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Il Cuore Non Inganna

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Alexandra Steel
33
CapitolI
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Riepilogo

James Stafford è reduce da un dolore inconsolabile, Paul, il suo compagno è morto all'improvviso lasciandolo nell'oblio, nella disperazione più assoluta. Ma il destino riserva sempre sorprese inattese, inaspettate, che riempiono il vuoto del dolore colmandolo con un nuovo amore, devastante e ricco di sfumature. Sarà l'incontro con Shone a risvegliare i sensi di James, assopiti e distrutti dal dolore. Ma Shone porta una maschera molto convincente, una maschera che gli impedisce di manifestarsi. Solo il cuore non inganna, svelando segreti tenuti nascosti per molto, molto tempo.

RagazziSessoLGBTPassioneVero AmoreBoyxBoySentimentale

Capitolo 1

“Se tu volessi potrebbe essere così. Per sempre.”

(Jack Twist: I Segreti di Brokeback Mountain)

Tre mesi erano passati, ma più chiudevo gli occhi più mi sembrava che fossero trascorsi solo tre giorni. Non passava. Era sempre peggio. Mi stavo consumando senza riuscire a mettere a freno la mia inesorabile caduta. Non ne avevo la forza, il coraggio, e la voglia! Volevo chiudere, farla finita e raggiungere Paul nel posto in cui Dio lo aveva mandato.

Paul.

Perché? Perché togliermi l’unica persona che mi aveva amato così tanto? Perché privarmi del suo odore, del suo calore, del suo corpo che io chiamavo ‘casa’, della sua voce, della sua splendida umanità, perché? Ce l’avevo con Dio per questo! La mia vita era finita e non desideravo continuare ad alzarmi ogni mattina perpetuando il solito spaventoso, inquietante e insopportabile copione. Era uno strazio, un’agonia senza fine, forse avrei dovuto accettare quel desiderio angosciante che mi martellava da quando avevo gettato la rosa sulla bara di Paul, prima che la terra lo ricoprisse per sempre, un desiderio recondito, un desiderio di morte.

Lui mi aveva amato come nessun altro aveva osato fare. Mi aveva insegnato l’amore, quello vero, viscerale, sincero ed io avevo goduto insieme a lui, ogni giorno, mese e anno del nostro rapporto. Cinque anni di vita trascorsi in un battito di ciglia sciolti come neve al sole, e adesso? Cosa ci sarebbe stato adesso? Niente. Il nulla. L’oblio. L’assenza di vita. E un’interminabile, inesorabile pantomima che chiamavo esistenza, la mia insignificante, inutile e vigliacca vita.

Ci avevo provato a spezzarla, ma nell’ultimo atto, quello decisivo e irreversibile, il coraggio mi aveva abbandonato lasciando il posto alla paura, alla viltà, e a quello strano e inspiegabile senso di sopravvivenza. E allora avevo riempito quel vuoto con comportamenti assurdi cercando di curare il dolore assillante che occupava tutto il mio essere ogni santo giorno, senza mai abbandonarmi, senza mai darmi un attimo di tregua.

Ma poi avevo superato il limite. Ero rincasato dopo il lavoro, avevo apparecchiato per due; quindi, avevo fatto finta che Paul fosse seduto al suo solito posto.

“Ho cucinato bene vero?” avevo chiesto “grazie per i complimenti” avevo continuato, fingendo di aver ottenuto la sua risposta.

Poi, in un angolo, nascosta da chissà quanto tempo, una figura mi aveva sorpreso, lasciandomi sgomento. Lucy, mia sorella, era entrata nel mio appartamento prima del mio arrivo, aveva usato le chiavi di scorta che avevo dimenticato nella sua auto e mi aveva aspettato, ignara dello spettacolo che avrei dato.

“Fatti aiutare James, lasciami lenire il tuo dolore” aveva esclamato disperata, ma io l’avevo scostata e mi ero chiuso in camera cercando di piangere il mio dolore, un dolore che sembrava non abbandonarmi mai. Lei mi aveva raggiunto aprendo la porta di getto, non mi aspettavo questo, ma evidentemente l’avevo davvero spaventata.

“Parlerò con Ben, vedrai che il lavoro ti aiuterà.”

L’avevo guardata senza vederla e le uniche parole che mi erano uscite l’avevano lasciata disarmata.

“Nessuno può aiutarmi, io sono carne morta ormai”, ma lei non si era arresa, mi si era avvicinata e mi aveva stretto forte a sé.

Lucy era sempre stata più forte di me, sempre!