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Capitolo DUE

Entrare nel privè alla fine non si è rivelato così facile. I due energumeni all'ingresso ti hanno squadrata come un'aliena e poi hanno maneggiato e controllato la busta con l'invito come se fosse una lettera minatoria o peggio. Alla fine uno dei due ha fatto una telefonata a qualche suo misterioso referente e solo dopo, finalmente, ti si sono schiuse le porte innanzi e sei potuta entrare nel privè.

Ti ritrovi a percorrere un corridoio semibuio rischiarato a fatica da flebili neon dalla luce rossastra appesi alle pareti. Muovi passi lenti e titubanti seguendo il suono di una musica dai suoni orientaleggianti e poi, dopo una svolta, sei nella sala. Un locale anonimo pensando all'hotel che la ospita, due palchi deserti in quel momento, una pista da ballo al centro e un altra su una pedana rialzata, tavolini illuminati da piccole lanterne, un bar dove in quel momento tre baristi stanno ancora sistemando bicchieri e calici in attesa del lavoro che al momento langue.

Ti si avvicina una ragazza del locale che ti guida fino a un tavolino posto proprio vicino alla pista da ballo centrale. La guardi: molto giovane, molto bella, molto poco vestita in quei veli di colore scuro che faticano a nascondere le sue forme prorompenti. Sul tavolino trovi una bottiglia di champagne (un vino che peraltro quasi detesti) e un semplice biglietto scritto su carta color oro. Ti accomodi e guardi l'orologio, in questo momento stanca come sei quella pista da ballo sembra un luogo di torture e la tua unica priorità valida sarebbe solo quella di salire in stanza il più velocemente possibile. Guardi però il biglietto che hai trovato sul tavolino e ne leggi il messaggio scritto sopra. Poche parole scritte a mano: un ringraziamento per aver accettato l'invito e la speranza di poter parlare con più calma a fine spettacolo. La firma è praticamente illeggibile, ma intuisci un Alberto o qualcosa di simile e pensi che deve essere l'uomo della hall, quello che deve essere il direttore di questo hotel.

Passa qualche minuto e bevi qualche sorso di champagne e intanto ti guardi intorno. La tua sensazione di essere fuori posto aumenta a ogni istante: agli altri tavoli ci sono praticamente soltanto uomini, sia locali che occidentali, tutti accomunati da un solo fattore che salta all'occhio prepotente anche a una semplice occhiata superficiale: il denaro e il senso di potere che questo denaro gli conferisce. Alcuni al tavolo hanno delle donne e anche loro sembrano tutte rispondere a dei precisi parametri: giovani, belle e spregiudicate. Le minigonne si sprecano, la volgarità dilaga, il senso di vuoto e quasi opprimente. Ti senti osservata e studiata: e la cosa ti disturba. Te non sei un pezzo di carne esposto nel banco del macellaio: sei una donna con un cervello, sei laureata, sei molto diversa da tutte le persone che popolano quello squallido night club. Ti rendi conto che là dentro sei davvero un corpo estraneo, un qualcosa che stride in quell'ambiente, una nota stonata a dir poco.

Quando la ragazza che ti aveva accompagnato al tavolo torna da te con un altra bottiglia di champagne e un biglietto di accompagnamento non resisti più e ti alzi stizzita.

Non sei in vendita e se lo fossi non vorresti essere acquistata da nessuna delle persone che affollano questo buco. Raccogli lo zaino dal pavimento quasi con rabbia e ti dirigi a passi decisi verso l'uscita masticando amarezza dentro di te, ma nel corridoio..

" Dottoressa, va già via? Non si ferma a vedere il piccolo spettacolo che ho organizzato per i miei ospiti?"

Ti fermi e arrossisci. Alberto é in piedi davanti all'entrata del privè e ti sta sorridendo, ma ha dipinta sul viso un espressione ambigua, a metà tra il deluso e il sorpreso.

"No.. Cioè, mi scusi.. Sì.. Solo che sono a disagio di là, mi sembra di essere fuori posto, una cosa sbagliata in un posto sbagliato, ecco"

"Dott Ssa, posso chiamarla Maria?"

Annuisci e abbassi la testa. Alberto ha degli occhi verdissimi che non avevo notato la prima volta in cui avevate parlato. Occhi verdi intensi e profondi, occhi che ti trasmettono una sensazione quasi fisica di controllo e di forza. Ti sembra quasi che quegli occhi ti stanno leggendo dentro e fuori e che non hai modo alcuno per sottrarti alla loro pressione, ti senti alla stregua di un libro a cui un bambino dispettoso minaccia di strappare lentamente tutte le pagine, una alla volta, con crudeltà e cattiveria studiata.

"Venga con me, Maria. Torni di là e assista alla mia umile performance e dopo le dedicherò un po' di tempo e le spiegherò tutto. Me lo promette?"

Dici di sì e scuoti la testa come a dire il contrario. Lui allunga una mano verso di te e ti ritrovi a tremare quando afferra la tua e la stringe delicatamente. Lui si avvia e te chiudi gli occhi e lo seguì senza dir nulla, il viso in fiamme, il corpo che trema, le gambe che sembrano sul punto di cedere. Rientrate nella sala e senti un applauso, per un attimo intimidita rallenti il passo, ma lui prosegue imperterrito nella sua andatura e alla fine ti ritrovi al tavolino dove eri seduta fino a pochi minuti prima. Alberto ti fa accomodare e poi ti si accuccia davanti e ti appoggia le mani sulle ginocchia.. E te vorresti morire in quel momento.

"Maria.. Ora salirò su quel palco e darò un po' di soddisfazione ai miei ospiti. Tu mi aspetterai qua e dopo parleremo insieme e ti spiegherò tutto di me e della mia vita e di chi sono realmente. Ti sei di certo già fatta un idea di me vedendomi qua dentro, ma posso garantirti che io sono molto diverso da quello che immagini.."

Non aspetta la tua risposta e le tue reazioni, non ne ha bisogno o almeno il suo atteggiamento è quello di un uomo che non è abituato a chiedere o a discutere . Si alza lentamente, ti sfiora il viso con una carezza e poi si gira e sale sul palco dove lo aspetta la ragazza del locale, quella seminuda, la stessa che ti aveva accolto la dentro e che ti aveva accompagnata al tavolo.

Vedi che sul palco hanno portato un tavolo di legno massiccio, ma non riesci a vedere cosa c'è sopra. Alberto leva rapidamente i veli alla ragazza e alla fine lei resta in slip e reggiseno color rosa chiaro. Lei è tranquillissima almeno a prima vista, si muove appena nelle sue ridottissime vesti tutte abbellite da strass e decorazioni. Alberto invece studia il tavolo con attenzione, ci passa le mani sopra come a cercare qualcosa di particolare e poi..

.. Si gira a guardarti e sorride, mormora qualcosa che non riesci a capire e poi, con un unico gesto armonioso, ma anche forte ed autoritario al tempo stesso prende qualcosa dalla tavola e poi si gira verso il pubblico che sta assistendo in un silenzio quasi surreale ai suoi gesti e alle sue mosse..

Guardi lui, le sue mani, la sua espressione trionfante e ti senti venite meno a quella vista. Poi giri lo sguardo sulla ragazza che sa parte sua sembra essere tranquillissima e dopo anche sulla platea che sembra essere diventata di pietra, ma da cui sale una tensione quasi palpabile, quasi fisica.

Riguardi Alberto e ti mordi le labbra, gli fissi quelle mani agili e veloci che sembrano vivere di vita propria e poi guardi quella..

Quella ..

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