; quindi, iniziai a perlustrare il locale con la speranza di vedere entrare Leonardo da un momento all’altro.

Non c’era molta gente, in fondo questi ristorantini si riempivano solo nel week end, perché durante la settimana erano frequentati per lo più da persone locali, che abitavano nella zona.

Consumai la mia cena pensando di aver fatto un’enorme cazzata e quando ormai ero convinta di andare in bianco, ecco che l’atteso gruppetto di amici varcò la soglia del ristorante.

Erano in quattro. Leonardo era in jeans e maglietta nera, esattamente come lo avrei immaginato.

Si sedettero al centro senza guardarsi minimamente intorno, anzi continuarono a parlottare tra di loro per diversi minuti, poi finalmente il ragazzo si voltò e mi vide.

Non distolsi lo sguardo come una scolaretta beccata a sbirciare il bello della scuola, anzi, alzai la mano e lo salutai calorosamente. Quello che ottenni fu che Leonardo disse qualcosa ai suoi tre amici, si alzò e mi raggiunse in pochi secondi.

“Buonasera Anna, è qui per caso oppure…. “disse, “Oppure. Ti prego diamoci del tu” replicai, zittendolo.

Ottenni un meraviglioso sorriso, così passai all’attacco “Sono venuta a cercarti. Ho una proposta da farti e vorrei che ci pensassi seriamente” dissi, Leo si accomodò di fianco a me, quindi rispose “Sentiamo.”

“Solo dieci foto, cinque con i nuovi boxer che entreranno in vendita tra un mese, due con una maglia fatta di un nuovo cotone, e le altre tre con uno slip che vorremmo lanciare. Se le immagini non ti piacciono e non ti soddisfano, le distruggo, ti pago una cena e ti prometto che continuerò a comprare il tuo pesce per il resto dell’anno. In caso contrario dovremmo concordare un ingaggio. Per il tempo decidi tu quando e dove, nei ritagli, di giorno, di notte, insomma… quando vuoi! Dimmi cosa ne pensi.”

Restò in silenzio per qualche secondo, poi disse “Interessante. Se ho capito bene, decido io quando, giusto?” “Esattamente” dissi seria, mi guardò in un modo indecifrabile, quindi aggiunse “Ho una condizione.” “Quale?” chiesi trepidante “Uno scambio di ruoli, tu mi fotografi, poi tocca a me” disse.

Iniziai a pensare che volesse ritrarmi appesa alle sue corde, legata e imbavagliata, alla sua mercé, come fossi stata una sorta di opera d’arte, e la voce non mi uscì.

Leonardo attese ancora qualche secondo, poi rincalzò “Allora? Affare fatto?” “Non capisco, perché vorresti fotografarmi…” chiesi titubante, lui prese un bel respiro poi disse “Non sono tenuto a giustificarmi, o accetti o non accetti, questa è la mia condizione.”

“Ho il diritto di sapere il motivo, io il mio te l’ho detto, qual è il tuo?” replicai decisa, “Mi spiace Anna, non possiamo accordarci allora. È stato bello vederti, ti auguro una buona serata” concluse alzandosi.

Lo lasciai andare, lo vidi sedersi di nuovo con i suoi amici, mentre una rabbia iniziò a montare. Avrei dovuto ripiegare su qualche altro modello, ma il mio Brand non avrebbe potuto riscuotere il successo che avrei desiderato per questa nuova linea, perché nessuno dei modelli avrebbe potuto rappresentare ciò che Leonardo avrebbe trasmesso con quelle foto.

Finii di cenare, mi alzai e pagai il conto.

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