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Cap. 3 La scelta

Tim fu spinto al centro di questo cortile e fatto inginocchiare davanti a quell'uomo che era evidentemente il capo, con quei trenta uomini disposti in fila dietro di lui.

Tim alzò lo sguardo e lo fissò con sguardo fiero, senza lasciare trasparire la paura che in quel momento gli attanagliava le viscere.

Lo vide scendere da lassù con la regalità e l'aggressività silenziosa di una tigre e mentre si avvicinava a lui non poté fare a meno di osservarne la figura possente avvolta in un paio di pantaloni neri e una semplice maglietta bianca che gli metteva in risalto gli enormi bicipiti.

Vide che lo osservava con quei suoi occhi freddi e acuti e Tim si prese il tempo per studiarlo a sua volta: era alto ben oltre il metro e novanta, il suo volto era ben rasato e dalla mascella volitiva, i capelli erano lunghi sul collo e pettinati all'indietro in maniera ordinata, bocca e naso erano dal taglio duro e mascolino ma quello che possedeva di davvero impressionante erano gli occhi nocciola con piccole pagliuzze dorate e a mandorla che sembravano poter incenerire le persone con uno sguardo.

Tim poteva capire bene perché era il capo lì, ogni suo movimento trasudava forza e risolutezza.

Lo vide fare un cenno ai suoi uomini e in un secondo lo alzarono in piedi tenendolo per le braccia.

L'uomo/tigre (così lo battezzò Tim in quel momento) si posizionò davanti a lui e lo osservò dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli facendolo sentire piccolo in confronto alla sua mole.

" Korn... giusto?" parlò.

Tim per un attimo si trovò spiazzato nell'essere chiamato così ma poi si ricordò che doveva fingere bene se non voleva che suo fratello fosse messo in pericolo. In quell' attimo di esitazione non rispose ma rimase semplicemente zitto a fissarlo.

" Non rispondi? " lo sollecitò l'uomo con uno sguardo crudele.

" Certo che sono Korn!" rispose lui dopo qualche secondo e dalla sua voce non traspariva alcuna esitazione.

" Bene, mi presento... io sono Liang, il padrone della tua vita da questo momento in avanti"

Tim spalancò lo sguardo, aveva sentito parlare di quel nome e seppe immediatamente di essere spacciato: Liang era conosciuto per essere uno dei boss più giovani ma allo stesso tempo più crudeli di tutta la Thailandia.

" Mmmm vedo dalla tua reazione che sai chi sono io" disse con un sorriso beffardo che in un attimo mutò in un ghigno " allora non c'è bisogno che ti spieghi quanto sei fottuto" gli bisbigliò all'orecchio facendolo tremare fin giù alle ginocchia.

" Anche la tua fama ti precede ..." disse squadrandolo dalla testa ai piedi.

Tim si chiede a cosa si riferisse, Korn non era un gangster, nonostante fosse il figlio di un boss tutto quello che faceva era ubriacarsi e divertirsi, non aveva mai minimamente pensato di eseguire le orme del padre e il signor Attapan dal suo canto non lo aveva mai costretto a seguirlo, ma il suo dubbio fu ben presto chiarito.

L'uomo/tigre gli girò attorno mentre parlava a voce alta per farsi sentire dai suoi uomini.

" Quello che intendo è che so che sei una puttana"

Il modo in cui pronunciò l'ultima parola fece trasparire tutto il disprezzo che provava per lui e Tim ebbe un brutto presentimento.

* Merda! Korn in che diavolo di situazione mi hai messo?* si disse Tim vergognandosi di essere visto come un realtà non era affatto.

" Oggi prenderai una decisione..." continuò l'uomo fermandosi di nuovo davanti a lui.

" La tua scelta oggi è quella di entrare nel nostro giro di prostituzione, con pasti, vestiti e cure mediche di ottimo livello oppure...." fece una piccola pausa mentre stringeva impercettibilmente gli occhi come sicuro della scelta che avrebbe fatto Tim ma lui era atterrito dalla piega che la sua vita stava prendendo.

Lui un prostituto? Non riusciva neanche a pensare di essere toccato da estranei, figuriamoci farci sesso, essere usato come un burattino per soddisfare i bisogni di qualche pervertito, lui che era un tipo di natura riservata e che era arrivato alla soglia dei suoi ventitré anni senza nessuna esperienza.

Non che fosse completamente all'oscuro, aveva visto più volte Korn in atteggiamenti osceni quelle volte che suo padre gli aveva ordinato di riportarlo subito a casa ed era stato costretto ad interromperne il divertimento e forse proprio per questo Tim era l'opposto, non provava alcun interesse nei fugaci momenti di piacere raccolti con qualche sconosciuta o sconosciuto, lui stava aspettando l'amore vero, immaginava una moglie e due bambini e una vita totalmente ordinaria, non avrebbe mai superato il trauma di essere buttato in uno di quei casini, anche se di lusso.

Fu con immensa ansia che aspettò le parole successive di Liang.

"...oppure sarai l'ultimo servo di questa magione e farai le cose più umilianti, compreso lavare i bagni e tutto ciò che non hai mai dovuto fare nella tua intera vita "

Finí la frase con un ghigno di soddisfazione e attese la sua risposta.

" Non venderò mai il mio corpo!" disse senza esitare un momento e sputò ai suoi piedi mancandolo di pochi centimetri.

L'espressione di Liang si fece glaciale.

Quando Liang aveva deciso di portare con sé il figlio del suo più grande nemico, colui che era stato la causa della rovina della vita sua, tutto ciò che aveva in mente era umiliare il grande boss Attapan, non aveva affatto intenzione di ucciderlo o prenderne il posto, lui era già conosciuto e ricco abbastanza da fregarsene di appropriarsi di altre terre o di ottenere altro potere, quello che voleva era la vendetta e per lui significava che quell' uomo doveva soffrire a lungo ed essere umiliato talmente tanto da dover perdere la faccia. E quale umiliazione più grave ci poteva essere di quella di vedere il proprio unico figlio diventare ufficialmente una puttana?

Doveva essere una cosa facile, il ragazzo era già conosciuto per essere molto generoso nel darlo via, cosa sarebbe cambiato per lui se ne avesse fatto un mestiere?

Ma quella risposta non se l'aspettava.

Lo guardò veramente per la prima volta da quando lo aveva rapito la notte prima, non che non avesse già annotato ogni particolare, solo che adesso aveva catturato il suo interesse e nel suo caso non era necessariamente una cosa positiva.

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