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CAPITOLO UNO

È frustrante vedere la ragazza per cui hai perso la testa baciare un altro. Jennifer è davanti a me, con i suoi capelli biondi che brillano sotto la luce del sole del pomeriggio. Ogni giorno sembra più bella, i suoi occhi azzurri più luminosi, il suo sorriso più contagioso. Ride, inclinando la testa all’indietro, con un'eleganza naturale che mi fa impazzire.

Vorrei dirle che sono pazzo di lei, che la sogno la notte e che ogni volta che la vedo, sento un nodo stringersi nel petto. Ma ogni volta mi blocco. L’insicurezza mi inghiotte, la timidezza è la mia tomba. Mi passo una mano tra i capelli castani, cercando di non sembrare troppo sconfitto mentre lei cammina vicino a me, senza neanche degnarmi di uno sguardo.

Ride a una battuta di quel cretino del suo fidanzato, e il suono della sua risata mi trapassa l'anima. Invidio quel ragazzo da morire. Vorrei essere io al suo posto, vorrei essere io a farla ridere così. La mia mano si stringe inconsciamente in un pugno mentre li guardo passare.

Eppure, non faccio nulla per cambiare la situazione. La guardo da lontano, un sogno a occhi aperti che sembra sempre più irraggiungibile. La folla del campus si muove intorno a me, ma tutto si sfuma quando c’è lei.

«Sveglia, amico.» La voce di John mi riporta alla realtà. Mi passa una mano davanti al viso, facendo schioccare le dita.

«Scusa,» mormoro abbassando lo sguardo «ero sovrappensiero.»

«Me ne sono accorto, fratello.» John mi si piazza davanti, bloccando la strada con il suo solito atteggiamento sicuro. È alto, muscoloso, con quei capelli neri che sembrano sempre perfetti, anche quando il vento li scompiglia. «Jennifer ti ha fottuto il cervello, eh?»

Le sue mani si appoggiano sulle mie spalle, dandogli quel tocco da amico protettivo. Vorrei dirgli che non solo mi ha fottuto il cervello, ma anche il cuore, ma queste parole le terrò per me.

«È ora di andare avanti, devi fartene una ragione.» Mi scuote leggermente, il suo tono diventa più serio, come se fosse lui il mio terapeuta. «E infatti, io, che sono uno…» enfatizza la parola con una teatralità che lo caratterizza. «…dei tuoi migliori amici, ho organizzato una serata che metterà fine a questa storia, una volta per tutte.»

John allarga le braccia come se stesse annunciando un miracolo. Mi fissa con quel sorriso pieno di sicurezza che gli ha sempre garantito successo con le ragazze. Io non sono come lui, mi nascondo dietro un’ombra di esitazione che mi paralizza.

«Cos’hai in mente questa volta?» chiedo, sapendo già che ci sarà qualcosa che coinvolge delle ragazze. John è il bello del gruppo, il carismatico, e riesce sempre ad attirare l’attenzione. Tutte tranne Jennifer, ovviamente. Lei è l'unica che non ha mai tentato di conquistare, e per questo lo rispetto più di quanto lui possa immaginare.

«Questa sera ci si diverte alla grande, fratello.» Mi dà una pacca sulla spalla e inizia a camminare accanto a me. «Niente più Jennifer, niente più musi lunghi. È tempo di rimettersi in pista! Hai ventiquattro anni, cazzo! Sei giovane, hai tutto il tempo per divertirti, per conoscere gente nuova. Ma se continui così, ti stai perdendo tutto!»

Il suo tono si intensifica, e sento il peso delle sue parole. Mi accorgo che sta cercando di motivarmi, ma tutto ciò che riesco a pensare è che Jennifer è tutto ciò che vedo.

«Lei è il tuo mondo, ma tu non sei il suo.» Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. «Devi viverti questa vita a mille, devi ridere, ballare e, soprattutto, scopare! Non puoi lasciare che una ragazza ti riduca così, non te lo permetterò!»

«Okay, okay.» Mi fermo, alzo le mani in segno di resa. Il sole inizia a calare, tingendo il cielo di sfumature arancioni e rosa. John mi fissa, aspettando una risposta convincente. «Verrò ovunque tu voglia e cercherò di divertirmi.»

«CERCHERAI?» esplode, incrociando le braccia sul petto, il suo sguardo severo. «Non cercherai un bel niente. TI DIVERTIRAI!»

Mi guardo intorno, imbarazzato dalla gente che potrebbe sentirlo, ma lui non sembra preoccuparsi. La sua voce risuona nel cortile come se fossimo in mezzo a un concerto.

«Mi divertirò sicuramente,» mi affretto a dire, cercando di calmare la sua esuberanza.

«Ecco, ora sì che ci siamo.» Mi dà un’altra pacca sulla spalla e sorride soddisfatto. «Sei con me, amico. Questa serata sarà leggendaria.»

Proseguiamo verso la sua macchina, e cerco di concentrarmi su altro, come il fatto che devo comprare una torta per il compleanno di mia madre. Senza il passaggio di John, non arriverò mai in tempo in pasticceria.

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