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Capitolo 4

Accordo!

Al mattino mi sono sono svegliata tremendamente in ritardo, non sono neanche riuscita a presentarmi alla colazione.

Ho corso talmente tanto per arrivare in tempo a lavoro che non mi sono neanche accorta delle sue ripetute telefonate.

Sono stanca e ho dormito poco, non ho neanche sentito la sveglia o forse non ha suonato.

Sto percorrendo il corridoio lungo del mio ufficio e Alaya mi ferma dicendomi che sono in ritardo a una riunione che io stessa avevo organizzato.

«Accidenti, me ne sono dimenticata» Così entro velocissima dentro la sala riunioni e tutti mi aspettano impazienti.

«Vi chiedo umilmente scusa per il mio ritardo, purtroppo ho passato una nottataccia» È la prima volta che arrivo dopo i miei dipendenti, io che ho sempre la pretesa di averli puntuali.

Dopo due interminabili ore a mostrare le diapositive e a parlare di bilanci finalmente la riunione è finita.

Tutti sono usciti dalla sala e io mi concedo un sospiro di sollievo.

L’ho già detto di essere stanca?

Raccolgo le mie cose recandomi nel mio ufficio.

Entrata dentro chiudo la porta alle mie spalle chiudendo un attimo gli occhi.

Espira e inspira.

Cerco di concedermi un attimo di relax, che però è durato esattamente un nano secondo.

«Perché non hai risposto alle mie chiamate?» È un rimprovero da parte di Riccardo?

Apro gli occhi e lo vedo lì seduto sulla mia poltrona.

«Ho fatto tardi e mi sono addormentata, conosci il motivo, ti chiedo scusa» Si alza in piedi e si avvicina verso di me, io faccio la stessa cosa, lo raggiungo alla scrivania.

«Si lo conosco! E ancora non mi capacito, hai ventimila dipendenti e ti ostini a fare il loro lavoro, potresti essere in vacanza per quanto mi riguarda!» Appoggio la mia valigetta sulla mia scrivania.

Con la coda dell’occhio lo vedo avvicinarsi a me.

«Mi annoio, vivo da sola, non ho amici e nessuno ad aspettarmi a casa, poi sono persone e non posso comandarli a bacchetta.

È un lavoro che posso fare benissimo anche da sola!» Sfiora con le dita la scrivania, mi tremano le gambe, non di nuovo ti prego!

«Non hai amici? Persone con i quali uscire, stai qui da due mesi e mi pare che tutti ti amano qua dentro!» Non ne ho perché non ne voglio avere e non ne ho bisogno.

«Non ho molta voglia dei festeggiamenti o di nuove conoscenze!» Sono stanca e ho ancora molto da fare.

«E di un uomo?» Eccola che arriva una enorme fitta allo stomaco.

È come una enorme freccia che trafigge.

Perché tutti pensano che io abbia bisogno di un uomo?

«Non ho bisogno di un uomo!» Ribatto infastidita.

Lui sfiora il mio volto scostando i miei capelli, le sue dita sfiorano la mia fronte.

«Ah no?» Chiede, mentre io per evitare che mi tocca ancora, decido di girarmi dandogli le spalle.

«Neanche di un uomo che ti stringa così?» Afferra i miei fianchi, portandomi verso il suo petto.

Alzo le braccia cercando di afferrare la sua nuca.

«Riccardo, ti prego!» Mi afferra stringendomi sempre più forte a lui.

«Sicura di non averne bisogno?» Alza la mia maglietta, strizzando i miei seni, bacia il mio collo, mentre sento le sue mani giocare con i miei capezzoli.

Poco prima di arrivare alle mie labbra sento uno strano suono un “bip bip” fastidioso.

«Lo senti anche tu?» Lui continua a baciarmi.

E dalle sua bocca subito dopo esce semplicemente "Svegliati".

In quel preciso instante balzo seduta sul mio letto, il suono fastidioso è la mia radio che faceva “bip”, il suono della sveglia e in radio stanno urlando che sono le sette in punto.

Mi alzo di colpo dal letto scoprendo che stavo sognando.

Mi volto verso la sveglia e sono davvero le sette.

Quel sogno mi ha scossa parecchio, sono avvampata e anche bagnata lì sotto.

Credo che dovrei applicare al mio corpo un po' di autoerotismo, è molto che non lo faccio.

Chissà se Riccardo è così anche nella realtà, onestamente, detto in piccole parole sincere? Ho bisogno di un uomo.

Mi alzo dal letto e vado a lavarmi, apro l’acqua calda e inizio a spogliarmi.

Appena metto la testa sotto l’acqua calda e chiudo gli occhi sento le mani di Riccardo che mi sfiorano ovunque.

Non so cosa mi stia succedendo, ma anche con Victor è iniziata esattamente così.

Ho cominciato a fare sogni molto erotici e poi ho finito per innamorarmi di lui e no, non deve accadere di nuovo.

Sono arrivata al bar dove ci siamo dati appuntamento e prima di scendere dal taxi ho iniziato a contare fino a venti.

Il mio sogno questa notte mi ha un po' sconvolta, io non so davvero che cosa fare.

Allora partiamo dal presupposto che potremmo essere cugini.

Ma non lo siamo perché i nostri padri sono fratelli, ma appartengono a matrimoni diversi e sangue diverso.

«Signorina, siamo arrivati!» Dice il taxista.

«Oh sì, mi scusi!» gli lascio i soldi della corsa e scendo dalla auto.

Entro dentro il bar, un bellissimo bar, molto lussuoso.

Lui è lì seduto, io sono ancora imbarazzata per il mio sogno.

Mi siedo un po’ tremolante, lui mi guarda quasi stranito.

«Che succede? Tutto bene?» Si si, ho solo sognato che stanotte mi strizzavi i capezzoli.

«Oh si, tutto apposto, solo un po' stanca.» Meglio non dirgli la verità.

«Per forza lavori al posto dei tuoi dipendenti» Deglutisco è quasi la stessa frase che mi ha detto nel sogno, poco prima di palparmi le tette.

«Sono piccole firme che posso fare anche da sola!» Lo guardo negli occhi e anche lui mi fissa.

«Ordiniamo qualcosa?» Chiede.

«Oh sì, certo!» Prendo il menù e ordino un cappuccino e un cornetto.

Non riesco a dire o a fare niente, perché ogni volta che lo guardo ripenso al sogno, ma perché poi deve essere così tremendamente bello?

«Sei silenziosa questa mattina, tutto bene?» Sfiora la mia mano che è appoggiata al tavolino.

«Alla grande!» Balbettavo e urlavo, non era poi dopo tutto, tutto "alla grande".

«Matilde, puoi parlare con me!» Appoggia ancora la sua mano alla mia, accarezzandomi le nocche.

Mi guarda dritto negli occhi ancora e stavo per dirglielo, ma la cameriera mi salva da quella situazione, portandoci le nostre ordinazioni.

«È tutto okay tranquillo, sono solo stanca!» Cerco di rassicurarlo.

Sfilo la mia mano dalla sua presa e inizio a mangiare la mia colazione.

«Allora che ne dici di saltare il lavoro e andare a fare un giro in campagna con me!» Mi blocco prima di addentare il mio cornetto.

«Oh no, ho due riunioni, devo sbrigare alcune cose!» Lui si avvicina lentamente.

«Avvicinati, ti dico una cosa all’orecchio!» Io faccio come mi dice.

«Sei il capo, sei tu a decidere, ricordalo!» Sussurra.

«D'accordo, facciamo questo giro in campagna!» Torno con la schiena appoggiata alla sedia e finalmente inizio a mangiare e anche lui addenta il suo meraviglioso Muffin.

«Bene perché ho prenotato un fine settimana insieme nella mia casa al lago!» Inizio a tossire.

Il cornetto mi è andato di traverso, ho bisogno di bere.

Una delle cameriere nota la scena e porta subito un po’ d’acqua al tavolino.

«Grazie mille! Solo io e te?» Ringrazio la cameriera che mi ha salvata e poi mi giro verso Riccardo, ho gli occhi che mi lacrimano.

«No, io te e mio fratello, con il suo nuovo ragazzo!» Mi gratto la gola.

Almeno non siamo soli.

«Oh bene, benissimo, ci sarà da divertirsi» Non mi divertirò manco per il cazzo!

Continuiamo a fare colazione e a parlare, anche se più lo guardo e più il mio sogno è lì.

Le sue mani che mi afferrano e le sue labbra che mi baciano.

Le sue movenze e i modi di fare, il suo essere così autorevole, non sento una sola parola di quello che mi racconta perché sono troppo impegnata a immaginarmi sulla mia scrivania nuda, vi risparmio i dettagli.

Qualche ora dopo ci ritroviamo in un aereo che ci porta verso la sua casa al lago.

«Voi Leone amate essere così megalomani!» Esclamo.

Lui appoggia una mano sulla mia schiena per invitarmi a salire le scalette.

«Sta zitta!» Ora gli tiro un pugno.

Appena arrivati ci ritroviamo una range rover nera pronta ad aspettarci.

Indossa i suoi occhiali da sole e il suo giubbotto di pelle, mai visto in quella tenuta sportiva.

Si è cambiato in aereo.

«Mettiti la cintura bambolina, che adoro le strade di campagna!» Il suo tono è molto divertito.

Indosso subito la cintura, solo perché quel tono divertito, mi ha anche un po’ terrorizzata, io odio le strade di campagna.

Accende l’auto e fa una manovra molto azzardata uscendo dal parcheggio dell’aereo porto.

Usciamo dalla città imboccando subito quelle bellissime curve strette e sterrate.

Ha un buonissimo profumo, mi volto a fissarlo, mi piace la sua tenuta semplice con maglietta bianca e Jeans blu, è molto carino.

Si volta verso di me, io mi volto subito verso il lago, faccio finta di ammirarlo.

«Siamo quasi arrivati bambolina!» Scoppio a ridere.

«Smettila di chiamarmi bambolina!» È troppo imbarazzante.

«Dici che è imbarazzante?» Ride con me.

«Molto! Bambolino!» Scoppiamo a ridere insieme, era molto che non ridevo così.

«Va bene smetterò di chiamarti bambolina!» Ottimo!

Si stava divertendo in quelle curve da panico, mentre io mi tenevo stretta alla maniglia della portiera.

Finché finalmente non si ferma, in una di quelle frenate da panico.

Scendo dalla macchina spaventata.

Bacio l'asfalto, prego Dio e lo ringrazio di essere ancora viva.

«Paura?» Dice lui scendendo e venendomi incontro.

«Io so fare di meglio!» La mia voce trema.

Sta per dire qualcosa, ma entrambi ci voltiamo quando vediamo arrivare Matteo a rincorsa, corredo dal portico a noi.

«State bene? Ho visto la frenata!» Riccardo chiude la macchina indossando gli occhiali da sole.

«Mai stato meglio, andiamo bambolina!» Mi afferra per il braccio trascinandomi giù per una scalinata in pietre.

«Ti ho detto di non chiamarmi così!» Dico nel mentre mi trascina giù

Saluto Matteo urlando.

«Dove mi stai portando?» Urlo.

«Silenzio, vieni e seguimi!» Mi trascina ancora.

«Ho i tacchi rischio di cadere!» Lui si ferma caricandomi sulle sue spalle.

«Mettimi giù» Scende gli ultimi scalini.

E poi mi molla a terra.

«Tu sei un pazzo Riccardo Leone! Mi hai trascinata qui, senza una valigia, ne un ricambio, per portarmi dove, accidenti!» Urlo e poi mi volto, in quel momento io mi zittisco, c'è una bellissima cascata.

Non riesco più a dire niente e neanche a essere arrabbiata con lui.

«Era il posto preferito di mio padre, quando voleva staccare la spina venivamo qui!» Lui stravede per suo padre, io resto a osservarla è circondata da bellissimi fiori viola e rossi.

La cascata cadeva proprio sul lago.

«In estate è bellissima, adesso forse fa ancora un po' freddo per farsi il bagno!» In effetti.

«Si, adesso si!» Mi prende per mano e torniamo su per tornare in casa è finita la corsa.

Voleva farmi vedere tutto prima del tramonto anche se al tramonto mancano molte ore.

Entriamo in casa, io ho bisogno di levarmi i tacchi.

Finalmente riesco a vedere Matteo e abbracciarlo forte.

Lui si avvicina verso di noi e mi abbraccia fortissimo.

Matteo mi presenta anche il suo fidanzato Enea.

«Molto piacere Enea» Dice lui stringendomi la mano.

«Molto piacere» Rispondo io.

«Vieni con me!» Riccardo mi prende per mano portandomi a vedere la mia camera da letto.

«Ho fatto comprare dalle tue segretarie qualche vestito» Ora capisco perché qualche giorno fa mi avevano chiesto che taglia portassi di reggiseno

«D'accordo, grazie!» L’aveva già programmato questo fine settimana.

«Spero ti bastino, gli ho dato mille dollari!» Spalanco la bocca.

«Devo renderti qualcosa almeno!» Scuote la testa.

«Assolutamente no, prendili come regali, adesso fatti una doccia rilassante, ti aspettiamo per pranzo!». Chiude la porta uscendo dalla stanza.

Guardo le buste dei vestiti e ci sono solo cose molto sexy.

Le mie segretarie devono essere un po' piccanti in intimità o è lui a averlo chiesto?

Poso il tanga e mi avvio al bagno.

È bellissimo c’è una enorme vasca.

La riempio subito di acqua calda e mi ci immergo dentro.

Stavo per addormentarmi.

Finito di vestirmi e asciugarmi i capelli scendo in cucina dove stanno preparando il pranzo.

Sono tutti e tre impegnati a preparare il pranzo, Riccardo indossa uno straccio sulla spalla e sta sfilettando un pezzo di carne.

Perché lo sto guardando a rallentatore? Perché trovo sexy il modo in cui maneggia quel pezzo di carne. Mi mordo le labbra.

«Vino?» Enea si presenta davanti offrendomi del vino, io lo accetto volentieri, ho bisogno di bere.

Continuavo a guardare Riccardo.

«Non so cosa hanno quei due, ma ti fanno saltare l’ormone!» Enea mi aveva letta nel pensiero.

«Oh beh, in effetti!».

Enea e Matteo sono spariti fuori nel portico dove hanno apparecchiato.

Io mi avvicino a Riccardo.

«Perché sono qui Riccardo?» Chiedo sorseggiando del vino che ovviamente era ottimo e mi sarei scolata la bottiglia intera.

«E' l'unico modo che ho per offrirti una cena o un pranzo senza essere rifiutato da te!» Dice schiaffeggiando il pezzo di carne e gettandola in padella.

«Giusto!» Mi siedo sopra la cucina.

Esausto appoggia il coltello sulla cucina fissandomi.

«Accetta una serata insieme a me, se poi non ti piaccio restiamo amici, se poi ci piacciamo invece scoprirai cose di me che ti faranno innamorare» Presuntuoso.

«Va bene!» Lo dico senza pensarci.

Prendo il mio vino gettandolo giù, ne voglio ancora.

«Sono proprio curiosa di sapere cosa scoprirò! Chissà se schiaffeggi culi come quella bistecca!» Lui ammiccò con lo sguardo.

«Oh bambolina, ci sono molte cose interessanti di me, non schiaffeggio solo bistecche» Alzo gli occhi al cielo iniziando a ridere.

«Il solito uomo presuntuoso!» Scendo dalla cucina cercando la bottiglia di vino, lui mi blocca alla cucina e il bicchiere cade in terra rompendosi in mille pezzi.

«I presuntuosi parlano e non agiscono, io agisco e parlo, tu da stasera sei mia, solo mia, nessun altro uomo!» Io deglutisco impaurita.

Lui sfiora il mio volto, come nel mio sogno.

«D'accordo? Bambolina?» Annuisco con la testa.

«Come?» Continua.

«Nessun altro uomo!» Balbetto.

«Bene, adesso andiamo a mangiare!» Mi rilascia e io ripuliaco in terra togliendo i pezzi di vetro, poi li seguo fuori.

Vino ho bisogno di altro vino!!!

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