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CAPITOLO 5

La villa

Sono uscita oggi dall’ospedale ma non voglio assolutamente tornare nel mio appartamento. Quindi decido di farmi portare dal tassista alla villa di Seth. Farei di tutto pur di non incontrare James.

Suono al citofono e quasi scappo via, ma un uomo molto anziano mi apre e mi fa entrare.

Da fuori l’interno non si può vedere a causa dei muri alti, ma varcato il cancello c’è una distesa verde con delle aiuole qua e là, poi una fontana nel mezzo.

Un vialetto di breccia porta alla scalinata della casa, dove si erge la grande porta monumentale. Il signore non mi parla, si limita a fare il suo lavoro di maggiordomo.

L’entrata è magnifica, ogni minima cosa ha lo zampino del lusso vero e proprio, ma la cosa che d’impatto mi è sembrata spettacolare sono i pavimenti. Sono trasparenti ma non riflettono le persone, o le cose. Illuminano e basta. Tutto è come dire, bianco e in stile moderno. Ci sono 5 bagni solo nel piano inferiore, poi ce ne sono altrettanti nel piano superiore.

Ci sono 7 camere da letto, 3 stanze studio, 2 stanze per giochi e hobby e due stanze sono chiuse a chiave.

La cucina è al di sotto del piano terra, ed è gestita da numerosa servitù, che abita lì sotto, in un appartamento come quelli del palazzo.

Seth è fuori, dall’altra parte del giardino, in veranda e sta bevendo del thè. Quando si accorge di me si gira e mi guarda.

La mia faccia è triste, solo io so che provo, ma lui sembra capire esattamente come mi sento.

Vorrei tanto parlare con la sorella, vorrei chiederle come si fa a superare la cosa o come si fa per togliersi l’odore dello schifo addosso.

Mi avvicino e mi siedo accanto a lui.

Seth: “sapevo che avresti cambiato idea”

Io: “io pensavo di non trovarti”

Seth: “il mio viaggio è stato rimandato stamattina”

Io: “non ho voglia di condividere qualcosa con te Seth, mi dispiace, vado via”

Seth: “la casa è grande, lavoro tutto il giorno, se il tuo problema è che ci sono io devi stare tranquilla, non mi vedrai mai”

Io: “rimarrò per poco. Devo comunque andare a prendere le mie cose.”

Seth: “non tornerai lì dentro, ho già dato ai miei uomini l’ordine di portare le tue cose qui”

Io: “non ti dirò grazie per tutto questo”

Seth: “non lo faccio per te”

Il maggiordomo mi accompagna nella mi stanza, che si trova alla fine dell’ala est della villa, e mi fa sapere che la camera del signor McCartney è esattamente nell’ala opposta.

Vuole che mi senti a mio agio.

Apprezzo questo suo gesto ma mai potrò credere che lui sia buono. Comunque la stanza è bellissima, ma non voglio descriverla, dovete immaginarvela come la stanza dei vostri sogni. Io avevo la mia stessa casa grande come quella stanza.

C’è un balcone, e da qui si vede praticamente la veranda dove ero prima. Decido di riposare un po’, voglio svegliarmi e dire che è tutto un sogno.

Non so bene quando, se dopo poco o molto, mi sveglio e ci sono mille persone davanti a me. Sono ancora frastornata dal sonno e non focalizzo bene, c’è anche Seth, e hanno tutti una faccia preoccupata. Mi passo una mano sulla fronte e mi accorgo che sto sudando.

Rimaniamo improvvisamente io e Seth da soli e comincio a capire qualcosa. Lo guardo e lui è preoccupato per me.

Seth: “hai avuto un incubo”

Io: “ma io non ricordo nulla”

Seth: “meglio così, anche mia sorella li aveva, ma si ricordava ogni dettaglio. Vuoi dell’acqua?”

Io: “no, non voglio bere. Seth non devi stare qui per favore va via. Non sono tua sorella, e dopo quello che è successo non credo io ti possa perdonare. Quindi starò bene, grazie, ce la posso fare anche da sola.”

Seth: “come vuoi, ci vediamo a cena, verso le 8”

Decido che voglio fare una doccia, il bagno è nella stanza, solo la mia camera e quella di Seth hanno il bagno dentro, mentre le altre stanze ne hanno uno in due. Mi faccio un bel bagno caldo e vado in cucina dove si sente già un profumino niente male.

Domitilla è la responsabile delle camere, Priscilla e Travis del giardino, l’anziano Sergey era appunto il maggiordomo, Elga della cucina…leggo un cartellone dove sono scritti i turni e i gruppi. Ma smetto perché non mi va più.

Mi avvicino ad Elga, tutta impegnata nel cucinare.

È una donna bassina e robusta, co delle mani molto rovinate e degli occhi stanchi, ma se la guardo già le voglio bene. Esprime serenità e fiducia.

Io: “lei è Elga vero?”

Elga: “Oh mia cara, cosa ci fai qui?”

Elga: “non so che fare”

Elga: “il signore non vuole che si parli con noi”

Io: “il signore è stronzo!”

Elga: “non giudicarlo male, ne ha dovute passare tante. Dovresti tornare su”

Io: “voglio aiutarti Elga, ti prego dimmi cosa posso fare”

Elga: “se sai fare una torta al cioccolato con piacere, al signore piace veramente tanto, si accorgerà che non è la mia ma credo non ti importi”

Comincio a preparare la torta, sono felice, o meglio, non penso a niente.

Elga sta disossando la carne, e l’odore del sangue mi entra fino al cervello e mi fa ricordare la pozza dentro l’appartamento. La pozza sulla quale sono stata per non so quanto tempo.

Scaccio via i pensieri e mi concentro sulla torta, assaggio il composto e la inforno. Elga mi dice che devo risalire, che Sergey mi sta cercando da parte di Seth.

Appena mi vede salire le scale della cucina, Sergey rimane immobile, gli sorrido ma lui è molto serio, e vado nella sala da pranzo.

Seth è al computer, mentre un suo collega, credo, è al telefono dalla parte opposta. Prendo a sedere distanziandomi molto da loro. Seth fa cenno a Sergey di far portare la cena, nel mentre il suo amico spegne il telefono e si siede.

X: “ciao, tu devi essere Rebecca”

Io: “ e tu chi sei?”

X: “Sono il cugino di Seth, mi chiamo Valerio, lo aiuto negli affari, sai è da quando Hanna e Sophie sono andate via che non vedo una ragazza alla villa”

Io: “chi sono Hanna e Sophie?”

Seth: “non posso lasciarti da solo neanche un minuto Valerio. Che ti hanno detto?”

Valerio: “accettano!”

Intanto Elga e alcune domestiche servono la cena a tavola, pasto per pasto ed è tutto buonissimo.

Finché non arriviamo a mangiare la torta, sono ansiosa di sapere come è venuta. La assaggio ed è buona come al solito. Seth mi guarda e poi guarda Elga. Si alza di scatto, mi prende per il braccio e mi porta in salone, dove gli altri non possono sentirci.

Seth: “Elga non ha mai fatto una torta al cioccolato così”

Io: “a me piaceva”

Seth: “era molto buona infatti, Elga non è mai stata brava con i dolci, mi vuoi spiegare perché hai parlato con lei o con chissà chi?”

Io: “non sapevo che fare e sono scesa in cucina, ho chiacchierato con Elga mentre facevo la torta e sono risalita”

Seth: “non farlo più”

Io: “ sei tutto strano Seth, non è nulla di male, che senso ha non poter parlare con loro”

Seth: “sei troppo curiosa, comunque gradirei che mi dessi ascolto”

Io: “non mi diranno nulla su di te, primo perché sei il loro padrone, e l’ho detto in senso figurato e secondo perché a me non interessa sapere nulla.”

Seth: “non mi era sembrato così a tavola”

Io: “devi dire a tuo cugino di tenere la bocca chiusa allora”

Così faccio finire la conversazione e torno in sala da pranzo per finire la mia torta, Seth non torna indietro con me ma va fuori in veranda. Io così posso aiutare Elga con i piatti sporchi. Quando la cucina e la sala sono apposto vado a fumarmi una sigaretta in giardino e mi raggiunge Valerio.

Valerio: “Devi essere molto importante per Seth”

Io: “perché?”

Valerio: “Hanna e Sophie sono rispettivamente la sorella e la donna per cui era impazzito, una volta, dopo che si sono trasferiti qui, Sophie lo raggiunse ma per pochi giorni. Ne era innamorato. Ma era solo una trappola per arrestarla. Alla fine Seth le disse di scappare ed è da tre anni che Sophie non si fa viva. Hanna adesso è in un convento a purificarsi l’anima, non credo che prenderà la via del signore, ma sarebbe bello che vi conosceste. Quindi se ha portato qui te è perché sei importante”

Io: “credo che mi abbia solo visto come un caso drastico, quello che mi è accaduto per stare qui è colpa anche sua, ma non fa niente, rimarrò per poco. Giusto il tempo di trovare un’altra sistemazione.”

Valerio: “vuoi andare via da Milano?”

Io: “Si, il più lontano possibile da qui e da casa mia”

Finita la sigaretta salgo su, ma non sono stanca, accendo il computer e leggo i messaggi di posta.

Mia madre. Drew. Mio padre. E chi più ne ha più ne metta. Poi mi accorgo di una e-mail segnalata dal pc come spam, come oggetto aveva una foto di un paio di mutandine.

Erano le mie mutandine. Decido di leggere il messaggio nonostante tutto.

“Rebecca, sai è stato del bel sesso, sappi che non posso commettere il rischio che tu vada in giro a spettegolarne, finché sarai da mio figlio andrà bene, ma dopo sarò costretto a cercarti per farti stare zitta. O con il sesso o con una pallottola. Decidi tu. Mi dispiace ma è stata colpa del tuo rifiuto. Andava tutto così bene. Ti piace l’immagine? Le ho sempre con me, per ricordarmi del tuo profumo. Rispondimi Rebecca, e fa attenzione a quello che fai”

Mi vengono le palpitazioni, cancello il messaggio, fumo alla finestra tre sigarette e poi mi accascio sul letto. James mi avrebbe perseguitata dovunque andassi e questo avrebbe tolto la mia libertà. Mi sarei dovuta nascondere, ma dove? Mi avrebbe cercata.

E se fossi rimasta con Seth? Si come no! Seth è come il padre, ha la violenza con sé e di certo non ho voglia di rimanere più del dovuto qui dentro.

Magari parlerò con Valerio, ma non mi posso fidare di nessuno qui dentro.

Bussano alla porta, è Seth.

Seth: “ti ho portato dei sonniferi, dovresti prenderli, almeno non avrai incubi”

Io: “non li prenderò”

Seth: “Cosa hai?”

Io: “nulla!”

Seth: “eh allora cosa stai leggendo?”

Io: “non ti riguarda”

Viene e mi spinge lontana dal computer, così ha tutto il tempo di leggere e di vedere l’immagine. Posa il computer e le pillole sulla scrivani e si siede sul letto. Fa un respiro profondo e poi parla.

Seth: “mi sento in colpa per non aver fatto nulla per mia sorella, di certo non farò in modo di sentirmi di nuovo così. Resterai qui”

Io: “non resterò per sempre”

Seth: “devi avere pazienza, mio padre pagherà per quello che ha fatto ok? Poi sarai libera, ma dato il messaggio, non penso sia il caso di andartene con lui ancora in circolazione”

Io: “va bene, ma a una condizione”

Seth: “quale?”

Io: “non devi più dirmi cosa devo o non devo fare qui dentro, va bene?”

Seth: “va bene”

Quando è calmo è un’altra persona, mi fa quasi tenerezza. Mia madre lo aveva detto che sono troppo piccola per il mondo, ma non credevo che mi sarebbe successo tutto questo.

Decido di fare come mi dice Seth, prendo le pillole, e mi risveglio la mattina dopo molto riposata e stabile di umore. Scendo per fare colazione ma in sala non c’è nessuno, così scendo in cucina. Elga sta preparando degli infusi di thè.

Mi dice che sono la prima ad essermi svegliata, e mi dice che Seth ha raccomandato a tutta la servitù di farsi gli affari suoi data la tua richiesta.

Rido e bevo il thè. Fuori piove. Mi chiedo come andrà a finire tutto questo. Spero al meglio, spero al più presto.

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