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Capitolo 6: L'attrazione rinnovata

Il suono dolce e malinconico del pianoforte riempiva lo studio, avvolgendo la stanza in un’atmosfera sospesa, quasi irreale. Le dita di Bonny scivolavano sui tasti con grazia, seguendo una melodia che sembrava emergere direttamente dal suo cuore. Non era solo musica: era il riflesso di ciò che sentiva, di tutto ciò che cercava di reprimere.

E dietro di lei, silenzioso ma onnipresente, c’era Damon.

La sua presenza era un’ombra calda, un richiamo impossibile da ignorare. Poteva sentire il suo sguardo addosso, il modo in cui la osservava con un’intensità che la faceva tremare dentro. Ogni movimento, ogni respiro era carico di un'energia invisibile che si insinuava tra loro, una tensione palpabile, pronta a esplodere.

Bonny sapeva che lui era lì, fermo, immobile, ma tremendamente vicino. Sentiva il calore del suo corpo, la vibrazione sottile della sua presenza che la costringeva a trattenere il fiato. Damon non aveva ancora parlato, eppure il silenzio tra loro sembrava gridare più forte di qualsiasi parola.

Il pezzo che stava suonando giunse alla fine con un accordo sospeso, lasciando nell’aria un vuoto denso. Bonny abbassò lentamente le mani, ma non si voltò. Rimase con lo sguardo fisso sui tasti, come se avesse paura di affrontarlo, come se avesse bisogno di un momento per ricomporsi.

Ma Damon non le concesse quel lusso.

Si avvicinò con passi lenti, quasi misurati, fino a fermarsi accanto a lei. L’aria si fece più carica, elettrica, tanto che Bonny dovette stringere i pugni sulle ginocchia per non lasciarsi travolgere da quella vicinanza.

«Mi piace come la vedi.»

La sua voce la colpì come un sussurro avvolgente, basso e profondo, con quella sfumatura ruvida che le faceva vibrare la pelle.

Bonny deglutì a fatica. Sapeva che si riferiva alla musica, ma il suo tono suggeriva qualcosa di più, qualcosa di non detto.

«Sei più… adulta di quanto ricordassi.»

Quelle parole la colpirono in modo inaspettato. C’era un velo di nostalgia nella sua voce, come se il tempo trascorso avesse lasciato in lui un’impronta più profonda di quanto volesse ammettere.

Bonny chiuse gli occhi per un istante, cercando di riprendere il controllo. Quando li riaprì, si costrinse a rispondere con fermezza.

«Non è che sono cambiata,» disse, mantenendo la voce il più possibile neutra. «È che ormai so come gestire i miei sentimenti.»

Era una bugia. E lo sapevano entrambi.

Damon si chinò leggermente verso di lei, abbastanza perché il suo profumo la raggiungesse, intenso e familiare, risvegliando ricordi che avrebbe voluto seppellire per sempre. Il suo sguardo si fece più profondo, come se stesse cercando di leggerle dentro.

«Lo sai?» chiese, con una calma che la mise in allerta. «Io non lo so più, Bonny. Non so più cosa fare con quello che provo quando sono vicino a te.»

Il battito del cuore di Bonny accelerò in un istante, una reazione incontrollabile che cercò di soffocare. Ma non poteva fingere di non sentire l’impatto che le sue parole avevano su di lei.

Ogni fibra del suo essere le diceva di scappare, di mettere distanza tra loro prima che fosse troppo tardi. Ma le gambe sembravano inchiodate al pavimento.

Si voltò di scatto, le mani sul pianoforte, come se quei tasti potessero offrirle un appiglio.

«Damon, basta,» disse, e stavolta la sua voce tremò, anche solo per un attimo. «Non possiamo più giocare con il nostro passato.»

Lui rimase in silenzio, ma Bonny sapeva che non era un silenzio vuoto. Stava aspettando. Studiando ogni sua reazione. Come un predatore che sa esattamente quando colpire.

Poi, senza preavviso, le prese la mano.

Il contatto fu un’esplosione di sensazioni, un fuoco che si propagò dalla pelle fino al cuore. Bonny trattenne il respiro, ma non si ritrasse subito.

Gli occhi di Damon, di un verde profondo e magnetico, si fissarono nei suoi con un’intensità disarmante.

«Tu pensi davvero che il nostro passato non abbia più alcun valore?» chiese con voce bassa, quasi un sussurro.

Bonny cercò di liberarsi, ma la sua presa era ferma, non aggressiva, solo decisa. Il calore delle sue dita avvolse le sue, e lei si odiò per il modo in cui il suo corpo rispose a quel semplice tocco.

«Non è quello che penso,» mormorò, la voce debole, tradita dalle emozioni. «È che non voglio più soffrire. Non voglio più rischiare di farmi male.»

Damon la osservò a lungo, con un’intensità tale da farle tremare le ginocchia. Poi, lentamente, sollevò una mano e le sfiorò il viso con una delicatezza inaspettata.

Bonny chiuse gli occhi per un istante, cercando di reprimere il brivido che la attraversò.

Non puoi farlo. Non devi farlo.

Ma il desiderio la soffocava, lottava contro la paura, e in quel momento si sentì divisa tra due forze opposte, entrambe troppo forti per essere ignorate.

Fece un passo indietro, staccandosi da lui con uno sforzo quasi fisico.

«Non possiamo farlo,» disse, più a se stessa che a lui. «Non dobbiamo farlo.»

Damon rimase immobile per un istante, poi abbassò lentamente la mano. Il suo sguardo non la lasciò, ma il suo volto si fece più imperscrutabile.

Un silenzio carico si distese tra loro.

Poi lui sorrise. Ma non era un sorriso di vittoria. Era un sorriso triste, quasi rassegnato.

«Va bene,» disse infine, con una dolcezza che la colpì più di quanto volesse ammettere. «Ma non possiamo ignorare quello che c’è tra di noi. Non possiamo, Bonny.»

Lei abbassò lo sguardo, incapace di sostenere il peso di quelle parole.

Perché sapeva che aveva ragione.

L’attrazione tra loro era come una fiamma che continuava a bruciare, anche se cercava disperatamente di spegnerla.

E forse, stavolta, non sarebbe stata in grado di chiudere quella porta.

Non più.

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