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— Bellatrix Brown.
Lo dico mentre arriviamo agli armadietti.
— Wow… È un nome bellissimo !
Sorride e io arrossisco, apro l’armadietto e lascio dentro il libro di letteratura inglese, tenendo il resto nello zaino.
— Quindi ti sei trasferita qui dall’Inghilterra ?
— Sì, da Londra, in realtà.
Le sorrido.
— Ho sempre voluto andare a Londra…
Mormora, perdendosi nei suoi pensieri.
Dopo aver chiuso l’armadietto, mi appoggio contro lo sportello, indecisa se fare o no la domanda che mi frulla in testa.
— Ehm, c’è un ragazzo…
— Primo giorno e hai già messo gli occhi su qualcuno ! Una ragazza con degli obiettivi ! Mi piace !
Dice allegra.
— Oh no ! Non è affatto così !
Esclamo, leggermente inorridita.
— Oh… beh allora… chi è ?
— Ecco il punto, non so come si chiama. Tutto quello che so è che quando è arrivato in ritardo a lezione…
— La stanza è diventata silenziosa ?
Indovina lei.
— Sì, come fai a…
— Connor Michaels. Ascolta, quel ragazzo è un problema. È pericoloso e ingannevole, e se vuoi il tuo bene… stai alla larga da lui.
Mi avverte con un tono basso – tutta la felicità scomparsa dal volto.
— Oh, fidati, non voglio avere niente a che fare con lui. Quel cretino in realtà mi ha sollevata da terra e…
— Oh moi Dio… eri tu ?
Chiede con gli occhi spalancati.
— Già.
Immagino che le voci girino in fretta da queste parti. Sembra nervosa e preoccupata… per me.
— Cerca solo di non farlo arrabbiare di nuovo, okay ?
— Sì, lo prometto.
Mormoro. Lei mi sorride e iniziamo a camminare verso la lezione di Storia Avanzata degli Stati Uniti.
Mi disturba quello che ha detto su Connor. Cioè, capisco, è pericoloso e tutto, ma lasciarsi calpestare è un’altra storia. Le ho promesso che gli starò alla larga, ma se lui si mette sulla mia strada… le cose si metteranno male.
— Allora, l’insegnante è la signora O’Connell, ed è fantastica ! Ti piacerà un sacco !
Dice Jessica entusiasta, prendendomi per mano e trascinandomi in aula. Scorro i volti nella stanza, riconoscendone alcuni dalla lezione di inglese.
— Tu devi essere Bellatrix !
Esclama una donna bellissima, venendomi incontro con un sorriso dolce.
— Ehm, Bella.
Rispondo, con un sorriso timido stampato sul volto.
— Bella.
Ripete.
— Bene, Bella, ti va di dire qualcosa su di te ?
Jessica corre al suo posto, lanciandomi un sorriso incoraggiante. Guardo tutti quei volti sorprendentemente interessati.
— Ciao a tutti, mi chiamo Bellatrix Brown, ma preferisco Bella. Mi sono trasferita qui da Londra, in Inghilterra, e ehm…
Mi fermo, non sapendo cos’altro dire.
— Va bene così, perché non ti siedi accanto a Liam ? Alza la mano, Liam.
Dice la signora O’Connell.
Mi siedo accanto a un ragazzo dall’aspetto nerd. Beh, forse non dovrei giudicare, ma davvero, indossa le bretelle e quegli occhiali spessi con lenti giganti.
— Ehi, sei tu la ragazza che Connor ha chiamato sgualdrina ?
Chiede a bassa voce, girandosi verso di me.
Faccio una smorfia e respiro profondamente.
— Sì.
Le voci qui girano davvero in fretta.
— Beh, voglio dire, hai il seno tutto in vista…
Mormora, tornando a guardare la lavagna.
Mi si spalancano gli occhi e la bocca mi si apre. Ma quanto è maleducato ? Aggrotto la fronte e abbasso lo sguardo.
Oh cavolo.
Liam non stava mentendo… questo pagliaccetto è davvero scollato. Come ho fatto a non accorgermene ? Beh, immagino spieghi tutti quei fischi e gli sguardi dei ragazzi nel corridoio.
Arrossisco un po’ e mi affondo nel sedile, cercando di tirare su il davanti del pagliaccetto il più possibile. Sai, credo di poter dare la colpa a mia madre per questo. Ho ereditato la mia terza abbondante da lei.
La lezione di Storia Avanzata degli Stati Uniti è davvero interessante, e Jessica ha ragione, alla fine della lezione adoro la signora O’Connell. Tiene viva la classe e, a differenza del professor Henderson, l’insegnante d’inglese, non è mai noiosa.
Sono l’ultima a uscire dall’aula e mi sento sollevata quando vedo Jessica che mi aspetta.
— Ora abbiamo… spagnolo.
Gli occhi di Jessica si stringono e fa una smorfia. A quanto pare non le piace spagnolo…
— Dai, ci sono io, non può essere poi così male.
La rassicuro, prendendole la mano e stringendola piano.
— Hai ragione ! Per una volta, potrei davvero divertirmi a lezione di spagnolo !
Esclama, trascinandomi giù per il corridoio verso l’aula.
50 minuti dopo
— LIBERTÀ !
Grida Jessica, trascinandomi fuori dall’aula appena suona la campanella. Scoppio a ridere e corro con lei verso gli armadietti.
