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Capitolo 4

POV DI VICTORIA

Era uno scherzo o cosa? Chi erano questi due? Fissai l’uomo incredula.

“Erik fuori dalle palle!” Alexander sputò accigliato mentre aveva ancora le braccia attorno al mio corpo.

“Hai già avuto il tuo momento con lei.” Disse infastidito.

Il suo momento con me?

Cosa significava?

Avevo fatto sesso anche con lui? Quando?

Mi strinsi nelle spalle mentre la paura penetrava in ogni fibra del mio corpo.

Cercai di ricordare la notte trascorsa, ma nella mia mente confusa apparivano solo pochi ricordi sbiaditi.

Cosa diavolo mi era successo?

Con molta difficoltà provai a fare ordine nella mia testa, ma fu totalmente inutile.

Erik si avvicinò indossando un ghigno divertito e rabbrividii mente lo fissavao.

Davanti a me, due uomini, Alexander ed Erik avevano due aure completamente diverse, seppure all’estero erano due gocce d’acqua.

Due gemelli identici con un’unica eccezione, Alexander aveva gli occhi verdi smeraldo ed Erik occhi azzurri come il mare d’estate.

Erik continuò a fissarmi divorando il mio corpo nudo con lo sguardo.

Provai a liberarmi e Alexander mi lasciò andare facilmente.

Mi abbracciai le spalle cercando di coprirmi ma con una sola mossa Erik mi tirò con forza. Il mio corpo nudo e tremante toccò il suo petto duro e guizzando come un angulilla fuori dall'acqua tentai di sottrarmi alla sua presa. Scivolai via per un istante ma Erik catturò il mio polso e da dietro mi cinse i fianchi.

"Lasciami andare!" Protestai.

Potevo sentire quanto fosse già eccitato e cercai di dimenarmi con tutta me stessa, ma fu inutile.

“Piccola, se muovi il tuo culo sul mio cazzo in questo modo sarò costretto a scoparti adesso.” Disse con tono divertito.

“No.” Sussurrai respirando a fatica.

Le mani di Erik erano avvinghiate alla mia vita e le sue dita tracciarono il mio corpo, su e giù fino al mio inguine. Chiusi forte le gambe e con le braccia cercai di liberarmi dalla sua presa.

“Tieni giù le mani!” Dissi continuando ad agitarmi tra le sue braccia.

Alexander ci guardò per qualche secondo.

Il nostro sguardo si aggacinò e con gli occhi lo pregai di aiutarmi, ma la sua espressione assente era il chiaro segno che non avrebbe mosso un dito. Infilando le mani in tasca si allontanò verso quello che sembrava un angolo bar e si bersò da bene, poi riempí un secondo bicchiere e ne offrì uno anche a suo fratello.

“Bambolina un pò anche per te?” Chiese con noncuranza come se non si fosse accorto del mio disagio.

Che stronzo!

Gli sembravo in vena di bere un drink e rilassarmi con due squilibrati come loro?

Volevo rispondere di no, che non volevo nulla, tranne che andar via.

"Giù le mani e lasciami andare..." Protestai nuovamente.

“Fai la brava Victoria altrimenti te ne farò pentire…” Mormorò Erik improvvisamente serio.

"Mi sono spiegato?"

Restai immobile nel sentire le sue minacce e annuii sentendo le mie parole gelarsi in gola.

Erik allentò la presa, ma prima di lasciarmi andare mi sussurrò all’orecchio.

“Bene, adesso datti una rinfrescata, ma sappi che é solo una breve pausa tesoro…il mio cazzo freme dalla voglia di sentire di nuovo la tua figa stretta.” Disse con una vena cattiva nel suo tono. Rabbrividii ascoltando la sua voce tranquilla che non nascondeva la promessa perversa.

Tremante provai a coprire il mio corpo nudo. Alexander mi guardò e con un dito indicò una porta dall’altro lato della stanza.

“Quello è il bagno.” Disse finalmente osservando la mia situazione scomoda.

Raccogliendo il mio vestito e la borsetta che giacevano sul pavimento, a grandi passi corsi verso il bagno.

La stanza era grande ed elegante.

Mattonelle verdi smeraldo con accessori dorati rendevano l'ambiente sofisticato.

In un angolo c'era una grande vasca bianca che poteva contenere tranquillamente quattro persone, ma mentre gettavo lo sguardo intorno, mi soffermai sul mio riflesso nello specchio.

Segni rossi e qualche livido erano presenti ovunque sulla mia pelle.

Non mi piaceva quello che vedevo, ma il ricordo di quel sesso selvaggio cancellò ogni disagio.

Senza perdere altro tempo mi vestii.

Aprii cautamente la porta e vedi i due fratelli che discutevano sul balcone. Approfittai della situazione e mi precipitai fuori verso la porta.

Lasciando silenziosamente la stanza, senza far rumore corsi giù per le scale.

Correvo così velocemente che avevo dimenticato di prendere le mie scarpe.

A piedi nudi arrivai in un grande salone.

Mi precipitai verso l'imponente porta d’ingresso e la aprii.

Il cuore mi batteva forte, dovevo fare in fretta.

Un uomo di guardia mi vide e mi fermò.

“Signorina… va tutto bene? Va via?“ Chiese quasi stupito.

“Si…Devo p...proprio andare.” Risposi balbettando, e con un sorriso finto stampato sulle labbra mi allontanai ripidamente.

Cercai di mascherare il mio nervosismo.

Lui annuì e mi lasciò passare.

Non potevo crederci! Soltanto pochi metri e il grande cancello di ferro mi separavano dalla mia libertà.

Il cuore mi batteva forte per l’ansia e nonostante avessi dolore ai piedi non potevo fermarmi. Ero vicina, molto vicina.

Sorrisi assaporando la vittoria, ma prima che potessi lasciare quel posto, sentii degli uomini urlare.

“Dove cazzo è la ragazza?“ Sputò Erik incazzato nero.

“Signore è andata via, non sapevo di avere l’ordine di trattenerla.” Una guardia rispose.

“Testa di cazzo! Trovatela subito!” Alexander comandò.

Oh on! Le guardie che sorvegliavano il giardino ebbero subito l’ordine di cercarmi.

Ero ormai ai piedi del grande cancello e cercai di aprilo ma senza successo.

Che diavolo! Era chiuso.

Ansimavo forte e alcune lacrime iniziano a formarsi nei miei occhi e senza accorgermene rigarono le mie guance. Avevo seriamente paura per la mia vita.

Volevo urlare aiuto, ma così avrei attirato solo più attenzione su di me.

La villa era circondata da un recinto di ferro, ed era ricoperto da grandi cespugli. Senza pensare decisi di tuffarmi in uno di essi per nascondermi.

Dio, sono in trappola!

Perché mi cercano?

Perché mi vogliono?

Era solo una notte di sesso, giusto?

O forse no. Erano gli stessi uomini del passato?

No, non poteva essere. Mi avevano trovata.

Singhiozzando come una bambina cercai di tenere i miei gemiti a freno.

Con i dorso della mano mi asciugai le lacrime. Dovevo reagire, ma cosa fare?

L’unico modo per scappare era quello di scavalcare la recinzione.

Presi un profondo respiro e mi feci coraggio.

Guardai dal basso i grandi cespugli e decisi di infilarmi più dentro. Aiutandomi con la fitta ramificazione cercai di muovermi verso l’alto.

Strinsi i denti quando i rami graffiarono la mia pelle sensibile, le gambe, i piedi e le mani. Avevo linee di sangue ovunque e bruciavano di dolore.

Victoria non puoi fermarti adesso.

Devi farcela!

Questo è quello che continuavo a ripetermi.

Usai ogni piccolo tronco per spingermi sempre più in alto e finalmente dopo non molto ci riuscii, raggiunsi la cima.

Guardai verso il basso.

Il salto da compiere era alto, mi sarei sicuramente spezzata una gamba, ma non mi importava più, dovevo rischiare.

Scavalcando strinsi le mani al freddo ferro, presi un grosso respiro e mi lanciai nel vuoto pregando di sopravvivere all’impatto e grazie al celo un ammasso di foglie secche attutì la mia caduta.

Gemetti per il dolore accarezzandomi il fondoschiena.

Diamine, che male.

Ero un disastro, avevo ferite su tutto il corpo. Il mio vestito rosa cipria era ormai sporco di terra ed erba, così come le mie mani e le mie unghie.

Ero dolorante ed avevo freddo.

Il sole non era sorto ancora, ma la notte buia era passata. Le mattine d’Aprile erano ancora fredde ed io non indossavo altro che un leggero vestito di seta, inoltre ero senza scarpe.

Mi guardai intorno, dove diavolo ero? La villa era in una luogo isolato, c’erano solo una strada deserta e un fitto bosco, così mi tirai in piedi ed iniziai a correre nella boscaglia.

******

POV DELL’AUTORE

“Capo la ragazza non si trova da nessuna parte nella villa, credo sia riuscita ad uscire.” Una guarda si rivolse ad Alexander.

“Idioti!… Come cazzo è possibile?…Controllate le telecamere di sorveglianza, non può essere andata lontano.” Sputò accigliato.

“La troveremo Alexander, tranquillo, non può aver superato il recinto.” Erik sembrava tranquillo, mentre fumava la sua sigaretta.

Tra i due, Alexander era quello con poca pazienza e pretendeva sempre tutto e subito.

“La voglio adesso, mi sono stancato di giocare…mi appartiene… è mia per diritto!” Disse irritato.

“Fratello, la voglio tanto quanto te. La villa è grande, si sarà nascosta in qualche angolo. Quando la ritroveremo le metteremo un bel guinzaglio. Rilassati adesso e poi non dimenticare che non è solo tua.” Borbottò tirando un’altra boccata di fumo.

“Signore…la ragazza è riuscita a scappare.”

Mormorò uno degli uomini quasi tremando.

Erik si girò di scatto e gettando la sigaretta con rabbia lo prese per il colletto.

“Come cazzo e possibile?! Controllate la strada ed il bosco…riportatela subito indietro e pregate che sia ancora viva, altrimenti…”

E prima che Erik potesse finire lo spinse via e le guardie corsero al cancello sparpagliandosi in ogni direzione.

I due fratelli si guardarono e poi si separarono andando in due direzioni opposte.

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