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Capitolo 6

POV DELL’AUTORE

Le guardie non erano riusciti a trovare la giovane ragazza, sembrava sparita nel nulla.

I gemelli erano seduti l’uno di fronte all’altra sulle loro poltrone.

“Controllate ogni fottuto angolo di questa dannata città! La voglio qui subito.” Sputò Erik e riagganciò.

Erano passate ore e di Victoria nessuna traccia.

Alexander batteva nervosamente l’incide contro il bicchiere di whisky e sembrava assorto nei suoi pensieri.

“Io esco…Vado a cercarla, cazzo!” Sputò prima di alzarsi, aveva perso la pazienza.

“Cosa credi di fare?” Chiese Erik.

“Non lo so, ma non posso più restare fermo ad aspettare.”

*******

POV DI VICTORIA

Quando fui dimessa dall’ospedale, Jennifer passò a prendermi per riportarmi a casa.

Ero ancora dolorante a causa delle tante ferite e mi sentivo profondamente scossa, gli eventi delle ultime ore avevano messo a dura prova il mio sistema nervoso, inoltre c’era la storia del mio progetto, Dio che confusione.

Tutto questo malessere e i mille pensieri mi gettarono in uno stato di agitazione.

Tornata a casa faci una doccia e anziché riposare come mi aveva prescritto il medico, presi un antidolorifico e corsi in ufficio, dovevo parlare con Sam e venire a capo di questa storia.

********

“Sam, qualcuno ha rubato il mio progetto dello stadio!” Dissi fumando di rabbia.

“Nessuno ha rubato niente.” Rispose il mio capo con noncuranza mentre guardava lo schermo del computer. La sua espressione rilassata era fin troppo calma per i miei gusti.

“Cosa dici? L’ho visto al notiziario” Urlai.

“Ho preso io il tuo progetto e l’ho venduto.” Borbottò con aria annoiata come se stesse parlando del tempo.

Cosa? Aveva venduto il mio progetto senza il mio consenso?

Il cuore iniziò a battermi per l’agitazione e la rabbia, non potevo credere a ciò che aveva appena detto.

Aprii la bocca per protestare, ma lui parlò in anticipo.

“Il nostro ufficio è nei guai fino al collo…Avevo bisogno di soldi così ho venduto alcuni dei progetti che sono stati bocciati dal comitato. Giovani architetti sono sempre alla ricerca di ispirazione, ma a quanto pare tra tutti quelli che abbiamo sottovalutato, uno ha spiccato il volo.” Disse senza emozioni continuando a lavorare al pc.

Aprii e chiudi le palpebre incredula.

E lui lo diceva così?

“Mi dispiace Victoria, ormai quel che è fatto è fatto…”

Corrucciai la fronte e lo guardai accigliata.

“Non ne avevi nessun diritto…” Protestai mentre iniziavo a fumare di rabbia.

Il mio lavoro, il mio dannato progetto ora era la soddisfazione di qualcun altro.

“Sam dimmi a chi lo hai venduto, devo saperlo.” Dissi battendo forte i palmi sulla sua scrivania.

“E cosa farai?… non c’è modo di riaverlo indietro…” Mormorò scrollandosi le spalle.

“Non mi interessa, farò tutto ciò che è in mio potere per riavere il mio progetto, supplicherò se sarà necessario.” Risposi tra la rabbia e la frustrazione.

“Sono stato pagato per quello stadio…”

“Restituisci i soldi!” Sputai con ira. Ero cosí fuori di me che sentivo il sangue pulsarmi nelle tempie.

“Allora non mi sono spiegato Victoria, siamo con le pezze al culo! Comunque se ti va di implorare rivolgerti a loro.” Disse allungandomi un biglietto da visita.

Non potevo crederci, questa situazione era inverosimile.

******

Con l’indirizzo alla mano mi precipitai all’ufficio di architettura Sloan, chiesi di poter incontrare il direttore, ma l’accesso mi fu negato e inveire contro la receptionist non fu di certo una grande mossa.

“Devo assolutamente parlare con il vostro direttore, è importante!”

“Signorina, senza un appuntamento è impossibile.” Rispose.

“Bene allora farò a modo mio.” La sfidai e mi diressi verso le scale.

Sarei andata direttamente a bussare alla porta di quel bastardo.

“Sicurezza!” La receptionist gridò.

Iniziai a correre per tentar di entrare, ma un uomo grande come una montagna mi fermò. Prendendomi per il braccio stava quasi per buttarmi fuori.

“Lasciami.” Urlai accigliata.

“Fatemi entrare! Devo parlare con il direttore… io…” Gridai dimenandomi come se un ape mi avesse appena punto, ma prima che potessi continuare, un profumo familiare di colonia maschile e una voce roca suonò forte nelle mie orecchie.

“Bambolina…non c’è bisogno di agitarsi…”

Mi irrigidii e girando il volto spalancai gli occhi.

“Mettila giù idiota.” Ordinò con tono arido.

L’uomo mi lasciò andare ed io restai immobile ingoiandolo l’aria.

Alexander, la sua aura dominante e il suo sguardo freddo mi fecero bloccare all’istante. Aprii la bocca per dire qualcosa, ma lui si avvicinò e chinandosi su di me, prese il mio meno tra le dita. Mi guardò dritto negli occhi, e solo in quel momento nonostante stessi sudando per l’agitazione, percepii un brivido freddo lungo la schiena.

“Vuoi parlare con il direttore? Sono tutto orecchi.” Disse sfiorandomi il naso.

Cosa? Lui? Ero scappata per poi gettarmi nuovamente nella fossa dei leoni?

Restai immobile. Tutta la mia sicurezza era svanita e non ero più sicura di voler lottare per il mio progetto, quest’uomo era pericoloso. Deglutii nervosamente, ma prima che potessi reagire mi strinse il gomito con forza e mi trascinò dietro di se verso un corridoio.

Il suo grande corpo trattenne contro la mia volontà la mia esile struttura.

Se avesse continuato così mi avrebbe spezzetto un braccio.

Dove mi stava portando?

Cosa diavolo faccio adesso?

Questo uomo è un pazzo.

“Hey…molla la presa!”

Cercai di tirare il braccio, ma fu inutile.

Come se niente fosse continuò a camminare senza rispondere e dopo aver percorso una breve distanza varcammo una porta di vetro dove dietro di essa c’era una piccola hall.

Una segretaria, una donna di mezza età era seduta ad una scrivania ed era occupata nel suo lavoro e a malapena ci notò.

“Non voglio essere disturbato da nessuno.” Sputò verso la povera donna e poi chiuse la porta con un tonfo che rimbombò su tutto il piano.

Spingendomi all’interno dalla stanza quasi inciampai sui miei stessi piedi. Raddrizzai la schiena e restai immobile al centro dell'ufficio come una mummia.

Raccolsi l'aria nei polmoni gonfiando il petto prima di prendere tutto i coraggio e cercare di reagire nonostante l’insicurezza. Lui era ancora dietro di me vicino alla porta, così decisi di parlare.

“Emm...Signore, il progetto dello stadio che avete appena acquistato è mio! Il mio capo lo ha ceduto per sbaglio, io…”

“Shhh…” Mi zittì ed improvvisamente con una sola falcata si avvicinò alle mie spalle stringendomi da dietro. Trasalii e drizzai la schiena quando infilando il naso tra i miei capelli dietro la nuca, respirò più volte tutto il mio profumo.

Cosa stava facendo?

Le sue forti braccia mi avvolsero come una piovra e le sue mani si posarono sul mio ventre.

Rigida, chiusi forte gli occhi e trattenni il respiro.

Non ditemi che? Oh si, quest’uomo ci stava provando di nuovo.

Come diavolo ero finita nuovamente tra le sue grinfie?

“Emm…” Provai nuovamente a parle.

“Dirai quello che vuoi dopo…adesso concentriamoci su altro.” Sussurrò lasciando che il suo alito fresco alla menta sfiorasse la mia pelle.

Le sue mani iniziarono a muoversi accarezzarmi delicatamente.

Il suo tocco leggero sulla mia camicia di seta mi ricordava la notte di sesso che avevamo trascorso.

Perché doveva essere così seducente?! Respirai forte inalando attraverso il naso, il suo profumo irresistibile mi confondeva. Tralasciando il suo atteggiamento da psicopatico, non potevo nascondere che Alexander sapeva come toccare una donna.

Victoria cosa fai? Ti sembra il caso di reagire come un’adolescente?

“Mi sei mancata bambolina, perché sei andata via?” La sua voce calda risuonò nelle mie orecchie come un eco lontano.

Con una mano spostò una ciocca dei mei capelli dietro l’orecchio e iniziò a leccarmi il lobo.

Brividi peccaminosi attraversarono subito tutto il mio corpo accendendo quell’istinto primordiale. La sua mano accarezzò il mio collo e poi scese in basso stringendo i miei seni.

I miei capezzoli diventarono subito duri e l’eccitazione divampò rapidamente nel mio basso ventre.

Il mio respiro aumentò diventando sempre più veloce mentre le sue mani aprirono la mia camicetta con maestria. Bottone dopo bottone ed i miei seni furono subito esposti.

Il reggiseno trasparente di pizzo bianco non lasciava molto all’immaginazione e abbassando le coppe, da dietro iniziò ad impastarli con avidità.

Chiusi gli occhi e gettai la testa indietro sul suo petto sentendo l’eccitazione scorrere nelle mie vene.

Cosa mi stava succedendo?

Perché mi sentivo così impotente con quest’uomo?

Perché il mio corpo si arrendeva così facilmente a lui? Dio, facevo fatica a trattenere i miei gemiti di piacere che cercai di nascondere a tutti i costi ma fu impossibile.

Strinsi le ginocchia sentendo l’umidità tra le mie gambe che iniziò a bagnare le mie mutande. Un fiume di desiderio voleva che mi possedesse come l’ultima volta e che mi facesse provare le stesse emozioni anche se sapevo che era pericoloso. Le sue abili dita pizzicarono i miei capezzoli, li faceva roteare tra il pollice e l’indice facendomi scogliere sotto al suo tocco.

Immobile come una statua di cera, lasciai che le sue mani esperte si muovessero come serpenti sul mio corpo. Le sue dita esperte mi liberarono prima della camicetta e poi della gonna a tubino lasciandomi unicamente in perizoma, reggiseno e scarpe col tacco.

Persa nella mia nube di piacere, di punto in bianco aprii gli occhi e l’aria si intrappolò nei miei polmoni. Delusa mi girai a guardarlo.

Si era fermato!

I suoi occhi verdi diventarono profondi acquistando uno strano luccichio. Rabbrividii, ma questa volta non per la paura ma per l’eccitazione.

“Sei stata molto cattiva mia piccola Victoria…non avresti dovuto scappare, adesso sarò costretto a punirti signorina.” Disse con un ghigno divertito.

Cosa aveva intenzione di farmi?!

Alexander si allontanò e lentamente mi girò attorno e con un sorriso divertito osservò la mia espressione.

Restai ferma anche se volevo coprirmi.

Face qualche passo indietro girandomi nuovamente attorno e poi mi guardò tutta.

Rabbrividii sentendo il suo sguardo che stava letteralmente divorando il mio corpo.

Il suo respiro divenne più intenso e le sue pupille si allargarono.

Le sue labbra si incurvarono in un sorriso malizioso e sapevo esattamente a cosa stesse pensando.

Ero completamente esposta a lui e per l’imbarazzo questa volta alzai le braccia cercando di coprirmi con le mani e spostai rapidamente lo sguardo.

Lo so, mi aveva già vista nuda, ma quest’uomo mi faceva sentire come una vergine sul letto sacrificale.

Con passi lenti ma programmati si avvicinò e trasalii quando con il dorso della mano accarezzò la mia spalla e poi la clavicola. Con i polpastrelli scese tra i miei seni accarezzando la mia pelle sensibile provocandomi la pelle d’oca.

“Mani ai lati…” Ordinò con tono arido.

“Io…”

“Silenzio Victoria… Credo di avertelo già detto, non amo ripetermi…”

Deglutii per il nervoso e per paura di peggiorare la mia situazione feci ciò che mi aveva ordinato.

“Per favore, mi lasci andare.” Dissi ansimando.

“Perché dovrei? Mi piace questo gioco.” Rispose sadico.

“Signore…” Strizzai gli occhi e arrestai la lingua quando sentii le sue labbra umide su mio collo.

“Chiamami Alexander, bambolina…” Sussurrò continuando a baciare ogni centimetro del mio collo fino ai miei seni caldi.

Avvolgendo le braccia attorno alle mie spalle, con un solo movimento fluido mi liberò del reggiseno. Sgranai gli occhi e soffocai un un gemito sentendo l’aria fredda della stanza sfiorare la mia pelle nuda ed i miei capezzoli che per il cambio di temperatura si indurirono ancora di più. Stavo per coprirmi di nuovo con le mani quando un forte rumore mi face sobbalzare.

“Ma che bel quadretto di famiglia. Certo che a voi due piace divertirvi senza di me…” Borbottò Erik ridendo chiudendosi la porta alle spalle.

“Abbiamo appena iniziato, vieni fratello…La nostra bambina è stata disubbidiente ed ha bisogno di una piccola punizione.” Disse Alexander incitando suo fratello.

Iniziato cosa? Diamine Victoria, ti rendi conto in che posizione sei adesso?

Pizzicai il labbro inferiore per il nervosismo perché sapevo che quelle parole racchiudevano una punta di malvagità.

Cosa volevano fare e soprattutto cosa credevano che fossi?

Una puttana? Non potevo nascondere che il tocco di Alexander mi aveva riscaldato le viscere, ma non volevo essere condivisa dai due uomini.

Erik si avvicinò sedendosi su una poltrona non troppo lontana, mentre Alexander mi guardò e mi accarezzò la spalla.

“Per favore lasciatemi andare…” Sussurrai con voce a malapena udibile.

Alexander restò in silenzio, nella stessa posizione, continuando ad accarezzarmi con la punta delle dita.

Erik invece ci fissava, i suoi occhi mi mettevano a disagio e sembrava che stesse aspettando con ansia di vedere la scena migliore del film. Accavallò le gambe e si leccò le labbra prima di incurvarle in un ghigno divertito.

“Farò tutto quello che volete, ma lasciatemi andare…” Sussurai di nuovo.

“Non ho alcun dubbio...farai sicuramente quello che vorremo.” Replicò Erik divertito.

Entrambi si guardano per qualche secondo, ma proprio quando stavo per aggiungere altro urlai forte percependo un forte dolore alla testa.

“Ahhh!”

Alexander tirò i miei capelli con forza.

Bastardo! Perché diavolo lo aveva fatto?

Con il mento rivolto verso l’alto, mi tirò a se e iniziò a baciarmi con un cane affamato mentre le sue mani cominciarono a correre lungo il mio corpo.

“Mmhhh” Provai ad urlare nella sua bocca cercando di allontanarlo.

Al mio gesto di rifiuto, la sua presa divenne più dura e aggressiva e con la mano libera sculacciò forte la mia natica più volte.

“MMHH” Mugolai per il dolore insopportabile, le sue mani grosse erano forti e violente.

Alexander continuò a tenere la sua bocca incollata alla mia ingoiando tutti i miei gemiti.

Tenendo ancora i miei capelli stretti in pugno, con l’altra meno finalmente decise di smettere di torturarmi.

Espirai forte l’aria dal naso come segno di sollievo e quando il suo palmo caldo cominciò ad accarezzare lentamente la zona appena scossa, chiusi gli occhi sentendo la mia pelle bruciare.

Anche se detestavo che mi stesse toccando, dovevo ammettere che secondo dopo secondo, la sua mano sembrava stesse lenendo il mio dolore.

“Più ti agiti e più sarai punita…” Sussurrò sottovoce.

Poi mi colpì di nuovo, ed urlai. Stronzo!

“Shhh…Non è arrivato ancora il momento di urlare…” Disse mentre massaggiava la natica infuocata.

Pizzicai forte le labbra cercando di non reagire alle sue provocazioni, ma la sensazione di benessere dopo quella percossa, scatenò un improvviso desiderio.

Cosa c’era di sbagliato in me? Invece di odiare il suo tocco lo adoravo?

Alexander lasciò andare lentamente i miei capelli accarezzando il mio cuoio capelluto, e istintivamente chiusi gli occhi sentendo il sangue fluire nel mio corpo.

Volevo reagire in qualche modo, ma le mani che iniziano a vagare su di me erano pura tentazione.

Dal mio collo, sulla schiena e poi giù tra le mie natiche, le sue dita lunghe accarezzarono la mia tenera carme.

“La tua vicinanza mi fa impazzire…” Sussurrò con seduzione.

Sussultai quando giocando con il sottile elastico della mia biancheria intima lo face scattare dalle sue mani.

"Adesso da brava ragazza resterai ferma e mi lascerai fare quello che voglio..." Mormorò mentre i suoi polpastrelli si infilarono sapientemente nella mia zona erogena.

Delicatamente accarezzarono i finachi mi strinse il culo tra le mani e poi scese in basso.

Scostando le mie mutandine di lato cominciò tastando il mio altro buco poi su fino all’apertura alla mia figa.

Strinsi forte le mie labbra non volendo emettere suoni. Senza neanche accorgermene mi stavo bagnando. Diavolo, non volevo fargli capire quanto adorassi quello che mi stava facendo.

“Non devi trattenerti…sai…sei così bella quando gemi forte.”

Dio, perché doveva dire quelle cose? Alexander stava uscendo di nuovo il suo potere su di me.

“Dici di voler andar via, ma il tuo corpo ti tradisce piccola… guarda… le mie dita sono fradice.” Disse ridendo di me.

Strinsi i pugni per l’imbarazzo.

Perché il mio corpo era così debole?

Tirò giù le mie mutandine velocemente e un gemito forte uscì dalla mia bocca quando le sue dita spesse separarono le labbra del mio ingresso.

Chiusi gli occhi quando la doppiezza si immerse dentro e fuori di me trascinando con se la mia umidità. Sentivo come usava il mio stesso nettare per lubrificare il mio ano, ci girò attorno e ci infilò un dito.

Trasalii per l’improvvisa penetrazione ed emisi un debole gemito.

"Haa...Dio!"

"Grazie, ma Alexander é più che sufficiente..." Rispose ridacchiando.

Che stronzo. Beh anche se c'era da ammettere che Alexander sembrava davvero un dio.

Indilando delicatamente il dito nel mio altro buco dovevo confessare che la sensazione era strana, a tratti piacevole e con mio stupore non faceva male. Non avevo grande esperienza con il sesso, soprattutto con quello anale, ma avevo sentito diverse storie a riguardo, alcune positive ma molte negative.

Le labbra di Alexander mi tirarono fuori dalla catena dei miei pensieri, quando la sua bocca si posó sulla mia spalla baciando e leccando la mia pelle. Mi rilassai a contatto della sua lingua sul mio corpo mentre il suo dito continuava a penetrarmi seducentemente.

“Così, bambolina, rilassati.” Disse tra i suoi baci mentre con l'altra mano inziò a giocare con il mio clitoride.

Santo cielo! Cosa mi stava fancendo?

Sentivo il corpo cedere all’invasione delle sue dita che lavoravano tra le mie gambe in modo peccaminoso. Improvvisamente con estrema delicatezza tirò via il dito per raccogliere più lubrificante naturale. Ansimando e non sapendo cos'altro aspettarmi, lasciai andare un altro gemito quando questa volta mi penetrò con due dita. Scosse di desiderio proibito si accumularono tra le mie gambe e iniziai a gemere sotto le mani di Alexander che mi stava praticamente scopando il culo con le dita. Era la prima volta che mi succedeva e sentivo qualcosa misto tra piacere e disagio.

Il mondo in cui muoveva le di dita, era eccitante e mi face bagnare come non avevo mai fatto prima.

“Ti bagni così facilmente…mi piace, he?” Sussurrò all’orecchio.

Non sapevo se fosse una domanda o stava affermando la realtà, ma le sue parole sporche erano così sensuali.

Aprendo un istante gli occhi mi ricordai di Erik, era sul divano e ci guardava mentre si godeva la scena erotica di fronte a lui.

Mi accorsi che non indossava più la giacca ma aveva solo la camicia che adesso era aperta esponendo il suo dorso nudo.

I pantaloni erano sbottonati, e con le mani giocava con il suo grosso membro.

Su e giù accarezzava la grande verga eretta, i suoi occhi appena socchiusi immaginavano qualcosa di terribilmente proibito.

Erik era visibilmente eccitato e l’idea che qualcuno potesse eccitarsi nel vedere come io stessa godessi, mi faceva bagnare ancora di più. Non ricordo di essere mai stata così egocentrica, ma pur sapendo che tutto questo era completamente sbagliato, lo trovavo fottutamente sexy.

Alexander era ovunque sul mio copro, tirò le dita da dietro e poi le infilò nella mia figa fradicia provocandomi un profondo mugolio. Le sue dita pomparono dentro e fuori di me, mentre baciava il mio collo. Lentamente si staccò e prese avidamente uno dei seni in bocca, leccandolo e mordendolo.

Infilai la dita tra i suoi capelli mentre lui continuava a darmi piacere. Ero così presa da quello che stavo vivendo che non mi resi conto che una mano calda toccò il mio ventre, Erik era dietro di me.

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