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Capitolo 2

È sera, sono le 19.30 e Britney verrà a prendermi tra due orette circa. Non so cosa mettermi, tra l’altro non avendo mai partecipato ad una festa, non ho molti vestiti eleganti o comunque adatti per queste occasioni.

Inizio a rifare il trucco mantenendolo abbastanza leggero sui miei occhi castani e do una sistemata ai capelli,

«Va bene… » sento rispondere Clarissa al telefono; mentre esco dalla mia stanza, noto che si rabbuia quando riaggancia; «Clarissa, va tutto bene?» chiedo, «Sì… Sì tesoro va tutto bene» poi alza la testa e mi rivolge un sorriso finto: c'è qualcosa che la turba ma evito di farle domande per non essere troppo invadente; «Stai benissimo!» esclama guardandomi «Grazie! anche se non so minimamente cosa indossare» mi scruta per qualche secondo per poi prendermi la mano e portarmi al piano superiore. Entriamo in un ampio armadio dalle pareti bianche contornate da tantissimi led monocolore; questa casa mi stupisce sempre di più.

«Ecco… dovrebbe starti, provalo.» Mi dice recuperando -tra una vasta scelta di vestiti-, una gonna a tubino nera a vita alta e un top bianco ricamato a mano.

«Non posso accettare, Clarissa io…» Mi interrompe «Perché no? Ormai non mi stanno più, sono cresciuta abbastanza credo» mi dice scherzandoci su; la sua risata coinvolge anche me. La ringrazio e corro a provare il completo il quale mi sta a pennello. Mi guardo allo specchio e stranamente mi sento a mio agio vestita in questo modo. Clarissa si avvicina, mi guarda e accenna un sorriso luminoso; mi porge dei decolté neri in vernice «con questi puoi completare il look. » mi dice e la ringrazio nuovamente.

Scendiamo al piano di sotto dove troviamo Christopher intento a sfogliare delle pagine di un giornale e Isobel ai soliti fornelli.

Sono le 21.00 e come un orologio svizzero Britney è già qui; «Kate!» saluta Britney abbracciandomi. «Ehi Britney!» saluto tutti e ci avviamo verso la sua auto.

Non so di preciso dove si trovi il posto dove si terrà la festa, Britney mi ha solo accennato che sarà a casa di uno degli studenti della Venice.

«Arrivate!» annuncia spegnendo il motore dell'auto; davanti a me si presenta una villetta con piscina sul retro, la musica si sente da qui e anche la gente che urla: entriamo e ci accoglie una ragazza dai capelli rossicci e gli occhi verdi «Benvenute ragazze, divertitevi!» dice prima di immischiarsi nella folla scatenata dalla musica a palla.

**********

La serata continua, Britney mi ha fatto conoscere alcuni suoi amici… ma niente di che; la festa procede bene e Britney è decisamente ubriaca.

Sono le 2.00 del mattino e data la sbornia di Britney, resterà a dormire qui dalla sua amica Caroline, la ragazza che ci ha accolte alla porta.

Perfetto, credo che dovrai chiamare Richard, Britney ti ha dato buca.

Non mi ha dato buca, è solo troppo ubriaca per guidare, io non ho la patente e di certo non resterò a casa di qualche sconosciuta.

Come vuoi tu.

Chiamo Richard che non risponde, Clarissa ha la segreteria e Chris il cellulare spento.

La sfiga ti perseguita, Kate.

Stai zitta per una volta.

Decido di farmi quel breve tratto da casa di Caroline a casa mia, non può essere molto: saranno un quindici minuti a piedi, unica possibilità dato che non vedo nemmeno una fermata dell’autobus. Mi incammino nella penombra della sera e la strada per fortuna è illuminata dai lampioni e dalla poca luce della luna che riflette sulla strada buia; arrivo davanti ad un bar che notai precedentemente, quindi probabilmente sono sulla giusta strada: mi ricordo di questo bar quando andai per la prima volta a casa di Clarissa e Christopher.

Manca poco, in teoria al prossimo incrocio dovrei essere arrivata. Svolto a destra, non c'è nessuno; c'è il coprifuoco per caso?

Da lontano vedo un uomo che si sta avvicinando, poi noto che barcolla… È ubriaco. In questi momenti preferirei conoscere meglio Los Angeles, per prendere una scorciatoia o magari un'altra strada; ma purtroppo non mi resta che camminare più velocemente; anche se queste scarpe me lo permettono poco. Gli passo proprio accanto, mi fissa per qualche secondo ma continuo a camminare cercando di evitarlo il più possibile, mentre spero con tutta me stessa che non mi segua.

Qualche minuto dopo sento avvicinarsi l’uomo sempre di più, i suoi pesanti passi alle mie spalle sono vicinissimi ma prima che potessi iniziare a correre, una mano mi tira il braccio… «Lasciami!» mi divincolo «Andiamo bellezza, vieni con me, voglio solo giocare un po', voglio conoscerti.» Fa un sorriso malizioso e io continuo a dimenarmi ma con scarsi risultati, nonostante sia ubriaco, ha una presa troppo forte rispetto alla mia.

«Non vengo da nessuna parte.» Ma lui si avvicina e inizia a toccarmi le gambe… sale man mano, e io «Ti prego, lasciami»

«Andiamo ho appena iniziato, non fare i capricci» inizia ad alzarmi la gonna, nessuno riuscirà mai a sentirmi. Tento in ogni caso di liberare il mio corpo dalle sue luride mani, e quasi mi viene il voltastomaco dall’odore di alcol che emana. Ad un tratto qualcuno lo strattona via da me.

«Brutto stronzo non hai sentito cosa ha detto? ha detto di lasciarla!» una voce maschile risuona nella piccola via: è un ragazzo e indossa una felpa nera ed ha il capo coperto dal cappuccio che lo mimetizza con il buio della notte. «Io faccio ciò che mi pare» ribatte l'uomo. «Anche io faccio ciò che mi pare, se non te ne vai ti faccio pentire di essere qui stasera.» Lo mantiene per il collo della maglia bianca e sporca «Vattene, non puoi averla tutta per te!» borbotta l'uomo urlandogli in faccia. «Vattene tu, ma a quel paese, giusto per essere più signorile. Lei è mia e sì la voglio tutta per me!» dice strattonandolo per terra. Sono così paralizzata dalla situazione che do poco peso a quanto ha detto.

«Okay… okay sta calmo me ne vado!» l'uomo alza le mani in modo di arresa per poi scappare. «Stai bene?» mi chiede con voce profonda voltandosi verso di me… ha il viso coperto, forse per il troppo freddo.

E poi ci sei tu che vai a metterti una gonna.

Ho le calze.

Fa lo stesso.

Si intravedono solo gli occhi di un intenso azzurro cielo «Sì… Sì sto bene grazie.» balbetto «Vai a casa, prima che ritorna» conclude, per poi salire su una moto che era parcheggiata in fondo alla via. Perché ha detto quelle cose? non mi conosceva affatto. Mille domande si fanno strada nella mia mente, anche se l'unico pensiero fisso erano i suoi occhi, così belli e così profondi.

**********

È mattina, gli occhi del mio cosiddetto “eroe" sono ancora nella mia mente. La sveglia suona come al solito, ma per fortuna è arrivato il weekend, quindi posso riposare un altro po’. Sono ancora tanto scossa per la sera precedente. Provo a riaddormentarmi ma delle urla che provengono dal piano di sotto me lo impediscono.

Cosa sta succedendo?

Esco dalla stanza per cercare di sentire meglio.

«Ti rendi conto, manchi da due giorni qui a casa» urla Clarissa dal piano di sotto.

«Io faccio quello che mi pare e da quando voi vi accorgete di me?» dice una voce maschile «A voi non è mai fregato niente di me. »

«Non dire così, noi ti vogliamo bene. »

«Sì, come no! Ma certo… Jason West passa per quello cattivo e Clarissa e Christopher sono i buoni è ovvio. » Urla sovrastando la voce della madre.

È lui… È Jason West, il capitano della squadra di football nonché mio fratellastro.

«Ma volete sapere una cosa, sono stanco! Stanco di essere trattato come un gioco da voi due, non vedo l'ora di finire il mio ultimo anno di liceo per poter partire e saremo tutti felici!», conclude Jason, sento le scale cigolare, sta salendo qualcuno. Mi avvio verso la mia stanza, fingendo di essere andata al bagno

È lui… finalmente l'ho conosciuto, mi passa accanto e i nostri occhi s’incrociano per la prima volta. Quegli occhi così cupi ma di un azzurro splendente, sembra conoscerli già. Noto dei tatuaggi lungo tutto il braccio e un piercing al naso, quando alza la testa il mio cuore manca un battito… «Cosa c'è mamma e papà non ti hanno insegnato a farti gli affari tuoi?» dice con tono antipatico. Cavolo, mi ha scoperta!

Non mi da’ tempo di controbattere e spiegare che ero andata solo al bagno e passavo di lì per caso; ma non ci credo nemmeno io. Si chiude alle spalle la porta di quella che dovrebbe essere la sua stanza, la quale si trova proprio di fronte alla mia.

Dove vuole andare? Perché vuole partire?

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