Capitolo 4
La giornata trascorre lenta, incontrare Jack Kendall mi ha tolto le energie che avevo accumulato per far fronte a tutti gli impegni, e ora sono esausta.
Leonard, mio carissimo amico nonché assistente, mi raggiunge con un caffè in mano, se non fosse dannatamente gay ci andrei a letto senza remore.
“Tesoro riprenditi, sei uno straccio oggi”, la sua voce è sincera, “Grazie Leo, se non ci fossi tu, non so cosa farei.” Lui mi guarda, si siede accanto a me “Cosa ti è successo?” domanda gentile, devo proprio essere in pessime condizioni, di solito Leo non è così invadente.
“Niente, perché?” “Sembra che un treno ti abbia investita.” “Stronzate, sto benissimo.” Scuote la testa, quindi decide di affondare il colpo.
È stato Mister Kendall a toglierti il fiato vero? Sai, se mi avesse degnato di uno sguardo, credo che avrei potuto perfino baciargli i piedi”, lo guardo torva,“Non azzardarti a farlo!” sbraito senza rendermi conto.
Leo è basito per il mio tono, “Cara, che ti succede, non stai bene? Lo dicevo per scherzo, si vede lontano un miglio che Mister Kendall fiuta solo vagine, non ho alcuna speranza con lui, tu, invece, avresti molte chance. Ho notato come ti guardava…” “Non voglio nemmeno pensarci, quell’uomo non mi piace per niente. L’unico mio interesse è dettato dal fatto che ha acquistato un’opera a cui ero molto legata. Chi compra Seurat ha sempre un motivo per farlo che non è solo strettamente economico.”
Leo mi osserva mentre parlo, so che non mi crede, in effetti non sono stata molto convincente.
“Stai mentendo, ed è la prima volta che mi accorgo sai? Oggi sembri più vulnerabile, ecco perché credo che dovresti frequentare il letto di qualcuno, ti farebbe bene, immagina quello di Mister Kendall…” “Smettila ti prego, comunque lo vedrò ancora, sto aspettando un invito a cena da parte sua, se arriverà ti terrò al corrente, va bene?” È fantastico, devo assolutamente sapere il nome del ristorante.” “Perché, vuoi seguirmi?” “No, sciocca, voglio tracciarne il profilo.”
Questa cosa non me l’aspettavo “Non dirmi che sapendo il nome di un ristorante sei in grado di capire la personalità di quell’uomo.” “Tu non puoi immaginare quante cose si possono sapere solo dalla scelta del luogo in cui mangiare, è un scienza credimi” conclude convinto.
“Che stronzata! Comunque, non mancherò di riferirtelo.” “Rimango in trepidante attesa” esclama Leo, prima di tornare al lavoro.
Non appena varco la soglia del mio appartamento il cellulare inizia a squillare, guardo il display, è un numero sconosciuto, so che se risponderò me ne pentirò per tutta la vita, è lui, ne sono certa!
Attendo ancora qualche secondo poi prendo un bel respiro e decido di rispondere. “Vera Cornwell” pronuncio sicura, “Buona sera Miss Cornwell, sono Jack Kendall, ho trovato il ristorante per stasera e desidero venire a prenderla personalmente.”
Rimango spiazzata per un istante, la sua richiesta è troppo impegnativa, così replico prontamente “No, non si disturbi, preferisco incontrarla direttamente a cena, mi dica dove mi devo trovare e io ci sarò.” “D’accordo, ci vediamo alle nove al Garden Park Club, lo conosce?”, sorrido, mi aspettavo che scegliesse il meglio.
“Sì, conosco il posto, ci vediamo alle nove.” “Alle nove “conclude, quindi riattacca.
Sbatto il telefono sul divano, prendo fiato e mi dirigo in camera.
Mentre mi spoglio mi prende il panico; non sono il tipo che accetta inviti così facilmente, ma con Kendall non ho avuto scampo.
Tutto di me voleva accettare, anche se il mio autocontrollo si blocca di fronte a quell’uomo che è stato in grado di leggermi dentro in pochi minuti.
Cerco di superare l’ansia facendo scorrere l’acqua della doccia dolcemente, come una carezza, sperando di trovare la giusta concentrazione per affrontare una serata dai risvolti imprevedibili.
Scelgo un abitino nero, un tacco quindici, e un’acconciatura raccolta, che lascia completamente scoperto il mio collo affusolato, poi inforco la porta prima di cambiare idea.
Quando parcheggio mi accorgo di essere in ritardo di cinque minuti, poco male, è quasi un obbligo farlo aspettare un po’.
Raggiungo l’ingresso e chiedo informazioni al responsabile di sala, l’uomo annuisce “Mister Kendall la sta aspettando seduto al tavolo, le faccio strada” m’informa; quindi, lo seguo dando un’occhiata al posto.
In realtà ho mentito, non sono mai venuta in questo ristorante, lo conosco soltanto perché è famoso, ma non ci sono mai stata.
Cerco di mostrarmi disinvolta mentre percorro la distanza che mi separa dal tavolo, ma faccio fatica a distogliere gli occhi dalle pareti ricoperte di vere e proprie opere d’arte: quadri, sculture, fantastiche meraviglie.
Quando lo vedo si alza e mi viene incontro.
“Ben arrivata” esclama porgendomi la mano “Scusi per il ritardo” rispondo ricambiando il gesto.
La sua mano è calda, invitante e la sua stretta è potente.
