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Capitolo 4

La tavolata ospitava una trentina di persone, la maggior parte costituita da giovani mandriani che sbavavano dietro alle cameriere vestite solo con pantaloncini corti e t-shirt di almeno due taglie in meno rispetto alla giusta misura. I seni traboccavano vogliosi e le lunghe gambe affusolate facevano rizzare il cazzo anche ai vecchi bavosi che le guardavano senza ritegno.

Shone era seduto vicino a Eddy, sulle sue gambe una ragazza bionda lo baciava senza controllo. Avevo trangugiato lo stufato sperando di strozzarmi, almeno avrei avuto una scusa per volatilizzarmi all’esterno, ma era stato impossibile trovare una giustificazione per andarsene.

Una ragazza bruna e molto attraente prese posto vicino a me, mi guardò e disse “Vieni a ballare?” la musica country torturava le mie orecchie da ormai troppo tempo e ora mi toccava anche fingere di abbordare una donna, era davvero troppo.

Prima di rispondere incrociai per un breve istante lo sguardo di Shone, sembrava ordinarmi di accettare annuendo il capo impercettibilmente, colsi quel segnale e senza che avessi dato l’impulso al cervello la parola si fece suono “Okay” dissi e la ragazza divampò.

Mi arpionò la mano e mi trascinò sulla pista.

Vidi Shone seguire il mio esempio trascinando la sua dolce metà.

Nonostante provassi ribrezzo per la musica, non potevo esimermi dal mostrare le mie qualità, io sapevo ballare molto bene, l’unica differenza era che lo avevo fatto solo con Paul.

“Mi chiamo Scarlett.”

La voce della ragazza mi arrivò come velluto nei timpani.

“James” dissi affondando gli occhi su di lei.

Si avvinghiò al mio corpo e iniziò a seguire i miei passi. I primi cinque minuti furono sofferenza pura, ma poi qualcosa catturò la mia attenzione. Shone si muoveva flessuoso e magnetico, accompagnando i movimenti del bacino in maniera così sensuale che cominciai a temere il peggio.

L’erezione divenne evidente e la ragazza ne fu lusingata.

“Wow” disse languidamente, la guardai attonito, in fondo chi avrebbe mai potuto sospettare che in realtà ero eccitato da Shone?

Questo era il modo dunque?

Ebbene se lo era mi piaceva parecchio.

Restammo sulla pista per un po’ e quando fu il momento, per me tragico, di andare affondo, Shone mi lasciò senza fiato.

Lo vidi dirigersi verso di me con uno sguardo tutt’altro che amichevole.

“Stai calmo amico, lei è ancora minorenne, e io non ti conosco” disse.

La ragazza si staccò all’istante lasciandomi interdetto, Shone la guardò duro e ordinò “Per stasera ti sei divertita abbastanza, ora togli le tende e vai a casa.”

“Ma Shone!”

“A casa ho detto!”

La sua voce roca e autoritaria mi tolse il fiato, lasciandomi addosso un senso di spossatezza.

Deglutii ma la gola parve arsa come un deserto assolato.

“Scusa ma lei è ancora una bambina per me”, la sua voce risuonò per tutto il locale, segno che desiderava che tutti lo udissero.

“Non volevo approfittare.” risposi di getto “Tranquillo, dai usciamo, facciamo due passi” rispose sorprendendomi.

Gli sguardi di tutti si ammorbidirono, in fondo era stato divertente, nessuno avrebbe sospettato della mia natura, tranne Shone.

Lui sapeva! Glielo avevo letto negli occhi.

Camminammo fino al confine del paese, il deserto s’affacciava silenzioso e desolato, l’afa era ancora piuttosto fastidiosa; eppure, per un attimo avvertii un brivido, un brivido sulla schiena

“Da queste parti bisogna essere scaltri.”

La sua voce mi scosse dentro.

“L’hai capito dunque?”

“Sei un libro aperto per me, James.”

“Una bella trovata la tua.”

Il suo sorriso mi lasciò disarmato.

“Ti sei divertito almeno?”

Lo guardai torvo “E tu?”, la mia provocazione gli procurò uno spasmo, “Sì” disse, poi mise qualche metro di distanza da me.

Sentii qualcosa nell’aria, qualcosa di assurdo ma eccitante allo stesso tempo.

Possibile che Shone...avesse un debole?

Il mandriano procura donne, scopatore famelico e rude cowboy dei miei stivali portava una maschera, una maschera molto convincente.

Lo raggiunsi e mi affiancai a lui.

“Ti eccita vedermi sbavare vero?” dissi con un tono che non mi apparteneva, lui si girò, la sua espressione non aveva parole, parole da descrivere.

Prese i miei capelli con le mani e con uno strattone mi baciò sulla bocca, con forza, impeto, determinazione, premendo sempre di più, poi si staccò di prepotenza.

“Non fare lo stronzo” disse, quindi si allontanò senza più dire nulla.

Restai immobile, ipnotizzato da quel gesto, col cuore a mille e in procinto di scoppiare, il membro divenne duro, turgido, tanto che dovetti piegarmi per il dolore.

Caddi in ginocchio e cercai di non piangere.

Era la prima volta che i miei sensi si risvegliavano, non mi era più capitato con nessun’altro di provare un’attrazione così smisurata.

Shone mi piaceva da morire, ma ne avevo anche paura, una folle, eccitante e incomprensibile paura.

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