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Capitolo 3

È passato un mesetto da quando ho iniziato a lavorare alla Studios e le cose vanno piuttosto bene.

Torno a casa molto tardi la sera, ma non mi dispiace.

Considerando che sono sola a casa tenermi occupata a lavoro riempie le mie giornate.

E visto che non ho amici, resto anche per il fine settimana.

È mezzanotte e in azienda ci sono solo io e George la guardia notturna.

George passa a controllarmi ogni un ora, si avvicina alla porta, fa capolino con la testa, guarda e poi svanisce via.

«Desidera un caffè?» George entra in ufficio con due caffè espressi.

Non lo voglio, ma è così gentile che non lo rifiuto.

«Fantastico, mi ci voleva, grazie George» Mi guarda soddisfatto e fiero di se.

Dopo aver appoggiato il caffè sulla mia scrivania saluta e sparisce via, tornando nella sua postazione all'ingresso.

«Mi sono sempre chiesto come sarebbe la mia vita se io fossi il capo e lavorassi fino a notte fonda!» Riccardo entra nel mio ufficio, io alzo lo sguardo togliendo gli occhi dal computer.

«Signor Leone!» Balzo in piedi, guardando l'ora sul mio orologio da polso.

«Accidenti è mezzanotte, mi sono persa nei file del computer» Sono distrutta.

Quando tutti sono andati via mi sono sbottonata la camicia e tolto i tacchi.

Mi stiracchio e scrocchio il collo.

Il suo occhio cade nella mia bellissima taglia enorme di seno.

«Stai avendo qualche problema nel far tornare i conti?» Io fingo di non aver notato che gli è accidentalmente caduto l'occhio.

«Sono un po' confusa su alcune cose, sì» Mi avvicino alla scrivania.

«Posso darti una mano se vuoi, possiamo darci del tu vero?» Lui è stranamente tranquillo.

«Si certo! Vieni siediti!» Prendo una sedia mettendola proprio vicina alla mia poltrona, lui guarda subito i miei piedi scalzi.

La mia gonna mostra qualche mia curva. A dire il vero mi sta anche un po' strettina.

«Ti sei fatta i capelli lisci? Ti stanno bene, sono più lunghi!» Un complimento? A me?

«Grazie, sono stata dalla parrucchiera questa mattina, ho optato per una piega!» Li scosto un po', sembro una ragazzina, sorrido anche come una cretina.

Va beh, ci sediamo e sblocco il mio pc.

Lui appoggia le braccia sulla mia scrivania, io inizio a spiegargli un po' di cose e lui mi ascoltava annuendo di tanto in tanto.

Un quarto d'ora dopo ho finito di dire la mia e finalmente lui poteva aprire bocca.

«E' un investimento molto importante, ma sono entrambe molto allettanti come proposte, prova a investire su entrambe!» Accidenti lui ama il rischio.

«Non credo sia il caso, ho indagato sul caporedattore di una delle due aziende è stato arrestato per appropriazione indebita, anche se la sua azienda adesso è molto importante. Mentre in George Lars, ha una piccola azienda, pulita, ma non molto d'impatto, però potrebbe fruttare una piccola percentuale» Riccardo annuisce.

«George Lars, già sentito nominare, potrei indagare, magari scopro qualcosa, per quando ti serve la risposta?» Faccio un mezzo sorrisetto nervoso.

«Tra otto ore devo dare l'ok!» Lui si alza prende il suo telefono e se ne va a parlare fuori dal mio ufficio, io inizio a riordinare il tutto, ho cartelle sparse ovunque, alcune mi sono cadute in terra, mi chino per raccoglierle e lui entra proprio in quell'istante.

«Visuale molto interessante!» Dice, io drizzo subito la schiena.

«Signor Leone!» Mi imbarazza.

Mi lancia uno sguardo malizioso e un occhiolino, poi torna in se.

«George Lars investi su di lui, credimi, farai un ottimo affare!» Non me lo sono fatta ripetere due volte.

Sono stata tutto il giorno a prendere una decisione importante per l'azienda, mentre a lui è bastata una sola telefonata.

Ha sicuramente degli agganci importanti.

Subito dopo spedisco una E-mail di conferma.

Ri-indosso le scarpe e mi sistemo, lui resta lì fermo a aspettare che finisco di rivestirmi.

«Non ho visto la tua auto, chiamerai un taxi?» Ero venuta a piedi a lavoro, non abito molto lontano, mi piace camminare.

«No, sto a poco da qui, vado a piedi!» Lui scuote subito la testa.

«Non se ne parla proprio ti porto io, è tardi e di gente strana esiste, specialmente nel cuore della notte a New York, andiamo!» È risultato quasi come un ordine, senza che io potessi dire di no.

Lui esce dal mio ufficio, io spengo il computer.

Lo raggiungo all'ascensore dove lui mi aspetta.

La musichetta fastidiosa dell'ascensore la sera viene spenta, di conseguenza tra noi due c'è un silenzio tombale, se di giorno la detesto, adesso desidero tanto ascoltarla.

Ultimamente Matteo il fratello di Riccardo mi manda molte Email, specialmente di lavoro, alcune volte qualche messaggio privato.

Prendo il mio cellulare per guardare i messaggi, Matteo mi ha scritto moltr volte preoccupato, sperando sempre fossi di ritorno.

«Scusami, faccio una chiamata» Mi volto verso di lui, stava guardando lo schermo del mio telefono? Si volta subito di scatto.

«Fai pure» dice.

Digito il numero di telefono e chiamo Matteo.

Squilla per un po' e poi finalmente risponde.

«Allora sei viva?» Il suo tono è veramente preoccupato.

«Alla grande, lavoro solo troppo» Ridiamo entrambi.

«Riposati ogni tanto, sul serio!» Ha ragione.

La chiamata finisce nelle sue numerose raccomandazioni.

«Stai uscendo con mio fratello?» Mi chiede appena riattacco al telefono.

«Solo in amicizia, solitamente per lavoro, ogni tanto per sapere se sono a casa è molto premuroso nei miei confronti!» Dico seguendolo fuori dall'ascensore.

George è lì ai suoi computer che controlla le telecamere.

«Buonanotte George, chiudi tutto!» Dico.

«Buonanotte Matilde, lo farò sicuramente» Riccardo lo guarda male quando George mi chiama per nome.

Arrivati fuori lo seguo fino alla sua auto.

«Lui ti piace?» Chiede così di impatto.

«Chi George?» Dico ridendo.

«No, Matilde! sto parlando di mio fratello» Sono sorpresa da quella domanda.

«No Riccardo, non mi piace tuo fratello» Non era convinto della mia risposta, sembrava non credermi.

«Siamo solo buoni amici!» Continuo mentre lui mi apre lo sportello della sua auto.

Ci troviamo faccia a faccia, io bloccata tra lo sportello e lui.

«Pensavo che fosse lui il motivo per il quale tu non accettassi un invito a cena con me!» Il tono della sua voce è così amareggiato e triste.

Non so cosa rispondere.

Salgo in macchina indossando la cintura.

Lui resta per un attimo in piedi, credo si sia portato le mani in volto.

Sospira e poi fa il giro per salire anche lui in auto.

Chiude lo sportello e indossa la cintura.

Mi sento in dovere di dargli una spiegazione e non so perché

«Non è lui il motivo, tuo fratello è una bravissima persona, ma non è interessato a me in questo momento, credimi se guardassi meglio noteresti che non sono le donne a piacergli» Riccardo alza un sopracciglio.

Stava per accendere la macchina e si è girato subito verso di me a quella frase.

«Non capisco, mi stai dicendo che è Gay?» Io mostrai tutti e i miei trentadue denti.

«Pensavo lo sapessi!» Lui fa spallucce.

«Non credo, non penso, non nego che stia sempre con il suo migliore amico» Sta ragionando dentro di se e gli sta per venire la conclusione.

Ed eccola lì l'illuminazione.

«La mia segretaria aveva ragione allora! Avevo organizzato una uscita combinata, ma lui non si è presentato. Quando lei andò da lui chiedendogli spiegazioni lo beccò a baciarsi con un ragazzo!» Vidi i suoi occhi spalancarsi, lo ho letteralmente sconvolto.

« Credevo ne fossi a conoscenza» Credo di aver fatto una enorme gaffe.

«Ah, affar suo, i suoi gusti sessuali non sono di vitale importanza!» Adesso che sa tutta la verità vorrei tornare a casa.

Appoggiandomi al suo schienale, avvicinandomi lentamente al suo orecchio gli dico:

«Ma portarmi a casa lo è, intendo di vitale importanza, vuoi accendere la macchina e partire?» Gli indico le chiavi della macchina e poi mi allontano, tornando al mio posto.

Lui sospira e deglutisce, forse il tono in cui l'ho detto è sessualmente provocatorio, ma spesso mi diverte, gli uomini sono facilmente condizionabili.

Accende la macchina, qualche manovra e usciamo dal parcheggio sotterraneo dell'azienda.

Il tragitto in macchina è molto silenzioso, quasi imbarazzante.

La radio trasmette alcune musiche del momento e mi viene voglia di canticchiarle, ma mi vergogno quindi meglio evitare.

Finalmente mi porta a casa.

Parcheggia proprio davanti all'ingresso del mio cancello.

Scendo dalla macchina e lui fa la stessa cosa.

Mi accompagna alla porta, io afferro le chiavi di casa e provo a inserirli nella toppa, ma la chiave non si gira.

«Accidenti è la terza volta questa settimana!» Lui afferra i miei fianchi portandomi indietro per spostarmi da davanti alla porta e stringermi a se. Mentre con l'altra mano ha afferrato la mia mano, dove tenevo le chiav. Sento un sussulto lungo tutta la schiena, il mio mondo va a rallentatore.

Con la sua mano sopra la mia, gira la chiave e finalmente la porta si apre.

Accarezza le nocche delle mie dita, sale sfiorando con le dita il mio braccio e per un piccolo istante stringe i miei fianchi.

Mi volto verso di lui, con il cuore in gola, le gambe che tremano e una vampata calda dietro le orecchia.

«Allora io entro!» Dico balbettando.

Non so cosa mi stia prendendo, sento solo che il mio cuore ha iniziato a battere fortissimo, credo che da un momento a l'altro mi esca dal petto.

«Stai bene?» Nota il mio essere un po' agitata.

«Sì, sono solo un po' stanca, grazie di tutto!» Si sta divertendo nel vedermi inerme.

«Colazione domani mattina? Vietato dirmi di no!» Mi fissa con i suoi occhioni giganti.

«E se dicessi di no, cosa succederebbe?» Lui si avvicina a me e afferra il mio mento.

Sfiora con le dita le mie labbra.

«Dio solo sa cosa vorrei fare a ogni angolo del tuo corpo!» Ah cazzo!

«A domani Signor Leone!» Dico spalancando la porta cercando di entrare in casa.

Voglio scappare via, lontano anni luce.

«Passerò a prenderti verso le otto, ti va bene?» Sto iniziando a dire si solo con la movenza della testa e mi capita solo quando comincio a essere sotto tensione.

«Va benissimo è perfetto!» Entro in casa.

«A domani signorina De santis» Io entro in casa e chiudo la porta alle mie spalle.

Mi tremano le gambe.

In passato alcuni uomini mi avevano detto frasi del genere, ma nessuno mi aveva resa così agitata, lui mi fa uno strano effetto.

Lo guardo dallo spioncino, sta scendendo le scale correndo e saltellando come un bambino.

Poco prima di salire in macchina guarda verso la mia porta, sembra quasi che sappia che io lo stia guardando.

Mi allontano dalla porta e mi volto guardandomi allo specchio della entrata, appoggio le chiavi sul mobiletto sotto di esso e inizio a urlare.

«Voglio morire! Ma che cazzo faccio? Non mi sono mai comportata così con un uomo!» Conosco gli atteggiamenti degli uomini, conosco i loro comportamenti e so sempre come agire.

Ma lui mi rende vulnerabile, il suo sguardo mi agita e mi rende nervosa.

Ho bisogno di vino!

Lo cerco nel frigorifero, dovrei avere una bottiglia già aperta.

Non prendo neanche un bicchiere, lo getto giù così bevendo dalla bottiglia.

Finita la bottiglia vado a dormire, rimpiangendo tutto l'atteggiamento che avevo avuto dal preciso istante in cui abbiamo varcato il cancello di casa mia.

Anche se durante la notte ultimamente non dormo, nonostante io passo molto tempo a lavoro e dovrei essere molto stanca.

Mi manca un po' la mia famiglia, mi manca mia madre e andare da lei nel cuore della notte quando sto male.

Mi mancano le mie sorelle, non le sento da molto tempo.

Penso che dovrei prendermi un gatto o un cane da compagnia, almeno quando torno a casa avrei qualcuno ad aspettarmi.

Mi alzo e scendo al piano di sotto, non riesco a prendere sonno.

Fisso tutto quello che ho, fisso la mia casa, fisso il mio divano.

Non mi manca niente se non un compagno di vita, altro che cane o gatto.

Sono sola e tutte le mie relazioni vanno in malora, ecco perché mi ostino a reprimere i miei sentimenti, ed io non posso permettermi una relazione adesso.

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