
Riepilogo
Ecco il secondo capitolo della mia prima storia: "La casa del sesso", per chi non l'avesse letto, consiglierei di farlo per capire fino in fondo quest'altro capitolo. Ancora sesso, erotismo, e follie amorose tra Seth McCartney e Rebecca Vans. Cosa succederà a questi due innamorati? Cosa si metterà ancora in mezzo nella loro relazione? Buona lettura a tutti ;) Spero vi piaccia
CAPITOLO 1
LA CASA DEL SESSO, LA STORIA PROSEGUE
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Ero in lingerie davanti a lui, avevo tolto il mio abito pomposo e rigorosamente bianco, avevo scelto l'intimo più sexy sul mercato, avevo pagato più quello che tutto il resto, ma per il mio uomo era giusto così; come potevo non prestare attenzione a quel dettaglio, dopo che il mio uomo era il gestore di molte case del sesso ormai sparse in tutto il Paese?
Lo guardavo con occhi pieni di passione, pieni di amore e finalmente di felicità; avevo un anello al dito, anello che mi ricordava che finalmente Seth Dominic McCartney era mio marito, che stava per iniziare un nuovo capitolo della mia vita, che potevamo lasciarci alle spalle tutto quello che fino ad allora era successo nelle nostre vite, ora potevamo guardare ciò che veniva senza preoccuparci di un padre maniaco e omicida e di una ex fidanzata in cerca di dote.
Avevamo deciso di fare un matrimonio in stile toccata e fuggi, cioè volevamo sposarci in comune con i soli testimoni e poi magari, un giorno, confermare quell'unione anche in chiesa ma non potevo dare anche questa triste notizia ai miei genitori, non potevano sapere così che la loro figlia aveva un marito, perciò il matrimonio venne un po' più all'insegna degli invitati, del catering, della location, e non fu più intimo; ma la gioia di mio padre nel vedermi con l'abito bianco, portarmi fin sotto il piccolo altare allestito nel giardino della villa di Seth, con mio fratello a mo' di prete che celebrava quell'unione, fu unica e poi i giornalisti, media ovunque, io sotto i riflettori che avevo paura di cadere. Valerio, Hanna, Ashley, molti amici di Seth che giustamente non avevano rivelato il loro lavoro ai presenti, soprattutto alla mia famiglia, alcune suore, importanti politici e figure a mio marito legate per via del suo lavoro, avvocati, giudici, servitù, tra cui la mia amata Elga, ma ciò che più mancava a Seth era la presenza della sua famiglia. C'era solo sua sorella a rappresentarlo, non poteva esserci sua madre, e tutto questo per colpa del suo ignobile padre che ora si trovava a vedere il nostro matrimonio dentro una cella, così valeva anche per Sophie.
Avevamo fatto un bel lavoro con loro, non sarebbero usciti presto, James addirittura, probabilmente non ne sarebbe uscito affatto, e per quanto riguarda Sophie, una volta uscita, avrebbe visto la potenza di mio marito affermatasi in tutto il Paese, e sarebbe stato impossibile per lei fare qualcosa per rovinarlo. Avevo accettato il fatto che quello era il suo lavoro, e cioè gestire della case del sesso dove anni prima mi ero infilata io, dove avevo conosciuto un mondo del tutto nuovo; non mi entusiasmava, soprattutto perché un matrimonio significava una famiglia, e chi avrebbe detto ai nostri figli che il loro padre faceva quel tipo di lavoro? Ma non avrei cambiato l'uomo che avevo amato nonostante i precedenti, e sapevo che in un modo o nell'altro tutto sarebbe andato bene, non potevo pensare che qualcosa sarebbe andato male dopo che finalmente eravamo riusciti a stare insieme, e anche a sposarci!!
Per questo motivo, quella notte doveva cambiare ogni parte di noi, per questo motivo ed altri, quella notte avremmo fatto l'amore più delle altre volte, quella notte lo avrei amato in tutte le sue sfaccettature iniziando a vivere davvero.
Camminai lentamente verso di lui, seduto sul bordo del letto, gli slacciai la cravatta nera, mentre lui mi toccava le cosce e il loro interno; con molta calma presi a sbottonargli la camicia bianca, lo guardavo e lui mi divorava, stava bramando il mio corpo come mai aveva fatto, ma avevamo tutta la vita, non volevo correre, la nostra prima notte da sposati.
Provò a sganciare le mie autoreggenti, ma lo fermai prima che potesse riuscirci, intanto lanciavo la sua giacca e la sua camicia vicino la porta della sua stanza, stanza che ormai conoscevo più della mia casa.
Passai le mie mani sul suo viso, chiudendo gli occhi percorsi il perimetro del suo naso, della sua mascella e delle sue labbra, e mi sorpresi di come io nella mia mente riuscissi a ricordare ogni dettaglio di lui, anche la minima cicatrice io sapevo dove trovarla. Il suo respiro si fece affannoso quando posai le mie unghie dolcemente sulle sue spalle, scendendo sul petto e continuando fino ad arrivare all'altezza dei suoi pantaloni neri, che evidenziavano la sua erezione in un modo tale che faceva eccitare me senza alcun tocco.
Lo volevo, lo amavo, lo odiavo, non avrei mai saputo vivere senza di lui, da quando lo avevo conosciuto, non c'era stato giorno in cui il mio cuore non lo avesse cercato, nel bene e nel male.
Lo spinsi all'indietro e gli tolsi le scarpe e le calze, poi mi misi sopra di lui e mi lasciai sfiorare il seno; alzò il suo volto quanto bastava per arrivare alle mie labbra, ma non mi baciò, mi restituì il favore, sorrisi e poi lo rimisi al suo posto, lungo sotto di me.
Abbassai la cerniera e cominciai a slacciare il primo bottone, chiuse gli occhi, ne aveva bisogno, non poteva più aspettare. Ma era la nostra notte, ed io avevo deciso che lui avrebbe aspettato quanto volevo io, e così fu. Mi supplicò sussurrando il mio nome, lo zittii posandogli una mano sulla sua bocca. Poi, ancora più lentamente, tolsi il reggiseno sotto il suo sguardo voglioso.
Bloccai le sue mani, e poggiai il mio seno sul suo petto, per arrivare al lobo dell'orecchio e tirarlo un po'. Ne stavo avendo abbastanza anche io, la voglia che avevo addosso di averlo dentro di me era troppa per poter resistere ancora, così con fare languido e deciso buttai a terra anche i suoi pantaloni.
Vidi la sua erezione e d'istinto toccai il mio basso ventre, non riuscii a fermarlo, quando la situazione si ribaltò all'istante. Lui era sopra di me, stavolta il potere di farmi soffrire spettava a lui, e lo avrebbe fatto, per il suo orgoglio maschile, per la sua vendetta, perché doveva farmi provare quello che aveva provato lui, dovevo soffrire di piacere, lo avrei supplicato, lo leggevo nei suoi occhi e tutto quello mi riempiva l'anima e mi rendeva completa, come mai lo ero stata, né con lui, né senza di lui.
Tolse le autoreggenti e poi le mutandine, prese il mio bacino e lo portò in alto, mi guardò e mi sfidò, soffiando sulla mia femminilità. Un brivido percorse tutto il mio corpo e mi costrinse a chiudere gli occhi, e quando li riaprii la sua testa era tra le mie cosce, ed io iniziavo a gemere, ma mai ad esplodere. Mi stava portando al limite e poi si fermava, cercavo di tenergli la testa bloccata, ma non riuscivo nel mio intento avido; decise che era arrivato il momento di disturbare piacevolmente i miei capezzoli, e con i denti e la sua lingua diventarono turgidi e duri, quasi come se anche loro volessero esplodere, mi portai la mano lì sotto, me la tolse e la bloccò dietro la mia testa, e così fece con l'altra.
Ero sua, totalmente sua, mi padroneggiava, mi zittiva, faceva di me quello che voleva, e a me piaceva il suo essere maniaco del controllo. Mi succhiò il collo, ed ogni centimetro della mia pelle, senza mai toccarmi la bocca, fino al momento in cui anche lui tolse il suo ultimo indumento, i suoi boxer. Volevo toccarlo, volevo dargli piacere ma lui mise la mia mano ormai libera dal suo peso, sul suo viso, e la bacio.
"Non resisterei al tuo tocco, devo averti, adesso, o morirò".
Annuì con la testa incapace di proferire parola e poi, fu dentro di me. Gemetti ad ogni sua spinta, spinte forti e virili, mentre il mio seno ondeggiava sotto il suo mento, mentre mi baciava con vigore e con passione, mentre le sue mani facevano dei lividi sul mio corpo, mentre le mie mani graffiavano la sua schiena; mi misi sopra con un gesto atletico, adagio lo cavalcai, per inebriarmi del suo membro dentro di me, fino a che di nuovo non ero sotto di lui, e con urla degne di due cantanti lirici, venimmo all'unisono, come se i nostri corpi si fossero uniti a tal punto da trovare piacere nello stesso momento.
Nudi e bagnati, sudati ma felici, rimanemmo così, su quel letto, a parlare, a baciarci e a fare l'amore per tutta la sera, fino a che all'alba, non chiudemmo gli occhi per riprenderci dalla lunga notte di amore che avevamo passato; erano lontani quei ricordi del passato, lo guardavo dormire e mi chiedevo se quella felicità sarebbe durata abbastanza per due che come noi, di felicità ne avevamo avuta poca nella vita.
Sapevo che stare al suo fianco sarebbe stato difficile, sapevo che avrebbe sempre fatto affari con donne più belle ed affascinanti di me, ma io riuscivo a fidarmi, a fidarmi di un uomo che mi aveva protetta anche se prima picchiata, che avrebbe accettato un bambino nato da un abuso di suo padre, perché anche allora, sapevo che il nostro amore un giorno sarebbe uscito fuori, e lui non avrebbe potuto nasconderlo nonostante un fratello come figlio.
Presi un asciugamano e andai in bagno, feci una doccia veloce e poi andai in cucina, dove trovai Elga intenta a mettersi ai fornelli per prepararci la colazione. Le dissi che lei e tutta la servitù potevano prendersi una giornata libera se volevano, dato che di mangiare non ne avremmo avuta voglia fino alla sera, ma per Elga erano inconcepibili quelle parole, e fu così che quando mio marito mi raggiunse abbracciandomi da dietro, fummo costretti a mangiare cibi provenienti da tutto il mondo.
Amavo la cucina di quella donna, e amavo lei come persona, amavo ogni cosa, sarà perché tutto era cambiato ma vedevo in ogni persona del bene.
Io Rebecca Vans, piccola ragazzina diciottenne in preda all'euforia, che cambia vita e conosce sin da subito, l'uomo che dopo ben 6 anni, era diventato suo marito.
Avevo avuto il tempo per laurearmi, per avere una mia stabilità, anche se dopo il matrimonio sapevo che avrei dovuto lasciare l'ospedale della città vicina al mio paese per trovare un nuovo lavoro a Milano, ma Seth odiava quella mia scelta, non c'era bisogno che io lavorassi, e dati i precedenti, era meglio per lui se mi dedicavo allo shopping e alle cene con delle amiche ochette, proprio come le donne aristocratiche facevano, ma non ero adatta a quel ruolo e mai lo sarei stata.
Non riuscivo a credere di essere diventata la signora McCartney, non potevo guardare quella casa e dire che era anche la mia, non potevo pensare che il mio matrimonio era stato trasmesso in diretta televisiva su un canale di fama mondiale, e tutto quello che stava per accadere a me, a mio marito e alla nostra vita, era solo l'inizio di una lunga tormenta.
L'amore che avevamo vissuto era stato intenso, pieno di problemi, con qualche pizzico di follia a volte, ricordo ancora di quella casetta vicino al convento dove per la prima volta io e Seth facemmo l'amore senza saperlo; l'amore che dovevamo vivere era pieno di sorprese, belle, ma anche brutte, avevamo fatto la promessa di restare l'uno accanto all'altra nonostante tutto, perché noi, tutto lo avevamo già vissuto e se c'era una cosa che Seth sapeva fare, era mantenere le sue promesse.
Niente più bugie, niente scheletri nell'armadio, niente segreti o piani nascosti, da entrambe le parti, ciò che lui voleva fare lo avrebbe fatto assieme a me, e guardandolo negli occhi, sapevo di amarlo più di quanto avrei mai potuto sospettare di poter fare, sapevo che se l'amore non fosse bastato, allora sarebbe bastato il passato, sapevo che l'uomo che mi stringeva la mano mentre gli dicevo di sì, sarebbe stato l'unico della mia vita.
Con un po' di rimpianti per aver sprecato il nostro tempo e per aver fatto sì che le cose andassero per le lunghe, quel giorno promisi a me stessa che sarei stata completamente devota a lui in ogni sua singola richiesta, perché sapevo che mai mi avrebbe fatto del male, non come una volta.
Ma secondo le logiche del corso del destino, la nostra storia d'amore, sarebbe andata liscia? Avremmo avuto pace sul serio? E soprattutto, se i fantasmi del passato erano stati finalmente cancellati, ne sarebbero comparsi di nuovo?