Capitolo 5
Nel pomeriggio avevamo parlato e io non avevo voglia di parlare, non avevo voglia di stare con lei, e anche se mi aveva giurato il suo amore, io l'avevo giurato solo a suo padre. E dubito che Gabriela lo sapesse, o che lo immaginasse. E pensava che io l'amassi.
Dopo la morte di suo padre, tre anni fa, decisi di smettere di fingere, ma lei non me lo permise, rimase con me anche se rimasi per settimane senza scambiare una parola con lei.
Sentii il forte botto di qualcosa e quando uscii in salotto, una bottiglia si era rotta, il vetro era rotto accanto alla poltrona dove si trovava Gabriela, mi avvicinai senza capire e vidi che era la mia bottiglia di whisky, vuota.
E Gabriela era ubriaca.
-Cosa hai fatto?” chiesi sollevandole il mento, le sue guance erano bagnate di lacrime, il suo viso era rosso e i suoi occhi erano rossi, i suoi lunghi capelli le cadevano sui fianchi ed era in mutande.
-Mi dispiace", tossì, le lasciai il mento e mi allontanai infastidito, ‘pulisco io’, disse a fatica, era scalza e scendendo dalla sedia calpestò il vetro che c'era, emise un gemito di dolore e si allontanò senza dare importanza alla cosa, il pavimento cominciò a macchiarsi di piccole gocce di sangue.
-Gabriela, fermati", la chiamai, lei non sembrò sentirmi e continuò per la sua strada, macchiando il pavimento di sangue, ‘ascoltami, per l'amor di Dio’, uscii dietro di lei e le tirai il braccio, cominciò a piangere sul mio petto, mi accigliai, spingendola via.
-Non avere pietà di me", piagnucolò mentre le lacrime continuavano a scorrerle sulle guance, le bloccai gli occhi addosso, ‘sto soffrendo’, piagnucolò e io abbassai lo sguardo sul suo piede, solo per scoprire il suo petto, coperto da un reggiseno di pizzo nero che le calzava perfettamente il seno.
-Perché parli così tanto?", ringhiai prendendola in braccio, la lasciai sul divano e le guardai il piede, un bicchierino era stato infilato al centro del piede ed era uscito, ma c'era ancora del sangue, cercai dell'alcol e un asciugamano, lei gemeva per il dolore e rimase in silenzio per tutto il tempo.
Appoggiai i gomiti sulle gambe e la guardai, Gabriela non era brutta, ma non era il tipo di ragazza che mi piaceva, avevo dimenticato come baciava e anche com'era stare con lei a letto, non ricordavo nemmeno com'era la sua risata.
-Perché non mi lasci Rafael?", sussurrò allungando il braccio, io mi accigliai e fissai gli occhi su di lei, ”tu mi odi.
-Devi riposare, stare tranquillo.
-Sei infelice per colpa mia", disse e cominciò a piangere in silenzio, ‘mi dispiace tanto’.
-Strinsi la mascella e la guardai, era...
-Dammi il divorzio, Rafael.
Mi faceva male la testa e riuscivo a malapena a stare in piedi, camminai come meglio potevo verso il bagno e mi lavai i denti, la testa mi girava e non sapevo perché.
Andai in cucina con la testa tra le mani, il piede destro mi faceva molto male e sentivo un bruciore ogni volta che camminavo, iniziai a preparare il caffè e mi sedetti per vedere cosa c'era che non andava, mi guardai il piede e mi ero tagliata, la ferita non era molto guarita e mi faceva male quando camminavo, mi lamentai e mi alzai per versare il liquido caldo in una tazza.
Ho visto Rafael in corridoio, non si ricordava nulla di quello che era successo ieri, ha ignorato la mia presenza e ha continuato a sedersi sul divano.
Buttai via il cibo avanzato da ieri sera e trovai un mucchio di vetri rotti nel cestino, mi accigliai, ma non ci pensai. La testa mi faceva così male.
-La sua voce riecheggiò nel silenzio dell'appartamento, alzai lo sguardo e lui non si era nemmeno girato, ma mi stava parlando.
-Meglio da cosa?", mi accigliai, ‘meglio dopo averlo visto con una donna? Certo che no’, pensai infastidita.
-Dal tuo piede", mi guardò ironicamente da sopra la spalla, e io aggrottai le sopracciglia: ”Cos'è successo al mio piede?
-Che cosa è successo al mio piede?” chiesi senza capire, lui sgranò gli occhi.
-Mi accigliai e alzai gli occhi, come si permetteva di dire che volevo parlargli dopo che mi aveva fatto quello che mi aveva fatto?
-Vado a fare la spesa", mormorai alzandomi e camminando a fatica andai in camera da letto, presi l'asciugamano e mi spogliai, l'acqua era a temperatura ambiente e ne fui grata, perché era un po' fredda, dopo una lunga doccia e aver lavato i capelli, uscii dalla vasca e trovai Rafael.
Ero bagnata e nuda, per l'amor di Dio, cosa ci facevo qui dentro?
I suoi occhi andarono subito al mio corpo e non era necessario che mi spogliasse con gli occhi, perché cazzo mi guardava così, se non mi prestava nemmeno attenzione, presi l'asciugamano e mi coprii, lui tornò alle sue faccende, sembrava si stesse radendo.
-Che ci facevi qui?” chiesi accigliata, prendendo un altro asciugamano per asciugarmi i capelli.
-È il mio bagno", mormorò.
-E anche il mio, stavo facendo il bagno.
-Viviamo insieme, no?", mi guardò con un sopracciglio alzato, i miei occhi si allargarono leggermente alla domanda cinica, che era più che altro una precisazione.
-Non siamo niente", chiarii, e anche se volevo ingannare me stessa, ero così ferita che non avevo altro modo per difendermi, volevo piangere per come l'avevo visto con quella donna, Rafael era ancora l'uomo dei miei sogni e anche se eravamo sotto lo stesso tetto, non avrebbe mai realizzato tutte le belle fantasie che avevo con lui.
-Pensavo che non l'avresti presa sul serio....
-Di che cosa stai parlando?", borbottai confusa, perché per un po' non capii di che cosa stesse parlando.
-Mi hai chiesto il divorzio ieri sera", borbottò, senza dare importanza alla questione, ”wow....
Cosa ho fatto?
