Capitolo 4
-Gabriela, sei sveglia? Sentii la voce gentile di Lucas dall'altra parte della porta, sospirai e mi alzai dal letto per aprirgli la porta, mi sistemai un po' i capelli e mi passai le mani sul viso, quando aprii la porta potei vedere un piccolo sorriso consolatorio da parte sua, “Come stai?
-Sto bene, grazie", borbottai un po' stanca, non avevo dormito bene, ”Posso usare il tuo bagno ora?
-Lucas aveva un grande appartamento con due stanze, mi aveva permesso di stare in una di esse, in poche ore avevo già molte cose per cui ringraziarlo.
Mi lavai il viso e con un po' di collutorio mi lavai i denti, dovevo andare a casa e parlare con Rafael.
-Vuoi fare colazione?
-Devo andare a casa, ho un sacco di cose da fare oggi e devo parlare con Rafael", dissi prendendo la borsa che avevo lasciato sul suo divano, ”non disturbarti, chiamo un taxi.
-Non credo che dovresti tornare lì, ma è una tua decisione", disse, confuso da quello che stavo dicendo, ”ma ti porterò comunque, nessuno sa se dovrò riportarti qui.
-Ti devo già molto, Lucas.
-Sei un amico, non ha alcuna importanza.
-Grazie", sorrisi apertamente, avevo bisogno di parlare con Rafael, di chiarire le cose, e non avevo intenzione di accettare questo.
***
-Grazie Lucas - sorrisi, lui mi salutò e se ne andò, io chiusi la porta del mio appartamento e feci un sospiro, lasciai la borsa sul bancone della cucina e andai in camera da letto, non c'era assolutamente nessuno e tutto era perfettamente sistemato.
Oh, fantastico, e adesso dov'ero?
Sentii la porta chiudersi, mi diressi verso il soggiorno e vidi che era arrivato con alcune borse in mano.
-Dobbiamo parlare", incrociai le braccia, lui non mi guardò nemmeno e si diresse verso la cucina.
-Volevo ridergli in faccia, per la prima volta dopo tanto tempo avevo voglia di colpirlo e di dirgli quanto lo odiassi a volte.
-Cosa c'è che non va in te?” chiesi senza capire, seguendolo, ”Cosa significava ieri sera?
-Come se tu non lo sapessi", alzò gli occhi e questo mi fece male, strinsi le labbra e sospirai piano.
-Ma non li avevi mai portati a casa prima", la mia voce si incrinò e mi odiai per questo, dovevo smetterla di essere così sensibile con lui, ”Pensavo che rispettassi il nostro matrimonio.
-Nostro?” alzò la voce cinicamente, lo fissai, ”non c'è niente qui Gabriela, non c'è niente da anni e non credo che succederà niente.
-Perché stiamo ancora insieme, allora?", chiesi svogliatamente, non avendo voglia di ascoltare la sua risposta.
-Sono stanco di questi discorsi, fammi fare colazione", mi chiuse e si allontanò. Andai in salotto e mi sedetti sul divano, da sola. Avevo una gran voglia di piangere, ma non volevo andare in camera da letto, mi faceva schifo il solo pensiero di entrare a piangere.
Avevo bisogno di un consiglio, di qualcuno che mi dicesse cosa fare perché non riuscivo a fare nulla, non riuscivo a prendere una decisione.
***
Mi guardai intorno e mi sentii stordita, riuscivo a malapena a camminare e a non cadere, presi in mano quella bottiglia di qualsiasi cosa fosse e me la portai alla bocca, aprii le grandi finestre dell'appartamento e trovai una sedia come meglio potevo e mi sedetti lì, in mutande e più che ubriaca sentivo il freddo gelarmi le ossa, e potevo vedere le luci sfocate della città.
-Non ero mai stato così infelice in tutta la mia vita", gridai, con i capelli appiccicati al collo, ”e mi odio, mi odio!
Narrò Rafael:
Ero sconvolto e stressato, anche se non sapevo esattamente perché, era sabato, notte fonda e non volevo tornare a casa. Aprii la porta con le buste del fast food in mano e trovai Gabriela di spalle, seduta davanti alle finestre aperte; aggrottai le sopracciglia alla sua vista e la ignorai completamente, non sembrava turbata dal mio arrivo.
Con gli anni era diventata noiosa, non ero innamorato di lei e non sapevo perché stessimo ancora insieme.
