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Cap. 2 Rapito

" Si, è lui. È mio figlio Korn..."

L'uomo pronunciò quelle parole guardandolo dritto negli occhi come a intimargli di non contraddirlo.

Tim capì immediatamente.

Nella sua mente si formò l'immagine di Korn che inconsapevole dormiva ubriaco nel sedile posteriore della sua auto, questa volta forse l'alcool gli aveva salvato la vita, lasciarlo lì era stata la scelta giusta, non poteva pensare che se fosse stato lì in quel momento lo avrebbero preso e riconosciuto come colui che cercavano.

Il signor Attapan gli stava silenziosamente chiedendo di sacrificarsi e sebbene non sapesse che sorte lo aspettava Tim lo avrebbe fatto.

Non poteva permettere che Korn fosse in pericolo, in tutti quegli anni erano stati insieme fianco a fianco e se lui non era rimasto solo e senza un tetto dove ripararsi lo doveva solamente a Korn e a suo padre.

Ora a quanto pare era arrivato il momento di ripagarli e il signor Attapan gli stava mostrando il conto.

A quell'affermazione l'uomo imponente abbassò il fucile e si avvicinò a Tim.

Lui era inginocchiato a terra con le braccia bloccate dietro la schiena e l'uomo si accovacciò accanto a lui fissandolo in volto, poi alzò la mano e gli afferrò i capelli facendolo voltare verso la luce delle lampade.

Tim lo guardò stringendo le labbra per il dolore che quella strattonata ai capelli gli aveva procurato ma dai suoi occhi non trapelò altro che rabbia e indignazione.

L'uomo rise.

" Tuo figlio è un tipo spavaldo, guarda che occhi indignati" ma poi il suo viso si fece serio in un istante e lo schiaffeggiò.

Lo tirò ancora una volta per i capelli avvicinando il suo volto al suo talmente tanto che Tim ne sentì il fiato caldo sulla sua faccia.

" Farai bene a perdere quel tuo stupido orgoglio, perché da oggi non sarai più il figlio del boss Attapan... ma sarai il mio schiavo" disse con voce che era poco più che un bisbiglio.

A quelle parole un brivido di paura corse lungo tutta la sua schiena: che fine avrebbe fatto ? Cosa lo aspettava da ora in avanti?

Queste domande gli affollavano la mente mentre l'uomo si alzava e si voltava nuovamente verso il più anziano.

" Da oggi scoprirai il dolore di un uomo che non sa le pene che sta passando il proprio unico figlio"

" Lascialo fuori, lui è innocente!" disse il signor Attapan e Tim non seppe se quelle parole erano dettate da uno sprazzo di senso di colpa o era solo per mantenere la messa in scena.

" Innocente?" l'uomo rise " da quel che so lui è tutto tranne che innocente... La persona veramente innocente era mia madre e tu l'hai uccisa!"

A quelle parole che sembrarono come una frustata calò il silenzio e ogni uomo presente in quella sala abbassò lo sguardo.

" Portatelo via!" tuonò e in un attimo Tim si ritrovò legato e incappucciato e trascinato via senza alcun riguardo.

****

Erano passate quelle che credeva ore da quando era stato gettato dentro il bagagliaio di automobile.

Dopo molto tempo finalmente sentì l'auto rallentare, era ancora incappucciato e dentro il bagagliaio e non aveva potuto capire dove fossero, sentì solo che erano arrivati nel momento in cui l'auto si fermò.

Subito dopo venne trascinato giù dalla macchina e caricato su un paio di spalle come un sacco di patate.

Solo quando fu sbattuto a terra gli levarono il cappuccio che portava e dopo qualche secondo riuscì a mettere a fuoco.

Vide che si trovava in una stanzetta buia e senza mobili, c'era solo una coperta buttata per terra, un wc e un lavandino in un angolo e l'unica luce che c'era entrava da una stretta finestra con le grate all'esterno.

Fu lasciato solo ma aveva ancora le mani legate dietro la schiena e sentì la porta che veniva bloccata dall'esterno.

Non c'era speranza che potesse fuggire da lì.

Tim fu preso dallo sconforto e mentre si chiedeva cosa ne sarebbe stato di lui lacrime salate gli scendevano lungo le guance: sebbene la sua vita non era stata facile sin dalla sua prima infanzia, non avrebbe mai pensato di finire un giorno a quel modo.

Alla fine la stanchezza ebbe il sopravvento e si addormentò lì per terra sognando di suo padre e di sua madre, che ricordava appena.

Fu svegliato dal rumore della porta che veniva aperta brutalmente e dai passi pesanti di due uomini.

Questi ultimi non aspettarono un secondo che si riprendesse dall'intorpidimento che il dormire per terra e le mani legate dietro la schiena gli avevano procurato e lo tirarono su intimandogli di camminare su quelle gambe tremanti.

* Dove mi staranno portando* si chiese, mente il cuore gli batteva veloce.

Mentre percorrevano il lungo corridoio che portava a delle scale si rese conto che si trovava negli scantinati di quello che doveva essere un grande edificio e infatti una volta salite le scale ebbe la conferma che si trovavano in un grande palazzo, pieno di stanze e lunghi corridoi e quando arrivarono in una grande sala poté vedere attraverso le finestre che si trovava immerso in una foresta lussureggiante e che il giorno aveva fatto la sua apparizione già da un pezzo.

Oltrepassarono quel grande ambiente e presero delle scale che portavano fuori in un cortile interno circondato da alti muri bianchi dove una trentina di uomini erano disposti in file da dieci con il corpo rivolto a una parte di pietra rialzata dove ben presto Tim poté vedere seduto su una seduta fatta altrettanto di pietra l'uomo gigantesco che lo aveva fatto portare via la notte prima.

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