06
Capitolo 06**
Lascio uscire un piccolo grido mentre il dolore esplode in tutto il moi corpo, ora sono sotto le coperte, il moi corpo sembra essere nudo nell’Antartico, il dolore esplode da ogni parte del moi corpo, soprattutto dal petto mentre mi aggrappo alla testiera del letto.
Sono le 20 :00 di sera, il dolore è aumentato nel corso della giornata, è iniziato come quella che pensavo fosse una febbre, ma ora si è trasformato in questo.
I miei genitori sono arrivati a casa poco fa e appena mi hanno visto hanno insistito per portarmi in ospedale, ma la nonna non era d’accordo, non riesco a sentire il motivo ma so solo che il dolore non finirà presto.
La porta della stanza si apre e entrano papà e la nonna che hanno alcune coperte sulle spalle, papà mi sorride con espressione di comprensione.
« Ecco, tesoro, cerca di riposare un po’ » dice dolcemente mentre poggia le coperte accanto a me, coprendomi mentre continuo a tremare sotto di esse.
Sento le lacrime scivolare sul moi viso mentre i due mi guardano con espressioni tristi e lasciano di nuovo la stanza, chiudendo la porta delicatamente dietro di loro.
« Se domani non sta meglio, la porto in ospedale » sento papà brontolare debolmente dietro la porta.
« Cosa farà l’ospedale ? Niente, non fermerà questo Brad » risponde una voce molto flebile, così debole che quasi non riesco a capire chi sia, ma suppongo sia la nonna.
« Come finirà ? » chiede papà, suona così distrutto, come se tutto questo lo stesse schiacciando.
« Non lo so, Brad, non lo so » risponde la nonna, sospirando, prima di sentire dei passi pesanti allontanarsi dalla mia stanza, segno che se ne sono andati.
Il dolore non passerà ? Cosa vogliono dire quando dicono che l’ospedale non può fare nulla per me ? Certo che può.
Chiudo gli occhi mentre sento che diventano sempre più pesanti, negli ultimi due giorni posso dire di aver dormito solo sei ore, non riuscivo a dormire, ma ora sembra che non riesca a sfuggire al sonno.
**P.O.V. di Fours**
Grugno per il dolore che esplode nel moi petto, sbattendo il pugno contro il muro del moi ufficio, lasciando una grossa ammaccatura, siamo stati separati troppo a lungo e l’attrazione tra compagni sta cercando di riunirci.
Il dolore è sopportabile per me, sono un Alpha, ovviamente, ma la mia paura è per la mia compagna, una umana, probabilmente sta impazzendo in questo momento per il dolore.
Chiudo gli occhi, se non l’avessi lasciata da sola abbastanza a lungo da farla scappare, tutto questo non starebbe accadendo, sarebbe qui con me al sicuro tra le mie braccia.
Non riesco a fermare la rabbia che sento, perché sono dovuto essere l’Alpha ad avere una compagna umana, quando la prenderò di nuovo, sarà punita per aver cercato di lasciarmi, un brontolio mi sfugge al pensiero che lei sia stata esposta al mondo esterno, è così piccola e fragile, quando l’ho vista distesa nel letto dell’ospedale, il moi lupo avrebbe voluto marchiarla proprio lì, ma quando ho visto quanto fosse spaventata e fragile, non ho potuto.
La ucciderebbe se la marchiassi in quello stato, mi pento di non averlo fatto, se l’avessi fatto, l’avrei tenuta sotto controllo in ogni momento, come avrei dovuto fare fin dall’inizio.
Ringhio, come ho potuto essere così stupido da lasciarla andare ? Stringo i pugni solo a pensarci quando un colpo deciso si fa sentire alla porta del moi ufficio.
« Entra » sbotto amaramente verso la porta, rivelando il moi beta, Finn.
« Alpha, i guerrieri sono pronti » dice fermamente, guardandomi mentre osserva tutti i fogli sparsi sulla mia scrivania, non sono riuscito a concentrarmi su nulla da quando è arrivata qui, e soprattutto da quando so che potrebbe essere in pericolo.
Mi alzo dalla scrivania e cammino verso la porta che conduce al corridoio dove il moi beta mi aspetta, è ora di andare a riprendere la mia compagna.
**P.O.V. di Emily**
Mi giro nel letto, le sopracciglia corrugate mentre butto via le coperte dal moi corpo sudato, sono di nuovo infuocata, sembra che tutto il moi corpo stia bruciando.
Un profumo maschile riempie il moi naso, odora di legno e di natura, sembra che questo riduca un po’ il bruciore prima che un senso di paura mi invada.
Lui è qui, vero ? No, lo sto solo immaginando, sono sicuramente solo paranoica, non sa dove vivo, è notte fonda e sto solo esagerando.
Sospirando, prendo il telefono dal comodino, è il vecchio telefono della nonna visto che il moi è andato perso nell’incidente, suppongo che questo sia un sostituto fino a quando non tornerò nel Regno Unito.
Lo accendo, strizzando gli occhi contro la luce intensa che emette, poi controllo l’orario, sono le 3 :30, è così da qualche notte, resto sveglia fino a tardi e dormo durante il giorno.
Sospirando, spengo il telefono e lo metto accanto a me, poi mi siedo e accendo la lampada sul comodino.
Pongo la mano sulla fronte, che inizia a pulsare di nuovo, non vedo l’ora di tornare nel Regno Unito, spero che questo dolore se ne vada e che non debba più preoccuparmi di tutto questo.
Mi sdraio chiudendo gli occhi, ma sobbalzo quando sento un ululato forte provenire da una certa distanza. Lupi ? La nonna non avrebbe potuto avvertirmi che questo posto è infestato dai lupi ?
Sospirando, mi alzo, scivolo giù dal letto, mettendo le gambe a terra, e mi dirigo verso il bagno che è già collegato alla stanza.
Accendo la luce intensa, appoggio i gomiti sul lavandino e mi guardo allo specchio, le guance sono ancora gonfie per il pianto e gli occhi sono arrossati con brutte occhiaie sotto di essi.
Apro il rubinetto e mi sciacquo il viso con acqua fredda, ma sento un colpo provenire dalla finestra, facendomi sobbalzare leggermente.
Faccio un respiro profondo, sarà stato qualcosa che ha urtato contro la finestra, sto sicuramente solo esagerando, sono al secondo piano, cosa mai potrebbe arrivare fin qui ?
Mi rassicuro, poi prendo la maniglia della porta del bagno e la apro lentamente, pronta a vedere qualcosa saltarmi addosso, ma sospiro di sollievo quando mi accorgo che la mia stanza è come l’ho lasciata, nessuno è qui, a parte un libro che giace a terra.
Mi faccio una smorfia e cammino verso la finestra per aprirla, quando il vento mi investe. Non ricordo di averla lasciata aperta.
Scuoto la testa, probabilmente l’ho fatto io prima, o forse la nonna o qualcuno ha ventilato la stanza.
