06
06
— C-Chi? — balbetti, totalmente confusa su cosa stia dicendo.
— Il tuo ragazzo — dice tra i denti, mentre la realizzazione ti colpisce.
Oh.
— Oh — sbuffi — no.
A quel punto, rimette il coltello in tasca e lo usa per afferrarti i capelli con forza, tirandoti ancora più vicino. Sibili per il dolore improvviso mentre le tue mani volano sulle sue per cercare di allentare la presa.
— Ma che stai facendo! — urli guardandoti intorno, ma tutti stanno parlando tra loro o lanciando solo occhiate rapide alla scena. Nessuno osa intervenire.
— È meglio che lo lasci — la sua presa sui tuoi capelli si stringe e il suo pollice ti entra in bocca, piatto sulla lingua — o sarà l’ultimo giorno in cui lo vedrà.
Il tuo corpo reagisce da solo mentre il tuo gomito colpisce il suo addome duro. Lui sobbalza per la sorpresa, la presa si allenta e tu ne approfitti per liberarti dalla sua stretta mortale.
— STAMMI LONTANO, CAZZO!
Gridi mentre tutta la sala inizia a mormorare. Sai con certezza che, se i giornalisti fossero stati ammessi, ti avrebbero divorata con le loro domande e i flash accecanti delle fotocamere.
Un sorrisetto torna a dipingersi sul suo volto mentre si adagia di nuovo sul divano con le gambe allargate, i gomiti poggiati sullo schienale. La camicia si tende e i bottoni sul petto sembrano sul punto di scoppiare.
— Come vuoi, signorina Leighton — quel tono è falso quanto il colore dei tuoi occhi. Sbuffi, ti giri e tiri fuori il telefono per chiamare qualcuno.
Poco dopo Kahlil arriva di corsa con Karl dietro di lui, chissà da dove. Kahlil osserva i tuoi capelli spettinati, il rossetto sbavato e lo sguardo confuso. Poi i suoi occhi si posano sull’uomo enorme sul divano che ti fissa con un sorriso.
Fischia.
— Qualcuno si è divertito stanotte.
Il tuo viso si contorce in un’espressione furiosa mentre lo fulmini con lo sguardo.
— Chiudi quella cazzo di bocca, moccioso.
Esci dalla sala senza curarti di nessuno, con Kahlil che ti corre dietro.
— Che le hai fatto, capo? — chiede Karl sorpreso, guardando le vostre figure che si allontanano.
Abigor guarda il suo pollice ancora coperto da un velo di rosa e un piccolo sorriso si apre sulle sue labbra.
— Le ho mostrato un piccolo trailer — mormora, avvicinando il pollice alla bocca e leccandolo, soddisfatto.
— Deliziosa.
— Sei serio?
—
— Aria — saluta Abigor con un sorriso enorme stampato sul viso.
— Che ci fai qui? — chiedi, appoggiata allo stipite della porta.
Sono le otto del mattino e tu sei lì in canottiera e pantaloncini, mentre Abigor si presenta alla porta del tuo attico nel suo solito completo elegante a tre pezzi.
Le tue guardie del corpo, di nuovo, sono scomparse. Ora si beccano il licenziamento sul serio.
— Porto regali — dice mentre tu, dentro di te, già sbuffi. È troppo presto per sopportare le sue stronzate.
— No, grazie — rispondi, provando a chiudere la porta, ma il suo piede in mezzo te lo impedisce.
— Aria, non essere scortese — dice alzando le dita per fare un segnale a qualcuno. Non riesci a capire a chi, visto che dietro di lui non c’è nessuno.
Ma con tua sorpresa, vedi Karl e due altre guardie che si avvicinano alla tua porta con passi sincronizzati e grosse scatole tra le mani.
Li blocchi subito mentre cercano di entrare in casa.
— Ehi, fermi. Non li voglio.
La fronte di Abigor si corruga.
— Ci sono vestiti e gioielli lì dentro — dice con tono confuso mentre digrigni i denti.
— Meglio per te! Allora indossali tu!
La rabbia sale mentre ti strattona via dallo stipite della porta.
— Sono regali miei, quindi chiudi quella bocca e prendili.
Karl e i suoi scagnozzi entrano in casa e posano le scatole sul tavolo di vetro.
— TI HO DETTO CHE NON LI VOGLIO! — urli sconvolta.
— E IO TI HO DETTO CHE QUANDO DO QUALCOSA—
— Che succede tutto questo casino di mattina? — la vostra urla viene interrotta da una voce assonnata e uno sbadiglio.
Vi girate verso la fonte del suono e vedete Kahlil che si strofina gli occhi, guardandovi confuso.
— C-Cazzo — balbetta appena si rende conto di chi c’è.
E la rabbia di Abigor raggiunge un altro livello. Gira di scatto la testa verso di te con uno sguardo pieno di follia.
— Portatelo fuori — ordina con calma, e Karl annuisce, iniziando a trascinare Kahlil via.
— Ma mi sono appena svegliato! — si lamenta mentre Karl lo trascina fuori insieme agli altri due.
Appena la porta si chiude, le mani di Abigor volano alla tua mascella e te la stringe con forza, sbattendoti contro il muro. Sibili dal dolore.
— Ti ho detto di lasciarlo, cazzo! — ti ruggisce in faccia mentre stringi gli occhi per l’impatto improvviso.
— E io ti ho detto di no! — gridi a tua volta mentre una risata priva di gioia gli sfugge dalle labbra.
— No? — chiede, i tuoi occhi si spalancano e annuisci.
— Non era un’opzione, piccola — sussurra, piazzando un bacio rude sul tuo collo sottile, facendoti rabbrividire mentre ti aggrappi al suo completo — Quando dico qualcosa, tu lo fai.
— N-No — la tua voce trema e la sua presa sulla mascella si stringe ancora. Nota un piccolo cerotto adesivo sul tuo collo, là dove il coltello ti ha sfiorata ieri.
