Capitolo 6
I posti a noi assegnati erano dislocati a debita distanza, giusto per mandarci un messaggio forte e chiaro.
Qui non si barava.
Notai tre uomini pronti a ricevere indicazioni dalla stessa persona che ci aveva seguito per tutto giorno. La donna non mostrava più la freschezza di stamane, due occhiaie avevano fatto la loro comparsa, mentre il trucco che le aveva abbellito i lineamenti era divenuto, ormai, un lontano ricordo.
Mi assegnarono il posto e prima di cominciare a distribuire gli ultimi test, uno di quegli uomini si fece avanti e parlò
“Il mio nome è Tomas Kendall. Faccio parte dello staff di Mr. Forrester da più di dieci anni e quello che devo dirvi è molto significativo. In mezzo a voi, proprio in questo momento, c’è il vincitore del Seven Days. Mettetecela tutta e che vinca il migliore!”
Ci alzammo in piedi e accompagnammo la sua uscita di scena con un applauso, poi tutto ebbe inizio.
Sentivo l’adrenalina scorrere dentro, mai come ora avevo tanto agognato un successo, un successo che se mi avesse raggiunto, avrebbe cambiato per sempre la mia vita.
Espletai la prova concentrato, senza permettere ai miei pensieri di distrarmi nemmeno per un attimo, qui non ci sarebbero stati punteggi ma solo una mera valutazione di merito.
Fui il sesto a consegnare e non appena uscii dalla sala mi venne indicato il luogo dove avrei dovuto attendere.
Ognuno era stato messo in una stanza differente, isolata, pertanto ero rimasto solo con me stesso, un cattivo compagno agitato che non faceva altro che perforarmi le meningi con i suoi pensieri negativi.
Passò un lasso di tempo indefinito, poi fui richiamato nella sala delle prove.
Eravamo tutti lì, il silenzio regnava sovrano, solo i nostri sospiri si udivano, e sembravano scandire il tempo con i loro ritmi disparati.
Finalmente la ragazza parlò per dare il verdetto finale.
“I vincitori sono Joseph Gail e Ben Arper, congratulazioni!”
Un macigno si scaraventò sul mio sterno, mi tolse il respiro e mi costrinse ad accasciarmi sulla sedia.
Non udii più nulla, il vociare degli altri e l’esultanza dei due vincitori divennero suoni storpiati, ovattati, come se li avessi percepiti in lontananza.
Una morsa potente mi attanagliò la gola costringendomi a spalancare la bocca, il rantolo che ne uscì, incontrollato e rauco, mi costrinse a voltarmi verso il muro.
Avevo, di nuovo, fallito.
Fu come se tutta la mia esistenza mi passasse davanti in un lampo, tutti i sacrifici, gli insuccessi, gli scontri, sopportati per emergere da questa merda, non fossero serviti a nulla.
E tutti i problemi che si annidavano ancora nella mia mente, ora mi parevano montagne invalicabili, pronte a respingermi, a scaraventarmi in un baratro privo di fondo.
E mentre trovai una forza sconosciuta che mi permise di alzarmi e far ritorno alla mia squallida vita, un caos inatteso di voci e suoni catturò la mia attenzione. Quello che vidi non fui certo di vederlo, o meglio, il mio cervello registrò la scena che si stava consumando a pochi metri da me, come se stessi filmando fotogramma per fotogramma.
Vidi Ben Arper accasciarsi a terra come se il suo corpo non avesse più nervo.
Spostai la visuale in direzione della donna e notai che si stava dirigendo verso di me.
“Luke Bouer?” disse con uno strano tono, la guardai senza dire niente, lei si fece coraggio e parlò, “C’è stato un errore nella valutazione, il secondo vincitore è lei. Mi dispiace per l’accaduto ma si deve muovere!”
Al pari del macigno che poco prima aveva schiacciato il mio sterno, una scarica di adrenalina salì impetuosa nel mio corpo, raggiunse il cervello e mi costrinse ad urlare dalla gioia.
Nel giro di pochi minuti ero passato dall’angoscia e dalla disperazione più assoluta ad una gioia incontenibile, simile ad una felicità mai provata, mai conosciuta.
Mi alzai trafelato e per un battito di ciglia il mio sguardo cadde su Ben Arper ancora svenuto per lo choc subìto; nonostante tentassero di rianimarlo sembrava morto, ucciso da una delusione tanto amara da annidarsi nel suo cervello per sempre, divenendo indelebile.
C’ero stato io al suo posto un attimo prima, e poco ci era mancato che facessi la stessa fine, ma ora una nuova forza andava espandendosi in tutto il mio essere, era un’energia strana di cui non conoscevo nulla, avvertii solo la sua potenza, una potenza che non credevo di avere.
