Libreria
Italiano
CapitolI
Impostazioni

6. L'arte della provocazione

Una villa si staglia davanti a noi come un mausoleo consacrato al peccato più lussuoso. Ogni linea dell’architettura grida ostentazione, potere, decadenza. È immersa nel cuore pulsante – e marcio – di Seoul, ma sembra distaccata da tutto ciò che è umano. Come se la corruzione stessa avesse trovato forma in quelle colonne illuminate da luci ambrate.

La limousine rallenta fino a fermarsi. Il silenzio che cala all’interno dell’abitacolo è tagliente. Nessuna parola. Solo il mio respiro e il suo. Lento. Misurato. Come tutto ciò che fa.

Lui.

Riven.

Quando la portiera si apre, l’aria della sera ci investe come un'onda. Leggera, umida, carica di elettricità. Riven esce per primo, avvolto in un completo nero che sembra cucito sul suo corpo con la precisione di un coltello. È l’incarnazione di una minaccia elegante. Spalle larghe, mascella tesa, ogni muscolo sotto controllo. Non un capello fuori posto. Non un'esitazione nel gesto. Trasuda pericolo.

Appena mette piede fuori dall’auto, si ferma un istante – impercettibile, ma presente. Fa scivolare lentamente una mano tra i capelli, come per sistemarli, ma è un movimento studiato. Un richiamo involontario. I fotografi – giornalisti da riviste oscure, affiliati politici, forse persino paparazzi infiltrati – non se lo lasciano sfuggire. I flash esplodono ai margini del vialetto come scintille di un incendio pronto a divampare. Nessuno dice il suo nome, ma tutti lo conoscono.

Lui si volta. Mi guarda. E mi porge la mano.

Lo osservo per un lungo istante, immobile. In quella stretta c’è una richiesta che non è affatto cortese. È possesso. È strategia. È messinscena.

Sorrido.

Poi scendo da sola.

Il mio abito avorio si srotola sul selciato come fumo liquido, disegnando ogni curva con crudele precisione. È lungo, ma ha uno spacco vertiginoso. Le spalle nude catturano la luce. La seta si muove al ritmo del mio corpo, e il velluto sulla vita – nero come la notte – rompe la purezza del colore come una ferita.

Ogni passo è una dichiarazione. Ogni movimento, un sabotaggio. I flash ora sono per me.

Sento gli sguardi che mi percorrono. Alcuni rapidi, altri insistenti. Mi sfiorano come dita che non osano toccarmi. Alcuni cercano dettagli, altri cercano debolezze. Nessuno trova ciò che cerca.

Riven si affianca a me. È una danza silenziosa, perfetta. Le nostre spalle si sfiorano, ma tra noi corre una tensione gelida, fitta di parole non dette, di sfide pronte a emergere.

Lui non mi guarda. Io non lo guardo. Eppure il mondo ci osserva come se fossimo una cosa sola.

Dentro, la villa è sfarzosa oltre ogni eccesso. Oro, ovunque. Specchi, colonne, tappeti che affondano sotto i tacchi. L'odore è quello del privilegio: ambra, cuoio, sigaro. E sangue. Anche se nessuno lo dice. Conosco bene l'atmosfera, dopotutto, sono cresciuta in un ambiente simile.

Ci muoviamo tra volti scolpiti nella menzogna. Uomini dal potere troppo vecchio e donne dalle labbra troppo perfette per essere sincere. Nessuno è innocente, e tutti sanno chi è Riven. E...lo temono. 

Ma cosa pensano di  me?

Io sono la nuova attrazione. La novità che nessuno pare aspettarsi.

Quando ci fermiamo, lui si schiarisce la voce. La sua postura è ferma. La mano appena accennata sul fianco. Il tono della voce è neutro, tagliato al laser.

«Questa è Anya. La mia futura moglie.»

La frase si impone come un sigillo. Il tempo si ferma per un attimo. Gli sguardi ora mi sono addosso. Mi esaminano. Misurano il mio valore. Calcolano quanto potere può averci guadagnato lui scegliendomi.

Io sorrido. Lentamente. Le labbra si curvano come la lama di un rasoio. Lo guardo di sbieco, poi torno a fissare il gruppo davanti a noi.

«Ah, quindi ora siamo ai titoli. Immagino che "ostaggio" suonasse troppo brutale.»

Il tono è dolce come zucchero bruciato: dolce all'inizio, ma che ti lascia l'amaro in bocca.

Per un istante, solo uno, il controllo perfetto di Riven si incrina. Lo vedo dalle sue narici che si allargano appena. Dallo sguardo che, per un secondo, si distoglie da tutti per scivolare su di me. E lì, in quel breve attimo, c’è fuoco.

Ma lui si ricompone subito. Sempre. Perché perdere il controllo non è previsto. Non per lui.

E io vivo per quel momento in cui glielo strapperò.

«È affascinante come riesca a dire "mia" senza nemmeno arrossire.» continuo apparentemente civettuola.

Riven non risponde subito. Non ne ha bisogno. Il suo silenzio è uno strumento. E sa come usarlo.

Chi ci circonda ride piano, sguardi che scivolano tra me e lui come lame sguainate. Alcuni divertiti, altri inquieti, tutti perplessi e intenti a reprimere domande indiscrete.

L’aria si tende. In questo mondo, l’umiliazione è una valuta. Io gliene ho appena dato un assaggio.

Gli rivolgo un sorriso finto, soddisfatto.

E lui? Non si scompone. Fa un mezzo passo verso di me. Sufficientemente vicino da farmi percepire la tensione nelle sue spalle, il fuoco glaciale che vibra sotto la pelle. Mi sfiora appena con la voce, come una carezza al vetriolo.

«Interessante quanto ti batti per una parola, Anya. Eppure ogni volta che mi guardi sembri supplicare che la usi ancora.»

Semplice. Tagliente. Una dichiarazione, non una risposta. Ma il modo in cui mi guarda – lo sguardo che trapassa – è molto più eloquente.

La sua mano si posa con una lentezza dolorosa sulla mia schiena. Un gesto raffinato, perfettamente calibrato per gli occhi esterni. Ma le sue dita, sotto, stringono con un’intensità cruenta. Mi guida con lui, in mezzo a quel branco di lupi travestiti da diplomatici, senza mai realmente toccarmi. Mi scivola accanto come un’ombra viva.

Ogni tanto, si piega a sussurrare qualcosa all’orecchio di un uomo d’affari, o a una donna che ride troppo. Ogni volta che parla, lo ascoltano. Non per cortesia. Per timore. Il suo potere non ha bisogno di voce alta. È radicato nel modo in cui cammina, in come non abbassa mai lo sguardo. È un dio tra predatori, e questo lo rende ancora più pericoloso.

Io, al suo fianco, sono l’elemento disturbante. Il dettaglio che non quadra. La bomba innescata nel mezzo della sala.

Non ho bisogno di dire nulla. Mi basta esserci.

Bevo lentamente da un bicchiere di cristallo, lasciando che il liquido mi sfiori appena le labbra. Rido un po’ troppo vicino a un uomo la cui mano si spinge un centimetro oltre l’educazione. Riven lo fulmina con un solo sguardo. Ma non interviene. Non ancora.

Sto testando i limiti. Lui lo sa. E aspetta.

A un certo punto, mi parla piano. Un sussurro gelido al collo.

«Divertente. Più cerchi di confondere le acque, più ti mostri.»

«E tu più fingi indifferenza, più ti tradisci.»

Mi volta il viso appena verso il suo. I nostri sguardi si intrecciano per un istante che sa di guerra. Di fame.

La tensione cresce a ogni passo, a ogni parola non detta.

Poi, il momento.

Qualcuno gli chiede un brindisi. La sala si riempie di attesa. Lui accetta con un cenno del capo, alza il bicchiere e parla.

«Brindiamo… alla pace tra famiglie.»

Non guarda nessuno.

Guarda me.

«E a ciò che si ottiene… con il giusto prezzo.»

Le parole sono miele colato sul filo spinato. Ogni sguardo si posa su di me. Alcuni compiaciuti, altri compassionevoli. Non importa. Non mi sento vulnerabile. Mai.

Sorrido. Fisso il bicchiere. Poi lui. E sussurro, appena udibile:

«Il prezzo giusto non è sempre sinonimo di valore.»

Il bicchiere tocca le mie labbra. Ma non bevo.

Riven ride. Piano. Una nota bassa, risonante. Come se qualcosa lo stesse divertendo davvero per la prima volta. Poi si avvicina, ancora, e la sua bocca sfiora quasi il mio orecchio.

«Continua, Anya. Brucia tutto. Voglio vedere quanto ci metti a consumarti.»

Mi volto, lentamente. Gli sono così vicina che potrei contargli i battiti. Lo guardo, senza abbassare lo sguardo.

«Spero tu sia bravo a contenere gli incendi. Perché io… non ho mai avuto intenzione di spegnermi.»

Le sue labbra si tendono appena. Un sorriso che non è un sorriso.

Ma nei suoi occhi, compare qualcosa. Una crepa. Una scintilla.

E so che l’ho colpito.

Poi, all'improvviso, mi afferra il polso. Con garbo apparente, ovvio. Ma le sue dita sono una morsa.

«Seguimi.»

Non è un invito. È un comando.

Scarica subito l'app per ricevere il premio
Scansiona il codice QR per scaricare l'app Hinovel.