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Capitolo 5

“Niente scuse, non mi dispiace aspettare un po’, stuzzica sempre la mia curiosità e devo dire di essere stato ripagato, è davvero splendida Miss Cornwell” dice accarezzandomi con lo sguardo.

La sua galanteria mi fa sorridere, così decido di sciogliere la tensione “Mi chiami Vera, la prego.” “Allora d’ora in poi sarò solo Jack per lei.” “D’accordo” concludo sedendomi.

Prima di posare lo sguardo sul menù delle portate, mi sorprendo ad osservarlo intensamente. È raffinato, la sua eleganza non ha pari. Mi regala un sorriso, quindi esclama “Sono felice che abbia accettato il mio invito, spero solo che il ristorante sia di suo gradimento.” “Lo è, mi creda, quando l’arte è così in bella vista, l’occhio è felice di ammirare tanta bellezza. D'altronde anche lei è un estimatore dell’arte, e a questo proposito sono curiosa di sapere il perché ha scelto un dipinto di Seurat.” Jack Kendall sembra sorridere, ma non ne sono proprio sicura.

“Non l’ho scelto per me, mi è stato commissionato” confessa quasi con rammarico, “Capisco” replico delusa, “quindi lavora come terzista” continuo incuriosita.

“In realtà vengo chiamato solo da alcuni clienti che cercano opere particolari e mi chiedono di accontentarli, di solito ci riesco.” “E crede che un Seurat si annoveri tra le opere speciali?”

Il suo sguardo si fa serio, i suoi occhi invece sembrano risplendere, due smeraldi che mi provocano un crampo allo stomaco che si propaga fin giù alla pancia.

“Sa benissimo che è così, Seurat è tra i suoi pittori preferiti, ed è proprio per questo motivo che sono stato imperdonabile oggi, di solito sbrigo le pratiche e mi defilo, ma con lei…è successo qualcosa.”

Di nuovo la sua mandibola si contrae, lo vedo irrigidirsi e, per un attimo mi appare teso.

“Cosa crede che sia successo?” la mia domanda è provocatoria, voglio sapere più nei dettagli, dato che la sua voce ha subìto una strana sfumatura.

“Ho avvertito un atmosfera di sfida, e quando succede, la mia personalità mi sovrasta, mi dispiace di averla costretta a venire qui stasera, ma desideravo conoscerla più a fondo” confessa senza mai togliermi gli occhi di dosso.

Anch’io sostengo il suo sguardo, mentre ripeto mentalmente le parole cha ha appena detto. Ce n’è una che mi ha colpito di più, è ‘personalità’ ed è proprio da lì che voglio partire.

“Perché la sua personalità dovrebbe sovrastarla?” Jack assume un’espressione tesa, seria, quasi autorevole, poi fornisce la sua risposta “A volte il destino è bizzarro, s’incontra una persona per caso, e si scoprono delle affinità.”

Corrugo la fronte, credo di non aver capito e il dubbio che mi assale vuole uscire allo scoperto.

“Sta parlando per enigmi Jack, però credo di aver capito a cosa si riferisce.” Il suo volto è quasi divertente, l’espressione, invece, è difficile da leggere.

“Allora mi spieghi Vera, la prego.”

“Ha parlato di affinità e l’unica cosa che mi viene in mente sono i quadri, l’arte in genere, lei è un professionista è chiaro, e il fatto di apprezzare Seurat come pochi sanno fare, la rende simile a me. Lei è una creatura che subisce il fascino della bellezza pura, della contemplazione, che si emoziona di fronte a una pennellata decisa, a un colore acceso, all’emozione che ne deriva.”

Jack mi guarda, ma riesco a cogliere una nota di disappunto per merito di una impercettibile smorfia della sua bocca.

“Non parlavo di quel tipo di affinità Vera, mi riferivo al suo autocontrollo che in quella stanza in cui lavora abitualmente, è venuto meno” dichiara deciso.

Adesso sono io a sostenere il suo sguardo, non voglio farmi intimorire, desidero invece combattere alla pari.

“In effetti… qualcosa è successo Jack, mi ha preso alla sprovvista e io non ho reagito all’istante, tutto qui. Mi ha descritto con una minuziosa precisione, in realtà, per me, la libertà è il bene più prezioso che possiedo, e fa un errore grossolano quando sostiene che bramo solo di essere dominata. Per me quel termine è fuori dal vocabolario. Se incontrassi un uomo che volesse dominarmi, scapperei a gambe levate. Non sopporto chi mi dice quello che devo fare.”

Ad un tratto la sua mano raggiunge il mio polso e, senza nessun preavviso, lo stringe vigorosamente costringendomi a sussultare.

“Il tuo tentativo di difesa è davvero ammirevole Vera, ma io sono un Master e so riconoscere chi mi teme. Ti ho fiutato non appena ho varcato il tuo ufficio.”

Le sue parole non hanno mezzi termini, lo ha detto così semplicemente, senza nessuna remora. Non ho frasi da usare, la mia saliva sembra improvvisamente scomparsa, sento le gambe molli, quasi inerti, ma nel basso ventre si scatena un crampo improvviso che mi scava dentro, facendomi contorcere le budella.

Deglutisco appena, conscia del fatto che la mia vagina si è completamente bagnata.

Cosa mi succede? Non mi sono mai sentita così, ma non posso mentire a me stessa, Jack mi piace e vorrei che continuasse a stringermi il polso, come sta facendo.

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