Cap. 5 Incosciente
Liang si fermò davanti a Tim e lo guardò fisso in volto.
Come sempre il suo sguardo fu catturato dai suoi occhi neri come la notte ma che trasmettevano tutto il fuoco che bruciava dentro di lui, era un misto di rabbia e frustrazione ma c'era anche una risolutezza che non si aspettava da un ragazzino come lui.
Il suo sguardo si abbassò sul suo corpo che nascosto da quei brutti vestiti sembrava sottile ma lui aveva già potuto osservare che nudo non era affatto gracile, poi gli guardò le mani.
Si abbassò e gliene prese una, Tim sobbalzò per l'improvviso gesto cercando di ritirarla ma lui gli strinse il polso in una morsa e non riuscì a liberarsi. Liang vide che le condizioni delle sue mani, una volta curate e delicate, adesso erano pessime, con piaghe dolorose e calli e si chiese cosa lo spingesse a sopportare così tanto quando poteva vendere il suo corpo a ricchi esponenti dell'alto ceto thailandese che lo avrebbero ricoperto di regali e non avrebbe mai dovuto pulire un pavimento in vita sua. Le informazioni su di lui non mentivano, era una puttana, anche se non lo faceva per soldi ma solo per il piacere di essere scopato, quindi perché adesso faceva il difficile preferendo essere umiliato e costretto a fare i lavori più pesanti?
" Ancora non hai cambiato idea? Sappi che le nostre puttane se la passano molto bene" disse lasciandogli andare la mano.
Il ragazzo rispose inaspettatamente con uno sputo che lo raggiunse in pieno volto e un fuoco di rabbia gli si appiccò dentro.
Si asciugò senza fare una piega ma ogni uomo lì dentro sapeva quanto fosse spacciato quel ragazzino.
Subito dopo fece cenno a due uomini di avvicinarsi.
" Picchiatelo" disse con una voce che avrebbe messo paura anche al diavolo in persona.
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Tim si svegliò a causa del dolore, qualcuno stava disinfettando le sue ferite, evidentemente era svenuto mentre quei due lo picchiano come un sacco e tutto ciò che si ricordava era che mentre lo facevano, quell'essere spietato lo guardava privo di una qualsiasi espressione.
Cercò di socchiudere gli occhi ma uno era talmente gonfio che non si apriva.
" Ti sei svegliato finalmente figlio mio"
Tim mise a fuoco con l'unico occhio che riuscì ad aprire e vide che colei che aveva parlato era una donna anziana con i capelli raccolti in una crocchia sulla nuca, era vestiva semplicemente quindi Tim suppose facesse parte della servitù della villa.
Cercò di muoversi ma ogni movimento gli recava sofferenza.
" Non ti muovere figliolo, sei conciato male e sei anche molto debole visto come hai passato gli ultimi giorni a fare lo schiavo per quelle vipere che si spacciano per cameriere qui.
Ti sta salendo la febbre quindi non appena finisco con le tue ferite penserò a farti spostare di stanza e a lavarti"
Tim sobbalzò leggermente.
" Ma lui..." gracchiò con una voce che non sembrava neanche la sua, ma non riuscì a continuare.
" Chi... Liang? Non ti preoccupare per lui, sistemerò tutto io. Sembra una persona cattiva ma non lo è "
Tim rimase sbalordito da quelle parole, l'uomo che aveva visto era veramente spietato, nessun dubbio su questo ma chi era quella donna per poter parlare a quel modo? Non aveva l'aria di una persona ricca ma sicuramente doveva avere una posizione elevata in quella casa se poteva permettersi di quell'uomo come se lo conoscesse bene e potesse decidere di spostarlo di stanza di sua iniziativa.
Comunque sia la donna fece quanto detto, gli disinfettò le ferite e gliele coprì con dell'unguento che gli spiegò serviva ad accelerare la cicatrizzazione e a non fare rimanere le cicatrici e poi chiamò un uomo che non aveva mai visto che lo prese di peso e lo portò in una stanza semplice ma pulita.
Adesso Tim aveva la febbre molto alta e non si rese affatto conto che veniva spogliato e lavato, solo in qualche momento di semilucidità riusciva a percepire qualcosa.
Non si accorse di essere caduto in uno stato di incoscienza e di sogni assurdi, addirittura ad un certo punto gli sembrò che la vecchia stesse alzando la voce con Liang, ma Tim si disse che non poteva essere vero e che doveva avere le allucinazioni, dopodiché perse conoscenza nuovamente.
Passò le ore successive in questo stato tra sogni e allucinazioni fin quando non ebbe la sensazione che qualcuno fosse in piedi accanto al suo letto e lo stesse osservando ma la febbre era ancora troppo alta e non riuscì ad aprire gli occhi ricadendo immediatamente in uno stato di incoscienza, ogni tanto sentiva che qualcuno gli passava un panno umido addosso e gli cambiava l'asciugamano freddo sulla fronte e poi di nuovo il silenzio.
Quando si svegliò non sapeva affatto quanto tempo era passato, si sentiva finalmente più fresco ma molto debole, ancora dolorante e con la bocca asciutta e labbra disidratate.
Guardandosi attorno vide che c'era un bicchiere sul comodino accanto al letto e con molta lentezza lo prese e ne bevve qualche sorso.
" Sei finalmente sveglio figliolo!" sentì a quel punto Tim e vide che dalla porta stava entrando la donna che lo aveva curato reggendo un vassoio tra le mani.
Le sorrise debolmente mentre lei gli si sedeva accanto aggiunstandosi sulle ginocchia il vassoio con una ciotola fumante sopra.
" È ora che tu metta qualcosa nello stomaco se vuoi riprenderti" e gli porse un cucchiaio pieno di porridge che prima aveva sapientemente soffiato per raffreddarlo.
" Mmmm" seppe solo mormorare Tim mentre l'assaporava dato non metteva del cibo decente nello stomaco da giorni.
La donna ridacchiò.
" Sono contenta che hai appetito. Ti riprenderai presto, anche il tuo occhio si è sgonfiato"
" Quanto tempo è passato?" chiese allora TIM con voce ancora molto rauca.
" Due giorni mio caro"
" Così tanto?"
" Hai avuto la febbre molto alta e se non fosse passata Liang ti avrebbe spedito in ospedale"
" Che?"
" Di che ti stupisci? Te l'ho detto che Liang non è cattivo "
" Ma tu chi sei, per caso sei sua madre ?" si azzardò a chiedere Tim timidamente ma lei ridacchiò.
" No mio caro, sua madre è morta, però sono quella che l'ha cresciuto, la sua tata"
Tim allora si ricordò della sera in cui era stato rapito e delle parole che Liang aveva pronunciato davanti al signor Attapan riguardo alla madre e al fatto che lui fosse il responsabile della sua morte, non c'era dubbio che lo odiasse profondamente e che odiasse anche lui visto che lo credeva figlio suo.
