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Capitolo 5: Il progetto musicale

L'ufficio della Blackwood Records, una delle etichette più prestigiose di Londra, era un perfetto connubio tra eleganza e modernità. Pareti in vetro, scaffali in legno scuro ricolmi di vinili d'epoca, e un pianoforte a coda nell'angolo, pronto a trasformare ogni idea in melodia.

Bonny era seduta al lungo tavolo della sala riunioni, la schiena dritta e l’espressione impassibile mentre il CEO dell’etichetta, Richard Blackwood, parlava con entusiasmo del progetto che avrebbe rivoluzionato il panorama musicale.

«Vogliamo creare qualcosa di unico,» diceva, muovendo le mani con enfasi. «Un album che unisca il meglio del rock e del pop moderno, con artisti di calibro internazionale. E chi meglio di voi due per guidare questa collaborazione?»

Bonny si irrigidì. Voi due?

Aveva accettato l’incontro pensando che si trattasse di una nuova produzione importante, ma non aveva immaginato che l’altro protagonista sarebbe stato lui.

Come se sentisse il suo sguardo, Damon, seduto all’altro capo del tavolo, si limitò a sorridere con quel suo solito atteggiamento da rockstar sfacciata. Indossava una giacca di pelle sopra una semplice t-shirt nera, i capelli spettinati con la noncuranza tipica di chi sapeva di essere irresistibile.

«Devo dire che è un’idea interessante,» disse lui, il tono rilassato ma con un lampo divertito negli occhi. «Bonny e io abbiamo sempre avuto una buona intesa musicale.»

Lei incrociò le braccia, mantenendo il controllo. «Sì, una volta. Dodici anni fa.»

Richard ridacchiò, ignaro della tensione nell’aria. «Proprio per questo sarà affascinante! Un ritorno alle origini, due talenti che si incontrano di nuovo dopo anni di carriere stellari. Il pubblico lo amerà.»

Bonny si costrinse a rimanere impassibile. Lavorare con Damon? Giorni interi in studio con lui?

Non era sicura che fosse una buona idea.

«Avete già qualcosa in mente?» chiese, cercando di concentrarsi sul lato professionale.

Richard annuì. «Pensavamo a un album collaborativo, con più artisti, ma il pezzo principale sarà un duetto tra voi due.»

Silenzio.

Bonny lanciò un'occhiata a Damon, che sembrava divertito dalla situazione.

«Un duetto, eh?» mormorò lui, tamburellando le dita sul tavolo. «Non male. Sarebbe la prima volta che canto con qualcuno che mi conosce così bene.»

Bonny si morse l’interno della guancia per non reagire. Era una provocazione?

«Beh,» disse con un sorriso freddo, «posso dire lo stesso. Sarebbe la prima volta che lavoro con qualcuno che mi ha lasciata senza una parola.»

Richard rise, scambiando la frase per una battuta, mentre gli altri membri dello staff prendevano appunti e annuivano entusiasti.

Damon, invece, la fissò con un’intensità che la fece rabbrividire.

«Allora è deciso,» concluse Richard. «Bonny, tu curerai la produzione e la direzione artistica, mentre Damon sarà il volto principale del progetto. Inizieremo le registrazioni tra due settimane.»

Bonny inspirò profondamente. Era ufficiale. Avrebbe lavorato fianco a fianco con Damon Hayes.

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Dopo la riunione, Bonny uscì dall’edificio cercando di ignorare il peso dell’incontro. Ma Damon la seguì, raggiungendola appena fuori, dove il vento londinese portava con sé l’odore della pioggia imminente.

«Allora, sei pronta per questa avventura?» le chiese, infilando le mani nelle tasche della giacca.

Bonny si voltò lentamente. «Sei sicuro di esserlo tu? Non è più come una volta, Damon.»

Lui inclinò la testa, un sorriso enigmatico sulle labbra. «Lo so. Ma qualcosa mi dice che questa sarà la collaborazione più interessante della mia carriera.»

Lei incrociò le braccia. «Non sono qui per riaprire il passato.»

Damon la fissò, la voce più bassa. «E se fosse il passato a riaprire te?»

Bonny sentì un brivido lungo la schiena, ma non gli diede la soddisfazione di una risposta. Si limitò a guardarlo un'ultima volta prima di voltarsi e camminare via, lasciandolo lì, con il vento che sollevava i lembi della sua giacca di pelle.

Lavorare con lui sarebbe stata una prova.

Ma ciò che la spaventava di più era che parte di lei non vedeva l’ora di iniziare.

I giorni successivi furono un vortice di incontri, email e preparativi. Bonny si immerse completamente nel lavoro, cercando di non pensare al fatto che Damon fosse coinvolto.

Aveva passato gli ultimi dodici anni a costruire il suo nome nel mondo della musica, collaborando con i migliori artisti, producendo album di successo e guadagnandosi una reputazione impeccabile. Non avrebbe permesso a Damon Hayes, per quanto affascinante e talentuoso, di distrarla dal suo obiettivo.

Ma la verità era che non poteva smettere di pensarci.

Non appena metteva le mani sul pianoforte per comporre una melodia, le tornava in mente la prima volta che lei e Damon avevano scritto una canzone insieme. Erano solo due adolescenti, seduti su una vecchia panchina nel parco dietro casa sua. Lui suonava la chitarra, lei improvvisava testi. Sembrava tutto così semplice, così naturale.

Ora, invece, la loro realtà era più complicata.

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Due settimane dopo, Bonny entrò negli studi della Blackwood Records con una cartella piena di spartiti, il telefono in mano e il cuore che batteva più forte del dovuto.

«Bonny!» Una voce squillante la interruppe. Era «Eleanor Hudson, la sua assistente. la

sala di registrazione è pronta. Damon è già arrivato.»

Bonny si fermò di colpo. Già arrivato?

«Da quanto?» chiese, cercando di suonare indifferente.

«Un’ora. È dentro che suona la chitarra, sta provando qualche accordo.»

Bonny si concesse un respiro profondo e poi entrò nello studio.

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Damon era lì, seduto su uno sgabello con una chitarra tra le mani, gli occhi chiusi mentre suonava una melodia intensa e malinconica. Non si era accorto del suo ingresso.

Bonny si fermò sulla soglia, osservandolo. C’era qualcosa di magnetico in lui, qualcosa che lo faceva sembrare parte della musica stessa.

Era così ingiusto.

Ingiusto che dopo tutto quel tempo, dopo tutto il dolore, bastasse vederlo così per sentirsi di nuovo vulnerabile.

Damon aprì gli occhi e sollevò lo sguardo, trovando il suo. Un sorriso lento si dipinse sulle sue labbra.

«Stavi spiando, Bennet?»

Bonny alzò gli occhi al cielo, avanzando con sicurezza. «Stavo valutando se hai ancora talento o se il successo ti ha rammollito.»

Damon rise, un suono profondo che le solleticò la pelle. «Sei sempre adorabile quando fingi di non essere impressionata.»

Lei ignorò la provocazione e posò la cartella sulla console di missaggio. «Abbiamo un album da costruire. Ho pensato che potremmo iniziare con un pezzo che metta in evidenza le nostre voci in armonia.»

Damon annuì, posando la chitarra. «Perfetto. Fammi sentire cosa hai in mente.»

Bonny aprì la cartella ed estrasse gli spartiti. Si sedette al pianoforte, lasciando scivolare le dita sui tasti prima di iniziare a suonare una melodia dolce ma intensa.

Damon si avvicinò, posando una mano sulla tastiera, toccando appena le sue dita.

Un brivido la percorse. Troppo vicino.

«Mi piace,» mormorò lui, il suo respiro sfiorandole la guancia.

Bonny si schiarì la gola e si spostò leggermente. «Allora iniziamo.»

Sarebbe stata una collaborazione intensa. Troppo intensa.

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