Capitolo 4: incontro inaspettato
Pov’s Sherille
Entro nel bar-ristorante dove lavoro, poso dietro il bancone la borsa e inizio a prepararmi: indosso, celermente, il grembiule, dove è raffigurato il logo del locale e detergo le mani. Dopo poco fanno irruzione i miei amici, si accomodano sugli sgabelli dinanzi al bancone mentre io mi accingo a preparare un cappuccino. "Buongiorno" proferiamo solenni in coro. “Pronti per un super caffè mattutino? domando retorica, visto che già le cialde sono inserite nella macchinetta. "Pago io" proferisce Emma, tentando di precedere i miei scaltri movimenti "Tranquilla faccio io" la rassicuro, ma nell’esatto momento in cui apro la cassa, delle monete vengono scagliate al loro intento, rizzo lo sguardo, destabilizzata dalla sua furba mossa, accettando la mia sconfitta..
"Stasera a casa mia?" propongo, amo i nostri soliti venerdì sera: "Giochiamo a poker, una birretta oppure dovrebbe arrivarmi la telefonata ha detto che ha uno scoop enorme" e enunciando ciò arcuo un sopracciglio palesando il mio sorrisetto furbo.
"Sherille no! non ti intrufolare in cose più colossali di te" mi avverte Riccardo. Sono cosciente del fatto che mi sto esponendo ad un rischio esponenziale mettendo a repentaglio, non solo la mia vita ma anche quella dei miei migliori amici. Stilo articoli per un editore, taccagno e pitocco e posso affermare, con certezza, che sono colei che gli fa trarre un buon profitto di fiorenti quattrini, ma sono comunque costretta a fare un doppio lavoro dato che mi sta taglieggiando: o mi accontento di seicento euro al mese o lui mi alienerà al miglior offerente e al momento ci sono parecchie persone che vorrebbero la mia testa, e fornirgliela su un piatto d'argento non rientra certo nei miei piani.
"Cos'è?" domanda Abigail, timorosa della mia eventuale sentenza.
"Un video pare" confuto senza adocchiarla, come se la cosa fosse superflua.
"No Sherille, hai la minima idea di cosa potrebbe capitare se ti scoprissero? E’ troppo pericoloso" ribatte Emma
"Amo il pericolo" obietto banalmente. Subito dopo percepisco il campanello dell'entrata del bar trillare e con uno sguardo furbo, la nostra conversazione capitombola nei nostri antri, e un mutismo si genera . Una chioma bionda entra nel locale seguito da occhi di ghiaccio, un Thor pronunzierei se non fosse per l’assenza del martello, come il mio personaggio preferito. Mi smarrisco incontrando, meramente, quei occhi azzurri così profondi tanto che Riccardo è costretto a rifilarmi un calcio da sotto la sedia per farmi riprendere. Una volta riacquisto il controllo delle mie facoltà, scruto attentamente la figura: somiglia così tanto ad un Ivan’kov ...Ma la cosa sarebbe pressoché impossibile: d'altronde uno dei mafiosi più nocivi al mondo potrebbe venire in un bar di un microscopico paese del centro Italia? Soprattutto se si considera che il mafioso in questione è russo. Ecco le possibilità che una cosa del genere capiti oscillano tra l’impossibile e l’inesistente.
Lo sconosciuto si dirige, dunque verso la porta del ristorante e si dilegua dietro ad essa dopo avermi abbandonato uno sguardo inquisitore.
Intanto i miei amici iniziano ad agitarsi: "Sherille!" "Non è lui" "È lui" "È più basso" "Sherille!" "Non è lui" ripeto più volte, nel vano tentativo di calmarli.
"Come fai a dire che non è lui?" mi chiede ovvia Emma "Perché... beh insomma, quale potente e ricco mafioso verrebbe in un bar-ristorante scadente e non stellato, locato in un paesino qualunque?" la mia argomentazione non fa una piega:ho ragione io, punto.
Continuo a svolgere il mio lavoro per altre due ore e poi giunge finalmente la pausa pranzo: Ormai non sento neanche più i piedi per la miriade di clienti che avevano bisogno di caffeina per iniziare al meglio la giornata. Esco fuori dal locale con l’estrema necessità di una sigaretta,per evitare di collassare a terra. Appena aspiro la nicotina i miei muscoli si rilassano immediatamente. Rilascio la nube di fumo passivo, rimanendo ad osservare come ballonzola leggiadro nell’aria. Coloro in questo modo il mio respiro ma è solo un modo per vederlo e sapere che io sono ancora viva.
A rovinare il momento di quiete è il mio telefono che si mette a squillare. Accetto, nell’immediato, la chiamata , conoscendo già il mittente: "Parla" ingiungo
Mi risponde una voce distorta: "Fra tre ore nella Via dei Monoliti; puntuale. Parola d'ordine: riccio"
"Come faccio a proferire riccio senza destare sospetti? Mi prenderanno per pazza" ribatto dubbiosa.
"Problemi tuoi" Conclude e aggancia, insolente.., “Sempre gentile a quanto vedo, Sorcio.” medito mentre rintroduco il telefono nello scomparto del grembiule.
"Sherille, vogliono te al tavolo sedici" mi informa il mio collega da dentro il retro del locale.
"Sto in pausa pranzo" replico voltandomi verso di lui, con ancora la sigaretta tra le labbra. “Ora anche la pausa pranzo mi prendono?” medito maledicendo lo sconosciuto che ha richiesto la mia presenza.
"Non vuole sentire scuse, il signore". Sbuffo e torno dentro, spegnendo la sigaretta e buttandola nel cestino della spazzatura. Ghermisco i piatti che ha ordinato questo rompiscatole e li conduco al suo tavolo.
"Altro signore?" domando cordiale, con una pazienza che neanche Gesù vantava di possedere. “ Se quando muoio non finisco in paradiso, giuro su quanto è vero che mi chiamo Sherille, lo distruggo.” pondero irosa, mentre il desiderio di prendere a calci il cliente ,dinanzi la mia figura, balena indulgente nella mia mente.
Il viziato in questione, è quello che si è immesso nel sudicio locale due ore prima, al che sorge spontanea la domanda: ma non potevi ordinare prima?! Esce, gioioso, il titolare del locale che si approssima al suo tavolo correndo goffamente: è un uomo sulla cinquantina, viscido sia fisicamente che caratterialmente; basti pensare la cintura sotto la camicia non si vede per l'enorme pancia che porta. . "Oh il nostro ospite d'onore, come sta? Vedo che ha richiesto la nostra lavoratrice migliore" mette la sua mano sul mio fianco che prontamente tolgo visto che stava scendendo sempre più in basso, e nell’immediato il mio volto si dipinge una smorfia di puro disgusto. Serro la mano in un pugno le nocche mutano in un bianco giallastro percepisco le unghie rompersi sotto la pressione e la mia carne lacerarsi. "Io torno in cucina" annuncio, con passo svelto mi rifugio in cucina "Beh, noi le preferiamo più servili vero" la voce del titolare riesce a raggiungermi... Povera moglie chissà quante corna ha... Una sensazione di repulsione mi logora il midollo osseo.
Pov’s Aleksey
"In realtà le preferisco con gli artigli" replico, disgustato dal comportamento di Orlando: un uomo talmente infido che anche io considererei una soddisfazione senza eguali piantargli un proiettile in mezzo alle orbite. . Dopo un po' spolvero il cibo nel piatto, retribuisco il lavoro svolto e mi precipito al bar per centellinare il caffè e per godere della compagnia della bella ed intrigante lavoratrice. Giungo e noto che è indaffarata ad accingersi nel realizzare alcuni alcolici "Ecco a voi ragazzi" dice porgendogli i bicchieri e lo scontrino mentre i ragazzi depositano i soldi sul bancone al cospetto di quei occhi vigili.
Dopo che questi sono usciti, ordino anche io: "Un caffè cara""Arriva subito" ribatte mentre inizia a preparare, celermente, il caffè: non mi rivolge nessun sorriso cordiale come agli altri anzi il suo unico sforzo consiste in una breve occhiataccia.. Mi porge il caffè allegando, al suo fianco, lo scontrino, mentre continua a far avanti e indietro per gli altri ordini. "Verso che ora finisci?" domando incuriosito, come replica ricevo uno sbuffo, affatto cordiale da parte sua. Ragazzina non osare sfidare la mia remissività!” commento interiormente il suo comportamento.
"Fra un'ora" proferisce poco dopo.
"A che ora hai la pausa? Sembra che oggi non ti sia mai fermata" continuo gioioso del successo della conversazione
"Oh sa’ qualcuno, davvero poco rispettoso dei diritti degli altri, ha insistito perché gli portassi dei piatti, e indovini chi è? Lei!" Bercia ovvia, “Cara Sherille, stai sfidando la sorte, senza nemmeno saperlo” confuto mentre la scruto.
"Non dovresti essere gentile con i clienti?" trastulliamo al suo stesso gioco.
"Non c'era scritto nel contratto" ribatte duramente, intenzionata a parlare il meno possibile con il sottoscritto.
"Con quella lingua, biforcuta che ti ritrovi, farai perdere molti clienti al mio amico" dico cercando di far avanzare la conversazione. “amico, per modo di dire.” mi appunto mentalmente.
"Vi Assomigliate molto sapete ma comunque stia placido il locale va avanti meravigliosamente" Touche, continua ad analizzare l'orologio come se dovesse scantonare via per un appuntamento.
Al che chiedo "Hai un appuntamento?" mi esamina con fare interrogativo alla mia asserzione "Continui a scrutare quell'orologio" argomento, mentre con un cenno del capo indico l'orologio a pendolo dietro di me.
"No voglio andare solo a casa". Ribatte mentre continua a dare un taglio alla conversazione.
Dalla porta noto fare la sua pavoneggiante entrata Riccardo, il suo migliore amico "Ti ci accompagno io non mi fido" sbotta mentre lei lo scruta con gli occhi sgranati rammentando la sua bugia e la sua dignità è capitombolata, rovinosamente,come le torri gemelle l’undici settembre, e intanto sulle mie labbra affiora un sorriso beffardo.
"Non sei mio padre" Ribatte contro l'amico.
"Non ti lascio ammazzare, amica mia" continua lui, irremovibile.
"Ammazzare esagerato, non è che mi volto e mi trovo uno psicopatico pronto a torturarmi per il gusto di farlo" proferisce ridendo alla sua asserzione, mentre con un la mano spazia verso il lato del locale dove sono seduto anche io. Con questa affermazione mi sento stranamente colpito, chissà perché. .
"Ti accompagno io e non voglio sentire scuse" ribadisce il ragazzo, sempre più deciso.
A questa ennesima affermazione lei sospira, cedendo: "Va bene allora ci imbatteremo insieme al riccio l."
"Porto I pop corn" asserisce Riccardo sorridendo vittorioso.
"Io, i secchi per rigettare tutto ciò che abbiamo rifocillato, conoscendolo non so’ cosa ci sia là dentro" ribatte ironica Sherille.
"Perché devi sempre scegliere film horror?" domanda lui esasperato.
"Non lo so, mi piace l'adrenalina" dice lei ridendo "Te sei completamente pazza"
"Ecco perché sei mio amico" Conclude lei.
Pov’s Sherille
Con un semplice piglio Riccardo aveva compreso dell'ingombrante presenza dell'omone, con la coda dell’occhio ho notato il perspicace piglio incuriosito dell’uomo, e le orecchie leggermente rizzate affermano la mia tesi.
A fine turno mi rimuovo il grembiule, lo appendo e artiglio, celermente, la borsa "Scusa, io devo pagare" il tono di quello strambo biondino viziato è borioso "Giacomo occupati del signore io ho terminato. "Dichiaro uscendo con al mio fianco il mio migliore amico.
Arriviamo nel luogo precedentemente indicato da Sorcio e appena lo avvisto mi approssimo alla sua sagoma. Sorcio è un tossicodipendente e lo si evince dai suoi occhi come quelli di mio padre quando si ripresentava a casa, in astinenza dalla droga e randellava mia madre per avere i soldi. Ghermisco il denaro richiesto e glielo porgo: appena li artiglia mi lancia un DVD. "La Bratva si trovava un anno fa in Australia e questo è il video del loro interrogatorio punitivo verso i delatori australiani. E’ crudo, buona fortuna, ma comunque è bello fare affari con te" e subito si eclissa dalla mia vista.
Io e Riccardo giungiamo a casa mentre continuo a rimuginare a quel ragazzo che ho incontrato quella mattina in Australia... e se fosse davvero Ioann? “No, no, no, no e no! Sherille razionale!” mi asserisco mentre ritrovo contegno. Appena entriamo in casa, artiglio subito il computer, inserisco il DVD e lo avvio. L’unico modo per mettere fine ai miei sospetti in un modo o nell’altro è studiarlo e io non ho intenzione di perdermi un solo istante, di questa propizia tempestività.
Pov’s Aleksey
Sto incedendo per la via di Sherille "Pss, ragazzo" Percepisco una voce, mi volto ma non scorgo nessuno. "Quassù" isso lo sguardo, e una vecchietta che risiede esattamente dinanzi alla casa della mia riccia. "Vieni, ti spiegherò tutto" enuncia dischiudendo l’inferriata.
Il reo numero uno dei paesini, soprattutto quelli dimenticati da Dio come questo, sono proprio le nonnine che ficcano il naso nelle dimori altrui. Procedo per le scale e giungo in un salottino, la donna mi scruta "Sei carino per lei, vieni, vieni" “per chi?!” mi chiedo sempre più confuso.
Mi conduce in un piccolo balcone: "Riesci ad intravedere una ragazza in quella finestra?" domanda. Per migliorare la mia vista, assottiglio gli occhi e metto a fuoco quando noto, la ragazza in questione ovvero Sherille, appaiata dal suo migliore amico. Adocchio, poi, un computer, dove probabilmente, verrà riprodotto il DVD.
"Si." replico alla sua domanda. "Bene, tu mi sembri carino, lei ha diciannove anni tu sui ventidue" ma che va’ dicendo questa decerebrata?
"In realtà ne ho ventiquattro" chiarisco.
"Perfetto non li dimostri, caro" Oh, per gli dei, non vagheggerà che tra me e la ragazza ci potrebbe essere qualcosa.
"È carina?" inizio ad analizzare il suo delicato viso, ha gli occhi fissi sullo schermo luminoso, Riccardo le cinge spaurito il braccio la sua reazione, invece, è totalmente passiva "Molto" pondero ad alta voce.
"Oh, sarete carinissimi insieme, voglio tanti bei nipotini “Dovrei telefonare il 118 per questi ghiribizzi?” medito, inquieto anche per la mia salute. Capto un movimento scaltro, all’interno della casa che mi ritrovo a scrutare, Sherille clicca, ripetutamente, un tasto del dispositivo, alzandosi con una mano poggiata sulla bocca e si precipita fuori dalla stanza.
"Oh si! Si è incinta, mi dispiace ragazzo, non ci servi più" esclama la vecchietta, applaudendo contenta.
"Credo che sia per il film, visto che anche il ragazzo sta rigettando ciò che aveva taffiato a meno che anche lui sia incinto" replico ironico… Il mio sistema nervoso si escoria ad ogni asserzione sulla ragazza. Ma forse sarebbe più opportuno chiedersi il perché di ciò.
