
Riepilogo
Si avvicinò ancora di più, se possibile, il suo alito alla menta piperita mi sfiorò il viso. Il respiro mi si bloccò in gola quando abbassò la bocca verso il moi orecchio. « ;Puoi negare di piacermi, di volermi, ma affrontiamolo – sei come tutte le altre. Sei la brava ragazza che in segreto, disperatamente, vuole cambiarmi. Tutte le ragazze vogliono essere quella che fa cambiare il cattivo ragazzo, vogliono che lui cambi per loro. Quindi puoi continuare ad andare in giro, facendo finta che io non ti importi, avanti Bella, fallo pure. Ma lascia che ti dica una cosa : mi piace una buona caccia, e tu sei proprio questo. Perché Bella, io ottengo ciò che voglio, e io voglio te. » ; Mi chiamo Bellatrix Annaliese Brown. Sì sì, nome strano. Comunque, vengo da Londra, Inghilterra, e mi sono trasferita qui una prima volta quando avevo sedici anni. Dopo essere stata bullizzata, sono tornata in Inghilterra, dove ho vissuto con mia zia fino a quando i miei genitori hanno deciso che dovevo tornare in America per il moi ultimo anno di liceo. Come potete vedere, non ho molta fortuna, ed è proprio per questo che— Sono diventata la Vittima del Cattivo Ragazzo.
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POV di Bellatrix (alias Bella)
Non piangere, Bella, continuo a ripetermi nella testa mentre mia zia accende la macchina e mi porta sempre più lontano da casa. Beh, non proprio casa mia. È la sua casa, ma ci vivo da due anni e mi sembra casa.
— Tesoro, andrà tutto bene — dice zia Evie, guardandomi con la coda dell’occhio.
Annuisco in fretta, abbassando la testa per creare un muro protettivo con i capelli tra me e lei. Il fatto è che non andrà affatto bene. Prima di tutto, non ho mai voluto lasciare l’Inghilterra, ma l’ho fatto. Era due anni fa, e in quell’anno i ragazzi sono stati orribili. Mi prendevano continuamente in giro per i miei termini britannici e per il moi nome… non parliamo nemmeno del moi nome.
Sì, lo so che porto lo stesso nome di quella strega cattiva di Harry Potter. Ma l’osservazione era brillante. -______-
Dopo solo qualche mese in America, sono riuscita a convincere i miei genitori a lasciarmi tornare, per vivere con zia Evie. Tutto stava andando alla perfezione, fino a quando non ho ricevuto una telefonata dai miei che insistevano che tornassi in America per l’ultimo anno di liceo.
Mamma dice che è malata, ma l’ho sentita al telefono dire che tutta la famiglia sentiva la mia mancanza.
Allora ? Perché non possono semplicemente venire loro a trovarmi ?
Lo so, sembra crudele. Ma davvero ? Non posso sopportare di nuovo le prese in giro. Una volta ero una di quelle ragazze che stavano zitte e non dicevano mai cosa pensavano. Dopo essere tornata, mi piace credere di aver guadagnato un po’ di sicurezza. Sono testarda, certo, ma è davvero un difetto ? Ah, e ho anche un punto di rottura, e una volta superato… diciamo solo che non ne esce mai nulla di buono.
— Tesoro ?
— Sì ?
— Come dicevo, andrà tutto bene. Abbiamo fatto pratica con i termini americani, ricordi ?
Oh Evie, se solo sapessi che questo è il problema minore. In America, mi sento come se non riuscissi mai a integrarmi, e i miei compagni di scuola se ne assicurano. Ma adesso devo solo stringere i denti e affrontare quest’ultimo anno.
— Siamo arrivate, tesoro — annuncia zia Evie.
Alzo lo sguardo, sorpresa. Ero così distratta dai pensieri che non mi ero nemmeno accorta che l’auto si fosse fermata. Guardando il grande aeroporto davanti a me, sospiro ed esco dalla macchina. Ogni passo che faccio è sempre più pesante.
— Ascolta, tesoro, so che non vuoi partire. Ma devi. Ti prego, cerca di capire — supplica, aiutandomi a svuotare il bagagliaio.
Mentre entriamo, sento le lacrime pungere gli angoli degli occhi, ma mi rifiuto di piangere. Non ancora, almeno.
2 ore dopo
Faccio cinque respiri profondi, espirando lentamente, una cosa che ho sempre fatto per calmarmi.
— Ciao zia Evie — sussurro, evitando il suo sguardo.
Mi abbraccia forte e a lungo.
— Solo per un anno, tesoro. Solo per un anno.
Mi stacco da lei, le sorrido debolmente e attraverso il varco.
Solo per un anno. Le sue parole continuano a ripetersi nella mia testa.
Forse posso farcela.
7 ore e mezza dopo
Una gentile assistente di volo mi sveglia dolcemente.
— Tesoro, l’aereo è atterrato — dice con voce dolce.
Annuisco per farle capire che ho capito, mi slaccio la cintura e mi alzo in piedi. Passo cinque minuti solo a stiracchiarmi, poi apro il vano sopra la testa e tiro fuori la mia valigia e lo zaino. Dopo dieci minuti di attesa, riesco finalmente a scendere dall’aereo e passare il cancello.
30 minuti dopo
— Bellatrix !
Oh cielo.
Arrossisco mentre mamma corre verso di me, lanciandosi con tutto il suo corpicino contro di me.
— Ciao mamma — mormoro, spostandomi a disagio sotto gli sguardi degli altri presenti in aeroporto.
— Ciao tesoro ! — esclama allegramente papà da dove si trova, insieme alla mia sorellina e al moi fratellino.
Divento ancora più rossa mentre mi avvicino a lui.
— Ciao papà — mormoro, dandogli un breve abbraccio prima di andare dai miei fratellini.
— Ciao Sophie, ciao Luca — sorrido loro.
— Bellaby ! — gridano entrambi, saltandomi addosso contemporaneamente.
Ah già, i miei fratellini mi chiamano Bellaby. Lo so. I soprannomi… peggiorano sempre. Voglio dire, davvero ? Bellaby e Tesoro ? Sul serio ?
3 ore dopo
Mi butto sul letto, sopraffatta dalla stanchezza.
— Bellaby ?
