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Scambio d'identità

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Chaos
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Riepilogo

Tim aveva amato come un fratello Korn, il figlio del suo padrone, sin dal momento in cui suo padre era stato assunto come autista dal padre di Korn e lo aveva portato con sé a vivere in quella grande tenuta quando era poco più che un ragazzino. Quando una volta cresciuto, i loro nemici avevano invaso la tenuta con l'intento di rapire Korn, non aveva esitato a prenderne il posto, finendo nelle mani del più giovane e spietato boss della Thailandia.

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Cap. 1 Si, è mio figlio!

Erano le due di notte quando Tim e Korn varcarono i cancelli della grande tenuta del boss Attapan, padre di Korn, e dove era cresciuto e vissuto negli ultimi dieci anni.

Posteggiò l'auto e si voltò verso il sedile posteriore dove Korn stava dormendo, devastato dall'alcool che aveva ingerito durante uno di quei party dove amava andare quasi ogni sera.

Il suo sguardo si oscurò nel vederlo completamente esanime e la rabbia che aveva tenuto a freno fino a quel momento esplose facendogli prendere a pugni il volante.

Andava avanti così da molto tempo, ogni sera era costretto a vederlo ubriacarsi e portarsi a letto qualunque uomo gli capitasse a tiro.

Infatti Korn era apertamente gay, ma non era questo il problema per Tim, quello che lo faceva soffrire era l'amore fraterno che provava per quel ragazzo sin dal primo momento che lo aveva incontrato in quel giardino dietro casa, dove lui e suo padre vivevano sin da quando lui era diventato l'autista del signor Attapan.

Tim aveva tredici anni all'epoca e aveva sempre vissuto col padre sin da quando la madre era morta quando lui aveva tre anni.

Dopo tanti lavori saltuari, finalmente suo padre aveva trovato questo lavoro che gli dava vitto e alloggio e una paga dignitosa, permettendogli finalmente di far studiare il figlio in una scuola vera.

Lui e Korn avevano fatto amicizia all'istante per via del carattere allegro e solare di Korn e nonostante il signor Attapan fosse un uomo freddo e brutale, aveva permesso ai due ragazzi di crescere insieme e ciò li aveva fatti diventare come due fratelli.

In realtà la gente li scambiava spesso per fratelli. La loro corporatura era molto simile, taglio di capelli simile e se non li si guardava in viso, molto spesso li si poteva scambiare.

Tim era stato felice di poter crescere accanto alla persona che amava di più al mondo dopo suo padre, Korn era per lui il fratello che non aveva mai avuto, colui che lo aveva sempre trattato da suo pari e gli aveva permesso di studiare in una delle scuole e poi nell'Università più prestigiose della Thailandia.

Nonostante il signor Attapan non vedesse di buon occhio quest'amicizia, non aveva mai impedito a suo figlio di frequentarlo o di comprargli regali e capi firmati e tenerselo accanto in ogni momento della sua vita.

A Tim in realtà non importava dei regali, ma gli sarebbe sempre stato grato degli studi che gli aveva permesso di terminare, soprattutto dopo che suo padre si era ammalato e poi morto dopo pochi anni, lasciandolo completamente solo al mondo.

Tim era devastato dalla perdita del padre ed era convinto che avrebbe dovuto trovarsi un posto dove vivere ma Korn aveva supplicato il padre di farlo restare e grazie a lui adesso poteva dire di avere un futuro, infatti con i voti con cui si era laureato, poteva permettersi di essere scelto da qualsiasi azienda, solo che il motivo per cui stava temporeggiando era che non voleva lasciare Korn, che al contrario suo non si era ancora laureato nonostante fosse maggiore d'età di un anno e passava le serate all'insegna del divertimento.

Per questo in quel momento, guardandolo disteso su quel sedile, con i vestiti sporchi di vomito, decise che lo avrebbe lasciato lì a smaltire la sbornia.

L'indomani mattina avrebbe avuto il mal di schiena oltre che un gran mal di testa, ma magari avrebbe imparato la lezione.

Così scese dall'auto e si avviò verso il portone principale per raggiungere la stanza della villa che occupava da solo, sin da quando suo padre era morto.

In cambio faceva da autista e guardia del corpo a Korn anche se non aveva un fisico possente era bravo a capire le situazioni e con le arti marziali e più di una volta lo aveva salvato da situazioni che gli stavano sfuggendo di mano a causa del suo caratteraccio quando beveva.

Il signor Attapan alla fine aveva capito che aveva fatto un'ottima scelta a lasciarglielo accanto, quantomeno evitava che il figlio finisse nei guai.

Varcò il grande portone e vide che l'androne era avvolto nella penombra.

* strano, di solito c'è sempre qualche lampada accesa* pensò mentre cercava di accendere la torcia del suo cellulare nel timore di svegliare qualcuno.

Ma non fece in tempo ad accenderla che delle mani lo afferrarono fortemente facendogli cadere il telefono per terra e venne trascinato verso il grande salone della villa e gettato con violenza a terra una volta entrati nella stanza.

Tim era confuso e spaventato e stava cercando di capire cosa stesse succedendo quando sentì la voce profonda di un uomo che chiedeva:

" È lui tuo figlio?"

Tim si guardò attorno e finalmente si rese conto di ciò che stava succedendo: la villa era stata presa d'assedio e tutto il personale e il signor Attapan erano stati riuniti nella grande sala, costretti all'immobilità da fucili puntati alle loro tempie.

L'uomo che aveva parlato era altissimo e gigantesco ed era colui che teneva di mira il signor Attapan, sembrava essere il capo di quei venti uomini vestiti di nero che avevano invaso la villa.

Tim lo guardò negli occhi e vide che lo stava fissando.

Un brivido gli corse lungo la schiena perché non aveva mai visto nessuno con uno sguardo più acuto e spietato di quell'uomo e la sua gola sembrò come seccarsi non permettendogli di emettere alcun suono.

Il signor Attapan non aveva ancora risposto alla sua domanda e Tim, che lo conosceva bene, capì dal suo sguardo che stava analizzando la situazione prima di fare una mossa.

" Ho fatto una domanda..." lo sollecitò l'uomo allora e il suo tono era terribilmente calmo.

Il signor Attapan allora guardò negli occhi Tim e con uno sguardo penetrante rispose:

" Si, è lui. È mio figlio Korn..."