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La caccia

Kael era braccato.

Da giorni, ovunque andasse nelle Terre Grigie, i Derh e i Tuac sembravano trovarlo. Era stanco, affamato, ogni muscolo indolenzito urlava pietà, e tutto ciò che desiderava era un luogo sicuro dove potersi riposare anche solo per poche ore. Ma non c’era tregua. Da quando sua madre era morta tra le sue braccia e i sigilli che proteggevano la sua identità si erano infranti, sembrava che portasse un marchio magico addosso, come un faro per i suoi inseguitori. Si nascose dietro un gruppo di arbusti secchi, cercando di riprendere fiato. Il cuore gli martellava nel petto mentre i pensieri lo riportavano al giorno della morte di Ahlien. Al momento preciso in cui il suo potere si era risvegliato, un'esplosione silenziosa che gli aveva strappato l'anima e svelato la sua vera natura al mondo.

Pochi giorni dopo, mentre cercava di continuare la sua vita tra le rovine di Tharnor, la cittadina degli esiliati, si era consumata la svolta. Derh e Tuac erano arrivati insieme, con passo solenne e volto impenetrabile. Le loro armature brillavano, incongruenti con la polvere e la miseria che avvolgevano quelle terre dimenticate.

— Popolo degli esiliati! — aveva tuonato un uomo alto, avvolto nell’Armatura d’Ambra Nera, tipica dei comandanti Derh. — Siamo qui per richiedere la consegna del Ghail. L’Ibrido. —

La parola aveva attraversato la piazza come un morbo. Il silenzio si era tramutato in panico. Kael aveva approfittato della confusione per svanire tra i vicoli, raggiungendo la sua misera abitazione. Sul tavolo, uno zaino lo attendeva da giorni: borraccia, viveri secchi, un pugnale. Era pronto. Gettò un ultimo sguardo alle pareti che l’avevano protetto, un addio silenzioso a ogni illusione di normalità, poi uscì dalla porta secondaria che dava sull’unica foresta viva rimasta in quelle terre. “Credevo che entrando lì li avrei seminati,” pensò. “Mi sbagliavo.”

I suoi inseguitori erano troppo esperti. Lo trovarono prima del previsto. Ora sapeva perché. Quando i sigilli si erano infranti, la magia latente in lui era esplosa come una stella morente. Non era solo un risveglio: era stato un grido nel buio. Ogni essere dotato di sensibilità magica, in un raggio di leghe, aveva potuto percepire il fremito di quell’evento, un'onda invisibile che lo rendeva visibile a chiunque avesse il potere di cercarlo. Fu costretto a correre notte e giorno, alimentato solo dal potere che ora bruciava dentro di lui. Il suo corpo era al limite, ma la magia lo sosteneva. Gli dava resistenza, vista notturna, un istinto sempre più sviluppato. “Devo trovare un posto sicuro. Un luogo dove possano perdermi.”

Ed è stato allora che apparve lei. Una fanciulla Tuac, dai capelli dorati e gli occhi lilla, delicata, minuta, immobile davanti a lui come un sogno a occhi aperti. Non sapeva se fosse reale o un'allucinazione generata dalla sua stanchezza, ma la sua presenza lo colpì con la forza di un'onda inaspettata. Un senso di urgenza gli travolse l'anima: doveva salvarla. La prese per mano e corsero insieme. Sembrava smarrita, come se non capisse cosa stesse accadendo. La condusse in una stretta insenatura tra le rocce. Si fermarono, i corpi vicini, i cuori in corsa. Il calore della sua pelle si mescolava al suo respiro, un'intimità improvvisa in mezzo al caos. Kael sentì un fuoco accendersi nel petto, qualcosa che non aveva mai provato, un battito nuovo e potente. Era uno strano senso di completezza, come se, in quel momento, ogni pezzo mancante della sua esistenza si fosse finalmente incastrato. Gli occhi di lei, di quel lilla profondo e rarefatto, lo stregavano, promesse silenziose di un futuro sconosciuto.

Credevo sarebbe rimasta con me. Ma così com’era apparsa… svanì. La sua scomparsa lasciò in Kael un vuoto, un’eco malinconica difficile da scacciare, un'improvvisa, lancinante sensazione di perdita che gli artigliava il petto. Chi era quella ragazza? Perché lo aveva trovato, per poi sparire? Le domande gli ronzavano nella testa, ma il tempo per cercare risposte era finito. I cacciatori erano di nuovo vicini.

“Vorrei potermi schermare… trovare riparo anche solo per una notte,” pensò, stremato, mentre attraversava i sentieri selvaggi delle colline di Tharnor. Ma nella sua mente, un piano cominciava a prendere forma.

Sapeva che gli Zigharb, la popolazione nomade, stavano viaggiando verso Morvalen, l’antica città delle gilde e degli stregoni. Se fosse riuscito a unirsi a loro, forse avrebbe trovato qualcuno in grado di ricostruire i sigilli.

“Quando il sole tramonterà, dovrei essere a metà strada.” Da una posizione elevata, Kael scrutò l’orizzonte. Una lunga carovana si muoveva in fila indiana, i carri coperti da stoffe color ocra, le bandiere che oscillavano lente. Gli Zigharb, la popolazione nomade. “Unendomi a loro, potrei avere una possibilità.” Accelerò il passo. La magia in lui rendeva il corpo più agile. I muscoli rispondevano con forza. Vedeva con chiarezza anche nei punti più bui del sentiero.

— Spero che decidano di accogliermi. —

Arrivò correndo tra i carri.

— Scusate! Aspettate! —

Gli uomini e le donne si fermarono. Indossavano tutti il porf, l’abito tradizionale color terra, decorato con fili d’argento.

Un uomo anziano si fece avanti.

— Dicci, straniero. —

Kael ingoiò l’ansia, cercando di mascherare la speranza nella voce.

— Devo raggiungere Morvalen. Mi chiedevo se potessi unirmi a voi in questo tratto di viaggio. —

L’uomo lo scrutò a lungo.

— Quanti anni hai? —

— Ho compiuto venti anni la scorsa settimana. —

— Perché vuoi andare a Morvalen? —

Kael esitò. Doveva mentire? O dire la verità? Ma fu una voce femminile ad interrompere quel silenzio.

— Lascia che venga con noi. Egli ha bisogno del nostro aiuto. —

La donna si avvicinò a lui. I suoi occhi avevano uno strano bagliore dorato. L’uomo anziano annuì in silenzio, voltandosi per proseguire la marcia.

Lei si posizionò accanto a Kael.

— Cerchi pace. —

Kael la osservò, sorpreso dalla sua sicurezza.

— Sei un Ghail, un ibrido. Il tuo potere, per ora, è visibile solo a chi custodisce la magia. Ma presto, tutti lo vedranno. —

— Come lo sai? Chi sei? —

— Ho il dono — disse lei — e la condanna. Sono una veggente. Ti attendevo da giorni.

Posso aiutarti a ricostruire i sigilli, ma non dureranno. Dovrai trovare la fanciulla dagli occhi lilla. Solo lei può aiutarti davvero. Il cammino sarà oscuro, Kael. Ma con lei al tuo fianco… potresti farcela. Giorni bui ci attendono. —

Kael la guardò allontanarsi, sconcertato.

Era reale. Era lei. E forse… non era troppo tardi. Kael sollevò lo sguardo verso il cielo, ora striato da pennellate scure. I primi segni del tramonto avvolgevano l’orizzonte.

— Sto arrivando… — sussurrò.

Poi si voltò, e cominciò a camminare accanto alla carovana degli Zigharb.

Non sapeva ancora chi avrebbe incontrato, né quali prove lo attendessero.

Ma una cosa la sapeva con certezza:

non era più solo.

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