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Capitolo 4 - Il Ritorno di Damon

Il lussuoso salone dell’Imperial Grand Hotel di Londra brillava sotto i lampadari di cristallo, proiettando un gioco di luci soffuse sulle pareti dorate. L’aria era satura del suono melodioso di un quartetto d’archi, delle risate sommesse e del tintinnio dei calici di champagne che si sfioravano in brindisi sussurrati.

L’Annuale Gala della Musica era uno degli eventi più esclusivi dell’industria: una serata in cui produttori, artisti e magnati del settore si riunivano per stringere alleanze, chiudere affari e farsi vedere. In quello spazio colmo di ambizione e ostentata eleganza, ogni gesto, ogni sorriso e ogni parola erano accuratamente misurati.

Bonny Bennet si muoveva tra gli invitati con una grazia naturale, un calice di champagne stretto tra le dita affusolate. Il suo abito color borgogna, un capo di alta moda dal taglio perfetto, le avvolgeva il corpo con raffinata sensualità. La seta aderiva alle sue curve con discrezione, lasciando scoperte le spalle e il collo, dove brillava un sottile filo d’argento. I suoi capelli ramati erano raccolti in un’elegante acconciatura morbida, qualche ciocca ribelle sfiorava la linea della mascella, incorniciando il suo viso dai tratti delicati ma decisi.

Sapeva di essere osservata.

Dopo anni nell’industria musicale, aveva imparato a convivere con gli sguardi e i sussurri. Alcuni la ammiravano, altri la temevano, molti la invidiavano. Era una delle produttrici più influenti del momento, e la sua sola presenza bastava a suscitare curiosità.

Eppure, quella sera, un sottile senso di inquietudine le scorreva lungo la schiena.

«Sei distratta.»

La voce di Eleanor, la sua assistente e amica, la distolse dai suoi pensieri. Con la solita disinvoltura, la donna le porse un nuovo bicchiere di champagne, scrutandola con occhi attenti.

Bonny scosse appena la testa. «No, sto solo… osservando.»

Eleanor sollevò un sopracciglio con fare scettico. «Osservando qualcuno in particolare?»

Bonny aprì la bocca per negare, ma la sua attenzione fu catturata da un movimento vicino all’ingresso del salone. Il respiro le si fermò in gola.

Damon Hayes era lì.

La folla sembrava aprirsi spontaneamente al suo passaggio, attratta da quell’energia magnetica che aveva sempre posseduto. Vestito con un impeccabile completo nero, senza cravatta e con il primo bottone della camicia sbottonato, emanava un’aria di rilassata eleganza. Ma non era solo il suo aspetto a catturare l’attenzione: era il modo in cui riempiva lo spazio intorno a sé, il carisma naturale che lo rendeva impossibile da ignorare.

Gli ospiti lo salutavano, alcuni con timida ammirazione, altri con eccessiva adulazione. Lui rispondeva con il solito sorriso affascinante, un accenno di divertita sufficienza nei suoi occhi scuri, ma il suo sguardo sembrava distante, come se fosse lì e altrove allo stesso tempo.

Bonny sentì il cuore accelerare in un battito irregolare.

Dopo dodici anni.

Era lì.

Ogni ricordo la investì con la violenza di un’onda improvvisa: le notti passate a scrivere canzoni insieme, il suono delle loro risate sotto un cielo stellato, le promesse sussurrate tra le lenzuola. E poi, il dolore della sua partenza. Il silenzio che era seguito.

Un brivido le percorse la schiena, ma si obbligò a restare immobile, il viso impassibile. Non era più la ragazza di un tempo.

«Vuoi andare via?» chiese Eleanor, la voce più bassa, colma di comprensione.

Bonny si irrigidì. No, non sarebbe scappata.

Inspirò lentamente, raddrizzò le spalle e prese un sorso di champagne prima di avvicinarsi con passo misurato.

Damon la notò un istante prima che lei parlasse.

Per un attimo, nel suo sguardo lampeggiò qualcosa di indefinito—sorpresa, forse, o qualcosa di più profondo. Ma il suo volto si ricompose subito in un sorriso rilassato, quel sorriso che lei conosceva fin troppo bene.

«Damon.» La sua voce era ferma, priva di esitazione.

Lui inclinò la testa di lato, un sorrisetto incuriosito che gli sfiorò le labbra. «Bonny Bennet.»

I loro occhi si incatenarono in un duello silenzioso. Attorno a loro, il gala proseguiva indisturbato, ma per un attimo sembrò che tutto il resto fosse sfocato, lontano, irrilevante.

Bonny alzò un sopracciglio con noncuranza. «Non pensavo ti interessassero eventi come questo.»

Damon si passò una mano tra i capelli in un gesto casuale. «Non mi interessano. Ma il mio manager ha insistito.»

«Ah.» Lei si concesse un sorriso appena accennato. «Quindi ora obbedisci agli ordini?»

Il sottinteso era chiaro: Non hai mai obbedito a nessuno. Nemmeno a me.

Damon rise appena, un suono profondo che le scivolò lungo la pelle come una melodia dimenticata. «Diciamo che ho imparato a scegliere le battaglie.»

Un brivido impercettibile la attraversò. Non era giusto che avesse ancora questo potere su di lei.

«Allora, Bonny,» continuò lui, la voce più bassa, più intima. «Hai avuto successo. Sei diventata la produttrice più influente del momento.»

Lei sollevò il mento, il suo sorriso imperturbabile. «E tu sei diventato una rockstar. Immagino che abbiamo entrambi realizzato i nostri sogni.»

Per un istante, il silenzio si allungò tra loro.

Nessuno dei due lo disse ad alta voce, ma entrambi sapevano che il sogno più grande—quello che avevano costruito insieme—si era spezzato il giorno in cui Damon era partito.

Un giornalista si avvicinò, interrompendo la tensione.

«Damon, devo rubarti un secondo.»

Lui lanciò un’ultima occhiata a Bonny, come se volesse dire qualcosa. Ma lei si fece da parte, offrendo un sorriso neutro.

«Vai pure, rockstar. Sono sicura che hai molte persone da intrattenere.»

E con quella battuta, si allontanò tra la folla, lasciandolo a guardarla sparire.

Non avevano parlato del passato.

Ma entrambi sapevano che quella era solo la prima mossa di un gioco pericoloso.

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