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07

**Capitolo 07**

Torno verso il letto, riposiziono il libro al suo posto e ci salgo sopra, tenendo le coperte ai piedi per via del calore che sento.

Allungo la mano e spengo la lampada, lasciando che la stanza venga invasa dall’oscurità. Mi sdraio e chiudo gli occhi, che sento diventare sempre più pesanti minuto dopo minuto ; il sonno mi sta prendendo.

Sento un’altra folata di vento e riapro gli occhi, trovandomi di fronte un paio di occhi d’oro, che spiccano contro la stanza buia.

I miei occhi si allargano per il terrore e, incapace di parlare, apro la bocca per urlare, ma una mano grande e calda mi si ferma sulla bocca, provocando una sensazione di formicolio al suo tocco, impedendomi di emettere suono.

«Mi sei mancata, Emily ?» mormora la voce profonda, il tono rauco mentre le sue labbra sfiorano la mia orecchia.

Il dolore che provavo nel petto prima svanisce al suo tocco, ma vengo presto riportata alla realtà quando sento il moi corpo sollevarsi senza sforzo dal letto.

Comincio a muovere i pugni, colpendoli contro il suo petto mentre cerco di liberarmi da lui, non voglio farmi prendere così facilmente come la prima volta.

Sento la sua mano stringersi più forte sul moi polso, mentre l’altra rimane saldamente sulla mia bocca, non premendo troppo, ma abbastanza da togliermi il respiro.

Sento di nuovo il moi corpo essere adagiato sul letto, delicatamente, e la sua mano lascia il moi polso, spostandosi verso la mia vita, mentre i suoi occhi dorati si avvicinano al moi viso, sono l’unica cosa che riesco a vedere in questo momento.

«Pensa bene alle tue azioni, Emily. I miei uomini sono già in giro per questa casa e in un attimo la tua famiglia non esisterà più» dice minaccioso, la voce bassa ma abbastanza forte perché io la senta.

Chiudo gli occhi, non c’è modo che io possa combatterlo, ha anche altri uomini con lui. Non ho dubbi, se è disposto a rapire una ragazza di diciassette anni, farebbe lo stesso con la mia famiglia.

Sento di nuovo il moi corpo sollevarsi dal letto, questa volta senza violenza, mentre vengo portata verso la finestra che è di nuovo aperta.

Il vento freddo colpisce le mie gambe nude facendole rabbrividire, tuttavia, già tremo per gli eventi che sono appena accaduti.

I miei occhi si allargano quando lui apre completamente la finestra e fa passare la sua grande figura attraverso lo spazio medio, portandomi con lui mentre mi tiene stretta al suo bicipite.

Guardando giù, vedo la distanza dal pavimento e penso che stia cercando di farci morire. Chiudo gli occhi stretti prima di sentire una raffica di vento e so che quelli sono i miei ultimi momenti.

L’uomo sicuramente mi lascerà cadere e non riuscirò a sopravvivere a una caduta del genere, mi fratturerei il collo. Lui, però, è tutto muscoli, forse lui ce la farà.

Un leggero tonfo mi fa aprire gli occhi, solo per rendermi conto che siamo a terra, non sono morta, ho sopravvissuto.

Lui ha appena saltato dal secondo piano e, mentre cammina, sembra che non gli sia successo nulla, è come se non fosse nemmeno umano.

Sento la testa girare un po’ mentre vengo messa delicatamente a terra, le mie gambe tremano e appena riesco a stare in piedi, la sua mano rimane ancora sulla mia bocca, mentre mi tiene premuta contro il suo petto con un braccio fermo intorno alla mia vita, impedendomi di fuggire.

Lancio le mani contro la sua mano, facendo scoppiare delle scintille al contatto, costringendomi a tirarle indietro per un attimo, prima di riprovare a liberarmi dalla sua stretta.

Lui allenta la presa e riesco a liberarmi, respirando profondamente per cercare di comprendere quanto è appena successo.

Non avrò più fortuna, non scapperò mai più. Sarò sotto sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro, ho avuto la mia unica possibilità e l’ho sprecata, dovevo tornare nel Regno Unito domani, cosa faranno adesso ?

«Davvero pensavi di farla franca ?» ride l’uomo, il suo petto che si alza e si abbassa lievemente, trova divertente tutto questo, gli piace torturare una ragazza di diciassette anni.

Tengo le labbra serrate, non voglio parlare con lui né con nessun altro, se vuole che io parli, dovrà riportarmi a casa.

Mi fa girare così che il moi corpo è schiacciato contro il suo petto, mi sovrasta completamente. Io sono alta appena 1,57 m e lui è almeno 1,96 m, con un torace e un collo che mi sovrastano.

Non parliamo poi della sua corporatura, il suo torace largo e ben definito, i muscoli delle braccia e dello stomaco che si intravedono, probabilmente ha un addome scolpito, ma non voglio guardarlo, non voglio dargli quella soddisfazione.

«Trattamento del silenzio ?» chiede, un sopracciglio alzato, il sorriso che si spegne.

Volto lo sguardo lontano dal suo viso e fisso gli alberi che ci circondano, mentre il vento fa volare i miei lunghi capelli castani sugli occhi.

Mi solleva di nuovo, stavolta con molta più forza, gettandomi senza sforzo sulla sua spalla come se non pesassi nulla, e inizia a camminare velocemente nella foresta. Il vento si è fatto ancora più freddo, facendomi tremare un po’ visto che sono a braccia nude.

Dopo qualche minuto, si ferma e mi adagia delicatamente sulla terra, appoggiandomi contro un albero, mettendo la sua mano calda sulla mia vita, che sento attraverso la maglietta sottile, mentre gira il collo guardando nel buio, finché due uomini non emergono dai cespugli.

Sono grandi, ma non quanto lui, e si avvicinano, facendo un cenno con la testa verso di lui. Uno degli uomini si avvicina, tenendo qualcosa di nero in mano, e lo porge all’uomo.

Lui si volta verso di me, lasciando andare la mia vita, e prende l’oggetto nero, mostrandomelo. È una grande felpa.

Rimango con le mani ai lati, fissandolo dritto negli occhi. Non avrei bisogno di quella felpa se lui non mi avesse rapita.

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