Cap. 6 Lacrime
Mentre parlavano un uomo apparve sull'uscio.
" Oh, si è svegliato!" esordì lo sconosciuto.
" Sun! Vieni entra figlio mio ti voglio presentare a questo caro ragazzo" esclamò la donna.
" Figliolo questo è mio figlio Sun, Sun questo è Korn. Finalmente si sta riprendendo. Figliolo lui mi ha aiutato a trasportarti in questa stanza e ad occuparmi di te "
" Oh ...grazie " disse Tim arrossendo, probabilmente era stato lui a cambiargli i vestiti pensò guardando il pigiama che indossava un quel momento.
Tim era sempre stato molto pudico e riservato riguardo il suo corpo.
Quando alzò lo sguardo vide che Sun lo stava guardando in modo strano, ma fu solo un attimo, forse aveva visto male.
" Korn mi fa piacere che le tue ferite stiano guarendo. Se hai bisogno di qualsiasi cosa puoi contare su di me" disse l'uomo che dimostrava non più di trent'anni e che era abbastanza piacente.
" Mio figlio si occupa di sbrigare le faccende esterne di questa tenuta" chiarì la donna.
" Ah.. ok. Io non so come dovrei chiamarti invece..." disse Tim.
" Io sono Renu, ma tu puoi chiamarmi zia se ti fa piacere figliolo"
" Oh grazie, lo farò" disse Tim sorridendo. Non aveva mai avuto cure materne e le attenzioni di questa donna gli scaldavano il cuore.
" Prendi le medicine adesso e riposa. Devi riprendere le forze in fretta se vuoi affrontare quel disgraziato di Liang, anche se è buono ha un pessimo carattere quel ragazzo" disse la donna alzandosi e portando via il vassoio.
Tim la vide uscire mentre si chiedeva come poteva continuare a dire che Liang non era una persona spietata, poi si rese conto che Sun era ancora lì.
" Oh Sun, mi devi dire qualcosa?" cose Tim vedendo che lo guardava in silenzio.
" No no, anzi scusa se ti guardavo in silenzio, solo che mi dispiace vedere come ti hanno ridotto. Mia madre continua a dire che Liang è buono ma non si rende conto che non è più il bambino che ha cresciuto" disse amaramente.
" Sono ridotto così male!?" esclamò Tim portandosi le mani sul viso.
" Non ti preoccupare, non rimarrà nulla, solo qualche segno invisibile. Conosco mia madre e il potere dei suoi unguenti..." rispose Sun e gli sorrise dolcemente.
" Ora vado, se hai bisogno di qualcosa chiamami"
" Grazie, sei davvero gentile..." disse Tim arrossendo lievemente, non si era mai abituato alla gentilezza che mostrava la gente nei suoi confronti, probabilmente era legata al fatto di aver perso la mamma presto e aver vissuto in povertà la sua infanzia.
Ancora una volta Sun lo fissò in maniera strana, Tim se ne accorse e lo guardò con sguardo confuso, a quel punto l'uomo si riscosse.
" Scusami se ti fisso ogni tanto, solo che ho notato che arrossisci alle volte e ... lo trovo molto carino" detto questo gli fece un cenno di saluto e andò via, lasciando Tim confuso e imbarazzato.
Lui aveva già ricevuto qualche attenzione maschile in passato, ma rimaneva sempre imbarazzato al riguardo, era così carino ed elegante che aveva attirato corteggiatori oltre che corteggiatrici durante quelle infinite serate a cui Korn lo costringeva a partecipare, ma finora non aveva mai avuto alcun interesse a voler andare oltre; alle volte Tim si chiedeva se fosse possibile per un uomo essere asessuato, perché lui non aveva mai provato grande interesse per il sesso.
Comunque sia adesso si trovava in una situazione troppo difficile per poterci pensare, ora doveva raccogliere tutte le sue forze e la sua determinazione per poter sopravvivere a quell'inferno fino a che qualcuno non lo avrebbe salvato...
Salvato... ma c'era qualcuno che lo stava cercando? Probabilmente Korn aveva già pregato di padre di andarlo a salvare, se era stato messo a conoscenza di ciò che era successo quella notte in cui lo aveva lasciato in macchina, ma il signor Attapan lo avrebbe fatto? Tim non ne era sicuro.
Era assorto in quei pensieri da troppo tempo quando si decise a dare un'occhiata alla stanza: era piccola, con un armadio, un letto e un comodino; c'era anche una finestra che però era chiusa all'esterno con delle grate di ferro e decise di dare un occhiata fuori.
Dava su quello che era il retro della tenuta ed era al piano terra, c'era un grande cortile che Tim riconobbe come quello dove era stato fatto spogliare il primo giorno (a quel pensiero gli giravano ancora le budella dalla rabbia), oltre le mura del cortile c'era una foresta lussureggiante.
Chissà in quale parte del paese si trovavano, anche se fosse riuscito a scappare, sarebbe stato capace di uscire dal fitto e intricato suolo di quella foresta? Tim decise che se ne avesse avuto l'occasione sarebbe scappato, non importava se non ce l'avesse fatta, doveva fare un tentativo, tutto era meglio rispetto all'idea di rimanere ancora lì.
Si allontanò dalla finestra e per un attimo vide il riflesso del suo volto sul vetro: si spaventò.
Il suo volto era pieno di cerotti, il suo labbro era tagliato e l'occhio, sebbene più sgonfio era terribilmente nero.
Aprì la camicia del pigiama e vide graffi e lividi su tutto il torace, inoltre era terribilmente magro e pallido e quella vista in qualche modo lo colpì così tanto che ne fu sopraffatto.
Due enormi lacrime gli scesero sulle guance finendo per cadere sul pavimento e poi scoppiò in singhiozzi coprendosi il volto con le mani. Non si rese conto che qualcuno da un angolo nascosto del cortile aveva osservato tutto.
