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06

06

Quanto è pericoloso… Il pensiero mi attraversa la mente per sparire subito dopo.

No, non è pericoloso. È solo protettivo.

La mia mente riproduce l’incidente alla mensa.

Chris è davvero così pieno di sé da chiamare il suo gruppo di sportivi un branco ? È la prima volta che ne sento parlare.

E quel lampo di dolore che ho visto sul suo viso ieri ? Oppure me lo sono solo immaginato ?

Aggrotto la fronte, confusa.

Sono l’unica ad aver sentito quella scossa il primo giorno in cui gli sono andata addosso ? L’ha sentita anche lui ? Scuoto la testa per schiarirmi le idee.

Perché sto sprecando il moi tempo a pensare a lui ?

Sbuffo, esasperata.

Chris non vale il moi tempo.

È solo uno sportivo con un ego smisurato. Sì, magari è anche bello, ma probabilmente è pure stupido.

Annuisco, soddisfatta della mia conclusione. Niente più pensieri su Chris Wayne.

Finisco i compiti verso le nove. C’è Supernatural in TV, ma non riesco a tenere gli occhi aperti.

Tutto sembra muoversi velocemente mentre i miei occhi cercano di abituarsi. Mi guardo attorno, incuriosita, e vedo alberi altissimi ovunque. Sono nella foresta di Moonlight.

Mi fermo per godermi il paesaggio, guardando le piccole creature che si muovono innocenti, senza alcuna preoccupazione. È uno spettacolo bellissimo.

All’improvviso sento qualcosa colpirmi la schiena. Mi siedo di scatto, sorpresa, e guardo dietro di me. Urlo, inorridita da ciò che vedo. Ma invece di un grido esce un guaito. Che cosa… ? Abbasso lo sguardo e vedo del pelo bianco. Poi ancora pelo. Giro il collo di nuovo e sì, c’è una coda folta e bianca.

Devo davvero smetterla con queste serie TV, penso.

Ma per ora voglio godermi questo sogno. Balzo in piedi e assaporo la sensazione del vento che soffia attraverso il moi manto. La mia lupa desidera la velocità, desidera la libertà.

Un lampo nero appare davanti a me e un grosso lupo nero inizia a corrermi accanto.

Nessuna traccia di bianco, solo i suoi occhi di un azzurro pallido.

Chris.

Ok, ora si sta esagerando. Quando parlava di branco di certo non intendeva questo.

La mia lupa completamente bianca contrasta con la sua completamente nera.

Stiamo bene insieme.

È come se fossimo fatti per stare insieme.

Appena quel pensiero mi attraversa, lo soffoco. Non posso pensare così. Posso essere attratta da lui, ma non andrà oltre il fatto di essere compagni di chimica.

Metto da parte quel pensiero e mi godo l’adesso. Stiamo saltando sopra un tronco caduto quando improvvisamente mi sveglio di colpo.

L’odore dell’alcol mi invade le narici, proprio mentre una mano callosa mi copre la bocca.

Non so se il respiro affannato viene da me o dall’uomo sopra di me.

Hai quello che ti meriti — sussurra con rabbia.

I miei vestiti vengono strappati brutalmente, subito seguiti dalla biancheria.

Si sdraia su di me, il suo peso mi toglie il respiro.

Sospiro di sollievo quando si solleva, ma poi sento chiaramente il suono di una cerniera che si abbassa.

Il panico mi assale, mi dimeno sotto di lui ma è inutile.

Sento qualcosa toccarmi le cosce interne e lascio che le lacrime scendano.

Questo gli vale uno schiaffo violento in faccia.

Hai quello che ti meriti, puttana ! — urla salendo su di me.

Provo a muovermi, ma non riesco.

Così resto lì, le lacrime calde che mi bagnano il viso, mentre lui mi violenta. La sua mano lascia la mia bocca per afferrarmi l’anca e muoversi più velocemente.

Un singhiozzo mi sfugge quando mi affonda le unghie nel fianco.

Avrò un altro livido.

Chiudo gli occhi con forza, tutto quello che vedo è nero, il colore del suo cuore malvagio. Dopo qualche minuto lo sento urlare mentre si scarica su di me, poi crolla.

Sento un crack, mentre una costola si rifrattura. Urlo dal dolore, ricevendo un pugno in pieno viso.

Chiudi quella cazzo di bocca, puttana ! — urla ancora.

Giro la faccia dall’altra parte, piangendo per il dolore lancinante al fianco.

Ho detto che devi stare zitta ! Te lo meriti ! È colpa tua ! — Un altro pugno in faccia, il sangue mi esplode in bocca.

Vedo stelle dietro le palpebre chiuse, il dolore alla mascella è insopportabile.

Sento il letto che si muove, poi la porta che sbatte.

Non riesco a muovermi, la testa, le costole e la mascella mi fanno troppo male.

Sono troppo debole per spostarmi, così resto lì. Quando finalmente il sonno mi raggiunge, prego di morire.

Sam :

------Lunedì------

Non voglio andare alla settima ora, e non è solo per colpa di Chris… beh, forse un po’ sì.

Ma certo che mi terrorizza, anche il modo in cui ha spaventato John dimostra che ha un brutto carattere.

Mi costringo a camminare e a sedermi accanto a lui.

Oggi indossa una semplice maglietta bianca a V, jeans scuri e stivali marroni.

I suoi capelli scuri e corti sono spettinati ma riesce comunque ad avere un bell’aspetto. Quando mi lancia uno sguardo, mi costringo a guardare altrove, facendo finta di scrivere sul quaderno.

C’è qualcosa in lui…

Scuoto la testa, cercando di scacciarlo dai pensieri.

Che cosa c’è che non va in me ? Lui è solo uno dei “popolari” e io sono “l’estranea”.

Devo solo tenermi alla larga.

Così sposto la sedia il più lontano possibile da lui.

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