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Capitolo TRE

.. Quella corda. Alberto ha preso dalla tavola una lunga corda nera e ora la sta srotolando e poi piegando in due parti uguali con pochi gesti precisi e misurati. Alberto dedica uno sguardo alla ragazza e un altro alla platea di spettatori, ma poi quei suoi occhi verdi si posano su di te e sembrano volerti entrare dentro. Te chiudi gli occhi quasi a volerti nascondere, ma lui ha già afferrato i polsi della ragazza e ha iniziato a legarglieli strettamente dietro alla schiena. Lei si mette ad ondeggiare leggera senza muovere i piedi scalzi e lui inizia a muoversi intorno a lei avvolgendole anche i gomiti e poi le braccia così da bloccargliele attaccate al busto. Un atto di forza e una manifestazione di controllo assoluto, ma anche una danza quasi leggiadra tra due corpi che sembrano comunicare tra loro senza bisogno di parole, ma solo attraverso sguardo e tocchi leggeri. Durante tutte queste operazioni la musica di sottofondo è cambiata. Prima in sala c'era una musica strumentale a tema jazz, ma adesso è stata sostituita da una melodia più soft, più morbida, quasi suadente. Si sentono anche suoni della natura come il rumore di una cascata e il soffio del vento, suoni che si vanno lentamente a mescolare e si va a creare una sorta di nenia rilassante, un tappeto sonoro quasi ipnotico e leggero.

La ragazza che Alberto sta legando con così tanta enfasi da parte sua non ha mai smesso di sorridere. Mai, nemmeno per un secondo il suo sguardo si è incupito o la sua bocca si è alterata in una smorfia di dolore o di frustrazione. Ormai è totalmente bloccata dalla vita in su e braccia e mani sono assolutamente inutilizzabili, ma non per questo sembra in difficoltà e continua a muoversi assecondando le mosse di quell'uomo che continua a muoversi intorno a lei, ora più veloce e ora più lentamente.

Finalmente si fermano tutti e due. Alberto stringe l'ultimo nodo annodando due corde proprio sotto al seno della sua vittima e infine completa la legatura della stessa prima bloccandole la bocca con una grossa ball gag nera e poi coprendola con una mascherina chirurgica dello stesso colore. La musica si arresta e per un attimo nella sala risuona un silenzio assordante che sembra eterno. Poi dal fondo della sala qualcuno inizia a battere lentamente le mani e di li a pochi istanti tutti stanno applaudendo in modo convinto.

Te.. Hai appena visto davanti a te un sogno, anzi un incubo. Hai visto un uomo svelare un lato nascosto e inconfessabile e farlo con assoluta naturalezza e hai visto una donna donarsi a questa perversione con nonchalance e partecipazione. Ma la cosa che più di tutte ti ha turbato è stato l'applauso finale della platea. Cazzo, non siamo ne a teatro, ne al circo. Davanti a loro si è avverato un atto di palese abuso e sottomissione e questa risma di pervertiti non ha saputo fare altro che applaudire come se avesse assistito a un impresa sportiva o ad un atto di coraggio.

Scuoti la testa e stai per alzarti, ma Alberto dal palco sta incominciando a parlare al pubblico presente. Purtroppo non usa la lingua italiana e nemmeno quella inglese, ma un idioma incomprensibile che poi deve essere la lingua locale. Ti volti e vedi molti dei presenti ascoltare le sue parole con estrema attenzione e a tratti anche annuire e confabulate tra loro. Li fissi con curiosità e preoccupazione e poi ti accorgi che la ragazza legata è scesa dal palco e ora sta sfilando tra i tavoli accompagnata dagli sguardi pesanti e volgari di quegli animali turpi.

Stai per alzarti ed andartene e all'improvviso la ragazza cambia direzione e viene verso di te e inizia a scuotere la testa. Te sbatti indietro la sedia con più violenza del necessario per alzarti velocemente e lei ti è addosso e ti blocca parandosi davanti a te con il suo corpo legato. La guardi perplessa e leggi nei suoi occhi una supplica: capisci che non vuole che te ne vai, ma sai che lei ora è solo una bambola inerte, bella e desiderabile forse agli occhi di quel pubblico, ma comunque solo una bambola inerte. Vi guardate per qualche istante e poi parte un secondo applauso, ti giri per capire cosa sta succedendo e ti ritrovi Alberto vicino, sorridente e con quegli occhi verdi che sembrano lanterne nella notte.

"Sali sul palco, Maria. Sali ora.. O vattene. Non ti costringerò a salire, se sei una donna intelligente e so che lo sei capirai da sola che ti sto facendo un grande regalo a offrirti questa opportunità"

Boccheggi, ti manca l'aria. Una crisi di panico ti cala addosso, un'onda di paura ti sommerge e ti soffoca. Capisci solo che tutti stanno aspettando di vedere cosa sceglierai e che sei diventata il faro di quella sala. Chiudi gli occhi e li stringi forte, forse spero che quando li riaprirai ti ritroverai in camera tua e che tutto quello che hai visto finora era stato solo uno stupido incubo senza senso. Alla fine li riapri e..

Alberto non è più accanto a te. Ti giri e lo vedi sul palco, ti fissa e sorride e tiene in mano una lunga fune bianca con cui sembra giocare con noncuranza. Ti fissa e aspetta, ma non è l'unico. Ruoti lo sguardo intorno a te e vedi che tutti ti stanno osservando, arrossisci e sposti il peso su una gamba e poi sull'altra. Cerchi in te parole da dire, cerchi freddezza, cerchi raziocinio.. E poi ti giri e scappi via da quella sala, da Alberto, dai suoi occhi verdi, da quella platea di depravati, dalla ragazza legata che ora è seduta in braccio a un uomo a un tavolino in fondo alla sala. Scappi veloce e temi che ti fermeranno, hai paura di trovare le porte sprangate, hai il terrore di essere bloccata e riportata indietro con la forza..

Dieci minuti dopo sei seduta sul letto della tua camera, il corpo coperto di sudore e il viso solcato da calde lacrime. Nessuno ti ha fermato, nessuno ti ha parlato, niente è accaduto. Sei salita in stanza dopo aver ritirato le chiavi al desk e ti sei chiusa dentro a chiave e poi gettata sul letto a piangere, il corpo scosso da un tremore fatto di paura e di agitazione.

Non pensi a nulla. Se pensi troppo ti nasceranno i dubbi e questa è una cosa che vuoi assolutamente evitare. Alla fine controlli solo la posta elettronica e trovi la mail del tuo autista con indicato il suo telefono e l'orario del tuo appuntamento di domani mattina. Si, domani partirai e per almeno dieci giorni dormirai in un accampamento nel deserto, lontano da questo albergo, da questa gente, da questo mondo dorato fuori e lurido dentro.. Lontano anche da Alberto e dalle sue corde sinuose e dalle sue perversioni e sai suoi occhi verdi e dalle tentazioni e..

Basta così, Maria, ora basta. Ora smettila di pensare e di rimuginare, domani avrai una giornata lunga e devi rilassarti e non pensare più a nulla.

Consumi il resto della serata così: ti limiti a farti una doccia e a lavarti i denti e dopo ti senti stanca come se oggi avessi scalato una montagna alta e impervia.

Dormi, Maria. Domani alle sette del mattino sarai già in auto diretta ai pozzi petroliferi e ben presto questa serata diventerà solo un ricordo e niente più. Alberto sparirà dai tuoi pensieri, questo hotel diventerà un posto come mille altri, di quella ragazza e di quegli uomini in platea perderai tutto, anche solo il più flebile ricordo.

Ti giri nel letto dopo aver spento tutte le luci e dormi.. O almeno ci provi, nella testa ci sono ancora troppo pensieri e troppe idee. Chissà cosa è successo nella sala dopo che sei scappata, chissà come ha reagito Alberto alla tua fuga, chissà che fine ha fatto la ragazza, chissà ..

..E finalmente ti addormenti ..

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