CAPITOLO 4
Sul divano dormire era scomodo, anche se quello era uno dei divani più comodi in assoluto, soprattutto era diventato insopportabile sedervi sopra poiché al piano superiore avevo una bella moglie che avevo deluso; non potevo raccontarle quello che Valerio mi aveva detto, o meglio, non me la sentivo. Aveva passato cose orribili quando la mia famiglia era entrata nella sua vita, a parte con Hanna, con la quale non aveva mai avuto problemi, ma pensare anche solo che di nuovo per causa mia sarebbe stata male non l'avrei sopportato. Mi dispiaceva non averle risposto, non averla almeno avvertita, ma se solo avesse saputo quello che Valerio era venuto a dirmi, magari mi avrebbe perdonato.
Si era anche accorta che erano sere che non dormivo affianco a lei, e stavo di nuovo nascondendo le cose, i miei sentimenti, e non era giusto che io lo facessi proprio con lei, era stata questa la causa del nostro allontanamento e ce n'era voluto prima che tutto fosse tornato normale, e che finalmente io l'avessi sposata. Volevo sul serio che tutto andasse storto di nuovo? Non riuscivo a dormire, mi sentivo in colpa e mi stavo chiedendo se anche lei fosse sveglia, fino a che sentii dei passi sopra la mia testa, capii quindi che stava andando in bagno e che quindi neanche lei dormiva. Mi aveva detto che non aveva voglia di discutere con me, ma era notte fonda, erano passate delle ore e dovevo fare pace con lei, dovevo sentirmi dire in faccia quello che provava, quello che pensava. Così presi forza e bussai alla sua camera.
Rebecca: "Cosa vuoi?"
Entrai senza che lei mi desse il permesso, ma prima di avvicinarmi la guardai dalla soglia, aveva pianto, i suoi occhi erano gonfi, ed era solo colpa mia. Distrattamente pensai al periodo in cui lei era a Cuba con mio padre, chissà quante volte aveva pianto per me, anche quando per finta ero tornato assieme a Sophie, ed ora piangeva ancora per un mio fottuto sbaglio.
Io: "Ho sentito che anche tu non dormivi..."
Rebecca: "Quindi hai pensato di salire"
Io: "Mi fai parlare per favore? Ti sto chiedendo una tregua"
Rebecca: "Dammi una giustificazione per il tuo comportamento, fatti perdonare, Seth non ce la faccio se fai così, se cominci a tenermi nascoste le cose quando sono passati giorni dal nostro matrimonio, pensa quando passeranno anni!"
Io: "Hai ragione, sei mia moglie, non è giusto quello che sto facendo e non è giusto che tu pianga ancora per me. Dammi ancora un po' di tempo, solo un paio di giorni, e poi sarò pronto a dirti tutto"
Rebecca: "Perché devi aspettare ancora? Non ti fidi di me?"
Io: "Sai che non c'è persona al mondo di cui io mi fidi di più, ma se non ti dico nulla per ora è perché ancora non sono sicuro di quello che ho scoperto, devi fidarti di me più delle altre volte, ti ho sposata non voglio fare un passo indietro, è un imprevisto nella nostra storia che posso risolvere. Ma da marito devo anche proteggerti, e sai che a volte è meglio se non ti dico nulla, non fin quando avrò delle cose certe in mano. Ti prego, ti chiedo scusa per questa sera e per le sere in cui non ho domito al tuo fianco, ti prometto che non succederà più, prometto di essere un buon marito, ma non vedere ogni mio comportamento come delle delusioni, sai che non sono in grado di essere perfetto, ci sto provando e un giorno ci riuscirò. Posso entrare? Posso venire accanto a te?"
Rebecca: "Sì testa di cazzo, puoi venire. Ma prova a farmi spaventare ancora così e ti giuro che il divano rimarrà la tua casa a vita"
Io: "Quindi hai preso possesso della mia stanza?"
Rebecca: "Diciamo di sì, e oggi controvoglia ho preso possesso anche della tua carta di credito"
Io: "Eri bellissima stasera, ma se ti conosco un po', so che la sorpresa non era quel vestito, ma quello che portavi sotto"
Rebecca: "Se solo fossi arrivato in tempo, o non mi avessi fatta arrabbiare magari avresti visto che cosa avevo comprato per te"
Io: "Porti ancora l'intimo di poche ore fa?"
Rebecca: "Sì"
Io: "Eh allora non sprechiamo tempo, adesso devo vederlo assolutamente"
Indossava una tuta e un maglione pesante, aveva sempre freddo la mia bella moglie e io dovevo riscaldarla, dovevo darle amore, le dovevo tutto, mi aveva salvato la vita e meritava ogni bene possibile. Ma quella sera, dopo il nostro litigio, dopo una giornata faticosa, nella mia mente non venne un solo pensiero romantico e sapevo perfettamente ciò che piaceva a Rebecca, le cose caste, ma anche quelle pericolose ed eccitanti, la volevo, lì, in quell'istante, senza se senza ma, senza temporeggiare, era mia e sarebbe stata mia per sempre. La voglia che avevo di lei non sarebbe mai svanita, e così con un fare languido la feci stendere sul letto; mi alzai e con velocità le tolsi sia il maglione che la tuta. Sapevo che aveva un buon gusto, sapevo che avrebbe scelto bene e pensando a me, ma non credevo che avesse comprato l'intimo più sexy e tradizionale che avessi mai visto. Probabilmente non le avrei mai comprato una cosa simile, non stava bene con la mia perversa mentalità, ma addosso a lei, con quella carnagione olivastra che faceva da quadro, e il bianco del pizzo che le risaltava le forme, non avevo dubbi. Rimasi impietrito dinanzi a quella perfezione, tant'è che deglutii più volte e tant'è che la mia erezione stava quasi per bucare i pantaloni del mio pigiama blu. Ero inerme, per la prima volta nella mia vita, non sapevo cosa fare, ero stupito, ero sbalordito, la amavo e non avevo capito quanto.
Si alzò e mi accarezzò il bordo dei boxer, mi guardava e nel mentre mi toccava, mi uscì un gemito involontario. "Prendilo, reclamo la tua perversione mia cara mogliettina". Le dissi con voce strozzata. E lei sorrise, ma poi il suo sguardo cambiò totalmente, anche lei aveva bisogno di me e del mio sesso. Non se lo fece ripetere due volte: abbassò i pantaloni e poi i boxer, con potenza prese tra le sue piccole mani il mio membro e cominciò ad andare su e giù, dovevo mantenermi calmo, o sarei venuto in quel preciso momento, ma il culmine fu vederla prenderlo in bocca, con smania di passione, che lo leccava e da sotto i suoi occhi erano fissi sui miei, non mi piaceva che lei ingoiasse ancora la mia eiaculazione perciò la tolsi quando stavo per venire. Era mia moglie, non più una come tante, anche se non lo era mai stata. Non volevo neanche toglierle il reggiseno e le mutandine, per quanto era bella con quel completino, ma avevo bisogno di prenderla, avevo bisogno di entrare in lei. La guardai, era il suo stesso bisogno così presi i suoi fianchi e la girai. Cominciai a baciarle il collo, poi le spalle e con l'occasione le tolsi il reggiseno, continuai a scendere, fino ad arrivare sulle natiche. Piano, e con dolcezza stavolta, le tolsi anche le mutandine. Tornai sul suo collo leccando tutto il corpo, e stuzzicai con le mani i suoi capezzoli ormai turgidi. Aveva i brividi, ed era quello che mi piaceva di lei, non sapeva e non aveva mai saputo nascondere come il mio corpo la attirasse, come i miei tocchi fossero oro per lei. Mia moglie, la spavalda ragazzina che avrei voluto fottermi il primo giorno del nostro incontro all'ultimo piano della mia prima casa del sesso, era mia moglie.
Piegai il suo corpo in avanti, e poi toccai il suo basso ventre, già bagnato, e mentre io stavo soffrendo per la troppa voglia, cominciai a toccarla, con passione e forza possibile, gemeva e mi supplicava, mi supplicava di fermarmi e di farla venire in un altro modo, ma no, doveva venire per me più volte, quella sarebbe stata una lunga notte, e se c'era un modo che conoscevo bene per farmi perdonare, era proprio la soddisfazione a letto. Glielo misi dentro con potenza, da dietro, mentre le toccavo il seno, ormai gonfio e voglioso del mio tocco, ogni parte di lei richiedeva ogni parte di me e viceversa. Le tirai i capelli, urlò di piacere, mentre mi fermai e continuai a toccarla con le dita, la girai e presi il suo sesso in bocca, fino a che non leccai la sua eiaculazione. Mi spinse sul letto, si mise sopra di me, cominciò a baciarmi il petto, a toccare i miei avambracci, leccava e poi soffiava sulle parti umide, sarei venuto anche così se solo non fossi stato in grado di tenermi ancora tutto dentro, ma sarebbe bastato poco, un suo solo tocco ancora per farmi mandare ai pazzi. Lo prese e urlai di piacere, se lo mise dentro e poi cominciò a cavalcarmi, con potenza, durò poco, l'amplesso finì quando ero talmente tanto distrutto da non riuscire più a resistere. Si allungò sopra di me una volta che le venni dentro, e non le avrei permesso si togliersi da me, così ancora con il mio membro dentro di lei, dormimmo fino all'alba, fino a che Elga non venne a bussare alla nostra camera chiamando il mio nome a squarciagola. Valerio era a casa nostra.
Mi misi subito qualcosa di sportivo, ancora stavo pensando alla serata appena trascorsa, ma lo spavento per la visita di mio cugino mi avevano scombussolato la mente. Anche Rebecca si svegliò, e lasciandole un bacio sulla guancia, corsi subito al piano inferiore per vedere a che cosa era dovuta quella visita. Stavo aspettando una risposta molto importante, e se Valerio era venuto fino a casa mia per dirmela allora doveva essere più importante di quello che già era. Quando mi vide scendere le scale a torso nudo il suo sguardo si abbassò involontariamente, sapevo che per lui era stato difficile accettare sia il fidanzamento, sia il matrimonio con Rebecca, donna che amava anche lui, e anche molto dato che aveva fatto di tutto per lei, e se lei fosse tornata da lui, lui l'avrebbe riaccolta con sé.
