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4 Tieniti Forte

Taehyung's pov

Ma questo è pazzo, folle, come si era permesso di trattarmi così e poi farmi l'occhiolino con quel sorriso.

Non so quale fosse il suo gioco ma stava cercando di abboccare il pesce sbagliato, se voleva fare un torto a Shownu, avrebbe dovuto trovare un altro modo.

"LO UCCIDO" Shownu puntava il dito contro ogni sua guardia e continuava a buttare ogni bicchiere possibile in terra o direttamente sul muro.

Rimasi a guardarlo a braccia conserte aspettando che si calmasse.

Il fatto che mi avesse chiamato fidanzato davanti a tutti confermava la mia teoria, si era legato a me troppo e ora non sapevo come uscirne.

Per quanto questa seconda parte della mia vita mi desse la giusta dose di adrenalina per affrontare le mie giornate, la paura non mancava, anche se Shownu non è il primo, perché ho avuto altre relazioni con altri ragazzi che lavoravano in questo settore.

Presi la giacca e iniziai a spostare la gente che si era ammassata per vedere il Godzilla spaccare i bicchieri.

Arrivai finalmente alla porta e presi una boccata d'aria fresca. Subito dopo essere uscito da quell'inferno, mi misi una mano sul petto e presi un profondo respiro.

"Dove vai?" mi ritrovai Shownu dietro.

Non era arrabbiato o almeno non con me, in quel momento sembrò preoccupato e triste.

"A casa, domani ho lezione" dissi dirigendomi verso la stazione dei pullman sperando di trovarne uno

"Aspetta ti accom-"

"No" lo intromisi allungando il braccio come per mettere una certa distanza tra noi due

"Taeh-" lo guardai con fare sfinito, ero stanco e al momento avevo paura di lui

"Ci sentiamo" dissi dirigendomi verso la fermata.

Mi misi la giacca e sentì un forte colpo seguito da un urlo. Non mi girai per non dargli l'idea che mi importasse di cosa fosse successo.

Che avesse dato un pugno al muro o direttamente una testata a me non importava. Volevo solo tornare a casa e dormire, cancellare quella serata e quelle maledette parole: pagasse per farsi qualcuno

Non so se fosse più la parola in se a far male, o il modo velenoso in cui Jungkook la disse.

Aspettai il pullman e per fortuna feci in tempo per prendere l'ultimo. Rimasi con la testa appoggiata al finestrino a chiedermi perché mi sentissi così bisognoso di vivere sul filo di un rasoio.

Quella era la mia vita, mettendomi con uno come Shownu allo stesso tempo mi mettevo in costante pericolo, eppure questo non mi fermava dal vivere la vita in quel modo.

Entrai in casa facendo il più piano possibile.

Trovai Jimin addormentato sul divano, sicuramente aspettava il mio ritorno e come sempre finiva per addormentarsi.

Presi una coperta e lo coprì prima di buttarmi sotto la doccia.

Rimasi con il getto d'acqua caldo sulle spalle, e la mia mente iniziò a fare brutti scherzi. Immaginai le labbra di Jungkook baciarmi delicatamente il collo, mentre il getto d'acqua cadeva sui nostri corpi. Sentivo ogni centimetro delle sue grandi mani sulla mia pelle nuda.

Stavo impazzendo, ero completamente perso, dovetti accontentare la mia voglia, quella che Jungkook aveva acceso semplicemente sfiorandomi l'orecchio con le labbra.

Jungkook's pov

Il getto dell'acqua calda scendeva sulla mia testa. Nel momento in cui alzai il capo per far scorrere l'acqua sulla fronte, sentì la sua bocca mentre baciava il mio petto nudo e quelle lunghe dita attorno al mio membro.

Piano piano i suoi baci scendevano fino ad arrivare al punto critico, Kim Taehyung mi era entrato in testa, e dovevo averlo.

Non ero il tipo che arrivava ad accontentarsi a fine serata e immaginare certe scene, avevo la possibilità di scoparmi uno o più ragazzi a sera, eppure lui era ovunque nella mia testa e dovetti arrivare a fare io il lavoro pur di accontentare la mia voglia di averlo e renderlo letteralmente mio, in ogni aspetto, con ogni spinta.

"Merda" gettai la testa all'indietro ormai soddisfatto e appagato di quel lavoretto fattomi da solo, pensando a lui.

Ma sorrisi perché sapevo che il prima possibile avrei avuto quelle labbra a forma di cuore ovunque sul mio corpo, era solo una questione di tempo e pazienza.

Taehyung's pov

"TAETAE SVEGLIATI CAZZO" Jimin continuava ad urlare e muovermi bruscamente

"Jimin che vuoi" dissi spostandolo e girandomi per tornare a dormire

"Sei in ritardo per le lezioni" disse continuando a muovermi.

Lezioni? LE LEZIONI MERDA

"OH CAZZO" urlai spalancando gli occhi e guadandolo

"Si oh cazzo" disse lui incrociando le braccia.

Mi alzai e corsi a prepararmi

"Ma quante volte l'avete fatto per sentirti così stanco" disse lui prendendo la sua attrezzatura.

Mi limitai a fulminarlo con lo sguardo.

"Cosa è questo?" disse Jimin raccogliendo il biglietto da visita di Jungkook, merda.

"Jeon Ju-" spalancò gli occhi e mi guardò

"SEI PER CASO IMPAZZITO?" mi urlò contro

"NON SOLO SHOWNU MA ORA JUNGKOOK?" continuò ad urlare

"CAZZO JEON JUNGKOOK? IL PIÙ PERICOLOSO IN ASSOLUTO" se avesse continuato ad urlare gli avrei dato un cazzotto

"Smettila di urlare cazzo" strappai il biglietto appoggiandolo nel comodino e trascinandolo fuori dall'appartamento

"Non è come sembra okay?" dissi prendendo le chiavi della macchina.

La usavamo solo per le emergenze e i ritardi.

"Allora spiegami" mi disse lui entrando dalla portiera del passeggiero.

"Voleva sapere il mio nome e-"

"NON DIRMELO" urlò lui

"GLI HAI DETTO IL TUO NOME?" si avvicinò al mio viso

"Giuro che se urli ancora ti ammazzo" dissi mettendo in moto, la giornata era iniziata malissimo

"Tanto lo avrebbe scoperto comunque insomma sai chi è" cercai di trovare una scusa che potesse rendere la mia scelta di rivelargli il mio nome meno stupida

"Si e poi cosa è successo?" non dissi nulla sul suo ravvicinamento e tutto quello che accadde dopo, non gli parlavo mai di quella parte della mia vita

"Nulla mi ha dato il suo biglietto, fine" alzai le spalle ed entrai nei parcheggi dell'accademia

"Si come no" disse lui incrociando le braccia offeso. Io risi

"Non ridere" mi puntò un dito contro e io trattenni una fortissima risata

"Tieni" gli diedi le chiavi.

Facevamo a turno anche per guidare, eravamo una bella squadra

"Poi parliamo a casa" mi disse scendendo e sbattendo la portiera per poi chiudere la macchina con il pulsante, il tutto facendo il finto arrabbiato.

Jimin era così dolce che non faceva paura a nessuno anche se ci provava.

Sorrisi ed iniziai ad entrare e subirmi le lezioni. Per quanto mi piacesse andare a lezione quel giorno avrei voluto starmene a letto a dormire.

Le ore passavano lentamente e io volevo uscire e scappare dall'edificio.

Mi sentivo strano e avevo paura di aver preso un brutto raffreddore, mi guardai nello specchietto portatile, avevo gli occhi lucidi e le guance rosse.

Mi toccai la fronte ed ero caldo, le cose stavano andando di male in peggio.

Mancavano esattamente venti minuti alla fine della lezione, così chiesi il permesso per uscire prima, per evitare la folla e andarmene tranquillo.

Mi avvicinai all'uscita e andai verso la macchina, ovviamente dimenticandomi che le chiavi le avesse Jimin.

"MERDA" urlai toccandomi la fronte.

Avrei dovuto prendere il pullman in quello stato o aspettare Jimin, poi ma ricordai che quel giorno Jimin avrebbe dovuto fare le ore di scuola anche pomeridiane, quindi avrei dovuto prendere per forza il pullman.

"Qualche problema?" riconobbi subito quella dannata voce, come dimenticarla.

Mi girai e rimasi completamente estasiato da ciò che vidi, Jungkook non portava più i capelli viola lunghi ma se li era tagliati e li aveva tinti di nero.

Essi ricadevano sulla fronte con la riga in mezzo, il nero era il suo colore e non si discuteva.

Portava quei soliti orecchini lunghi, questa volta vestito più sportivo, ma intimidatorio come sempre. Soprattutto quando notai come sempre la cintura della pistola con essa all'interno della giacca, un particolare che pur pericoloso lo rendeva estremamente bello e attraente.

Stava in sella alla sua moto, con le braccia incrociate che mi guardava, in quello stato il mio cervello non connetteva di suo e vedere quella eterea scena non aiutava.

"No, va tutto bene" dissi dirigendomi verso la fermata.

La sua mano prese il mio braccio e mi ritrovai con le spalle sulla portiera della macchina

"Mi piace come ci ritroviamo sempre così" disse avvicinandosi.

Il suo volto ormai davanti al mio e come la scorsa sera le sue labbra andarono sul mio orecchio

"Magari la prossima volta saremo più appartati e sarà la tua schiena ad essere davanti a me" disse sorridendo, sentì il mio membro pulsare, merda.

"Si come no, ti piacerebbe" dissi ridendo, cercando di uscire da quella situazione che mi avrebbe messo in una posizione mentale davvero instabile

"Dai ti do un passaggio a casa" disse prendendomi per il fianco e avvicinandomi alla moto

"No prendo il pullman" dissi cercando di divincolarmi ma fallendo miseramente contro la sua forza.

Ero completamente appoggiato al suo petto con la schiena, sentivo il suo membro sotto i jeans e cercai di mantenere la calma con ogni muscolo possibile, feci appello ad ogni parte del mio cervello di non cedere.

Mi fece girare e mi mise il casco, allacciandolo delicatamente.

Rimasi a fissarlo per come potesse avere dei lati completamente diversi, averlo in quel momento davanti così premuroso, sembrava semplicemente un'altra persona.

"L'indirizzo?" disse prendendo il telefono. Rimasi in silenzio, dargli il mio indirizzo era troppo, di sicuro non era una bella e intelligente mossa.

Lo vidi sbuffare e fare un numero di telefono.

"Mandami l'indirizzo" disse per poi chiudere e salire sulla moto.

Non aveva manco detto il mio nome come era possibile?

"Sapevo non mi avresti dato il tuo indirizzo, così ho detto ai miei impiegati di cercarlo e mandarmelo se avessi chiesto" sorrise e aspettò che salissi sulla moto. Era tutto un incubo.

Mi appoggiai e cercai di evitare qualsiasi contatto, ma lui prese le mie braccia e le legò al suo busto

"Tieniti forte" disse sorridendo per poi sfrecciare in strada

La mia vita era già di per se in una situazione davvero brutta e ora la situazione si era ribaltata e da brutta era diventata pessima anzi, terribile.

Jeon Jungkook non era nulla di buono, era la fine della mia vita, lui avrebbe reso la mia vita un vero inferno, in un modo o nell'altro dovevo riuscire ad uscircene.

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