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CAPITOLO 03**
Chi era Luna ? Chi era Alpha ? Queste domande mi ronzano in testa, facendomi battere il cuore sempre più forte.
Il dottore è uscito dalla stanza, dopo aver sussurrato qualcosa a bassa voce all’infermiera, ma non sono riuscita a capire.
L’infermiera ora è seduta su uno sgabello nell’angolo della stanza, i suoi occhi fissi su di me. Sono sicura che non ha sbattuto le palpebre da alcuni minuti.
Chiudo gli occhi stretti, devo essere in un sogno, forse se mi addormento mi sveglierò di nuovo nella casa della nonna, e sfuggirò a questo orribile incubo.
Sento i miei occhi diventare più pesanti mentre scivolo in un sonno che spero mi porti fuori da questo posto strano e indietro nella casa della nonna.
Lo stesso dolce profumo maschile di legno riempie le mie narici mentre sento il moi cuore battere forte nel petto.
— Si è svegliata circa un’ora fa, Alpha, urlava e calciava, e ha riuscito a togliersi l’infusione dal polso — sento una voce dire forte vicino a me, la stessa voce del dottore di prima.
Sono ancora qui ? E se non fosse un sogno ? Come farò a tornare a casa ? Rivedrò mai la mia famiglia ?
— L’abbiamo trattenuta, ma abbiamo dovuto legarla al letto. Alice è rimasta a guardarla per assicurarsi che non scappasse — dice la stessa voce del dottore.
Sento di nuovo la testa cominciare a pulsare, e vorrei tanto sfiorarla con la mano, ma le mie mani sono ancora legate dal panno.
— Dovevo essere qui — una voce profonda borbotta, una voce che mi sembra familiare, ma questa volta la sento più chiaramente. Vorrei che parlasse ancora, sento che quando parlano gli altri la mia testa pulsa, ma quando parla lui il dolore si attenua.
Non riesco ad aprire gli occhi come vorrei, se questi uomini scoprono che sono sveglia, chissà cosa succederà. Ma forse, se gli mostro che sono sveglia, mi lasceranno andare a casa, anche se è improbabile. Ma è meglio che stare qui senza fare niente riguardo alla mia situazione.
Apro gli occhi a fatica, sorprendentemente leggeri, e guardo di nuovo attorno a me. Sì, la solita stanza d’ospedale bianca, con il solito dottore che sta da un lato del moi letto.
Guardo verso l’altro lato, dove l’odore mi attrae, e i miei occhi si spalancano.
Lì c’è un uomo alto, ben costruito, con un mento così affilato che potrebbe tagliare qualsiasi cosa. I suoi occhi grigi penetrano i miei occhi verdi. Ha qualche pelo sul mento e i capelli di colore cenere.
Vorrei allungarmi per toccarlo, ma non lo permetto a me stessa. Quest’uomo potrebbe essere pericoloso, non so perché mi sento così, inoltre le mie braccia sono legate.
Il moi cuore batte forte nel petto, sembra che stia per esplodere, quando lui posa una mano abbronzata sulla mia guancia calda, e sento delle scintille collegarsi alla mia pelle.
Sento un piccolo urlo sfuggirmi e giro la testa per allontanarmi dal suo tocco, ma ciò causa un tale dolore alla testa che devo chiudere gli occhi per sopportarlo.
Cosa è appena successo ? Perché ho sentito delle scintille sulla guancia dove mi ha toccata ? Cosa mi stanno facendo queste persone ?
— Esci — la stessa voce profonda ordina al dottore, che è l’unica altra persona nella stanza.
Respiro pesantemente e sento la porta chiudersi, ma i miei occhi restano chiusi. Non dirò nulla a queste persone.
— Apri gli occhi — la stessa voce che prima sembrava così dura mormora delicatamente verso di me mentre sento una pressione sul letto.
Rimango immobile, gli occhi chiusi, finché non sento delle scintille esplodere sul moi polso, come pochi minuti fa sulla mia guancia, ma stavolta non riesco a ritirarmi come prima.
Le scintille svaniscono lentamente mentre vedo che lui sta sciogliendo i nodi del panno che mi legavano al letto.
Quando una delle mie mani è libera, provo a liberare l’altra, i miei occhi ora sono completamente aperti, ma la sua grande mano si avvolge attorno al moi polso piccolo e delicatamente lo riporta al moi fianco.
— Solo una per ora, amore — mormora, la sua voce ora più ruvida.
Ingoio a fatica, la bocca secca. Guardo il comodino accanto a me e vedo un bicchiere lì. Desidero bere tutto d’un fiato, ma Dio sa cos’è davvero.
— Vuoi bere dell’acqua ? — Mi chiede l’uomo, accennando verso il bicchiere accanto a me.
Non rispondo, non lo farò. Non riconosco nessuno di questi, potrebbero essere assassini. Sono sorpresa di non essere stata uccisa fino ad ora.
L’uomo sospira, poi si allunga verso il comodino, prende il bicchiere e lo porta alle mie labbra, ma io giro la testa.
— Devi bere — la sua voce è più decisa, meno morbida rispetto a prima, stavolta è più dura e severa. Sta diventando impaziente.
— Guarda, è acqua, non c’è niente dentro — risponde, prima di bere dal bicchiere, l’acqua che tanto desideravo.
Chiudo gli occhi in risposta, sentendo il bicchiere sbattere sul comodino. Poi sento l’uomo alzarsi dal letto e sento la porta sbattere violentemente.
Come farò a uscire da qui ?
**P.O.V. DI EMILY**
I miei occhi si aprono di scatto, rivelando la solita stanza d’ospedale. Sono proprio nei guai, ora. Dove sono mia mamma e moi papà ? E anche se lo odio ammetterlo, mi manca Kyle.
Una lacrima scende dalla mia guancia, e subito la tampo via. Devo uscire da qui velocemente, mentre nessuno mi guarda.
Guardo il panno che ancora mi lega il polso al letto e inizio disperatamente a scioglierlo. È difficile farlo con una sola mano, il nodo sembra non finire mai, ma alla fine riesco a liberarmi.
Mi sfrego i polsi doloranti e guardo l’infusione nel moi polso. La afferro, chiudo gli occhi e la tiro via, per la seconda volta.
Mi alzo a fatica dal letto, ignorando il dolore pulsante alla testa. Non so quanto tempo sono stata qui, ma immagino che sia passato un po’.
Il moi corpo è rigido e privo di energie, come se non mi fossi mossa da settimane.
Alzo la mano per toccarmi la testa, e mi accorgo che c’è una benda stretta attorno, forse è quella a causare il dolore incessante.
