7. Den første natten - La prima notte
Vitz er þǫrf
þeim er víða ratar;
dælt er heima hvat;
at augabragði verðr
sá er ekki kann
ok með snotrom sitr.
Di intelligenza c'è bisogno
per chi viaggia per lungo;
ogni cosa è facile a casa.
Si ammicca prendendosi
gioco di chi nulla sa
e siede tra i sapienti.
(Tratto dalle rune vichinghe originali)
Conclusa la cerimonia, ebbe inizio la corsa della sposa. Era uno dei loro riti pagani, che consisteva in una vera e propria gara tra il gruppo della sposa e quello dello sposo, dove il gruppo perdente, cioè quello che raggiungeva per ultimo la sala in cui si sarebbe svolta la festa nuziale, avrebbe servito da bere all'altro gruppo per tutta la notte. Ovviamente, avendo più dimestichezza con le loro usanze, Asbjörn giunse al castello per primo e le amiche irlandesi di Deirdre furono destinate a fare da serve.
Quando anche Deirdre giunse al castello, davanti all'entrata della grande sala, trovò suo marito ad impedirle l'accesso con la spada posta di traverso all'ingresso. Questo gesto gli permetteva di accompagnarla nella sala, assicurandosi che non inciampasse sulla soglia. Era una loro forma di superstizione pagana. Pensavano infatti che ogni porta fosse un portale di transito tra due mondi e che oltrepassare quella soglia, rappresentava dunque il passaggio dalla condizione di vergine a quella di moglie. Per questo motivo, era di estrema importanza che Deirdre non inciampasse nell'oltrepassare la porta d’ingresso, poiché sarebbe stato un presagio di grande sfortuna.
Come prima cosa, appena entrato nel salone, suo marito conficcò la sua nuova spada in una delle colonne portanti del castello con tutta la sua forza. Maggiore sarebbe stata la profondità raggiunta dall'affondo, tanta sarebbe stata la fortuna che li attendeva come coppia. Ma non era solo questo, perché conficcare la spada nella colonna era anche una dimostrazione di virilità e la loro fortuna si sarebbe tradotta in un'abbondanza di figli generati dalla loro unione.
Ora la festa poteva iniziare. La parte più importante era la bevuta della bevanda nuziale che rappresentava infatti la prima occasione in cui lei, come moglie novella, fosse tenuta a svolgere i nuovi doveri di donna di casa, tra cui servire da bere al marito ed agli ospiti. Si alzò e versò dunque l'idromele nella coppa di suo marito. Ricevendo la coppa dalle mani della moglie, Asbjörn la consacrò al Dio Thor. Poi, prima di bere, brindò ad Odino. Solo allora fece un sorso, per poi passare la coppa di nuovo alla moglie. A quel punto fu lei a brindare a Freya prima di sorseggiare l'idromele. Bevendo insieme, riaffermarono ancora una volta la parentela acquisita, diventando un tutt'uno agli occhi della legge e degli Dei. Avrebbero poi continuato a bere insieme l'idromele per un periodo di quattro settimane, poiché il miele, come le api che lo avevano prodotto, erano entrambi associati alla fertilità e alla buona salute. Un buon auspicio dunque per avere una famiglia numerosa.
Illuso! Ero ancora arrabbiata con lui!
Una volta che finalmente si sedettero, il sacerdote le si avvicinò per benedire il suo ventre, consacrandolo al dio Thor ed alla dea Frigg, che altri non era che la moglie di Odino. Deirdre, nei suoi pensieri, si rivolse al suo ed unico Dio.
Dopo quest'ultima cerimonia, i festeggiamenti cominciarono e sarebbero proseguiti per il resto della settimana. Danze, combattimenti e gare di insulti avrebbero rallegrato gli ospiti, mentre alcuni dei presenti avrebbero recitato un lygisogur, una storia composta apposta per l'occasione, contenente personaggi famosi e attinente al romantico e al sovrannaturale.
Finalmente Deirdre poteva in parte rilassarsi. Non aveva avuto il tempo di imparare bene tutti i riti. Perciò aveva impiegato tutti i suoi sforzi a tenere bene a mente ciò che le donne le avevano spiegato quella stessa mattina. Sperava con tutta sé stessa di aver soddisfatto le aspettative di quei dannati vichinghi. Come a confermare i suoi pensieri Asbjörn, seduto al suo fianco, le strinse la mano e le sussurrò all'orecchio:
"Sei stata brava, anche se non avevo dubbi al riguardo."
Gli rispose a denti stretti:
"Vedremo se lo sarò anche dopo che saremo da soli!"
"Vedo che la mia guerriera sta uscendo di nuovo allo scoperto. Prevedo una nottata alquanto interessante."
Le sorrise compiaciuto.
Deirdre spiluccava qualche boccone di carne qua e là e sorseggiava l'idromele. Non riusciva proprio a mangiare, era ancora nervosa e tesa per l'ultimo rituale che la attendeva, il rito della prima notte di nozze. Si sentiva imbarazzata al riguardo. Era totalmente inesperta. Alla fine decise di non pensarci troppo, visto che era fermamente decisa a non concedersi a suo marito!
E arrivò anche il tanto temuto momento.
L'ultimo requisito legale del matrimonio era che lo sposo venisse messo a letto con sua moglie dopo essere stato trasportato in camera da sei testimoni muniti di torce. Le torce servivano ad illuminare la stanza per riconoscere la coppia, cosa di fondamentale importanza nel caso in cui, in futuro, i sei fossero chiamati a testimoniare sulla validità del matrimonio. Prima dell'arrivo di suo marito, Deirdre fu accompagnata a letto dalle sue assistenti, che altro non erano, che le stesse donne di quella mattina. Il talamo nuziale era stato addobbato con piccole placche dorate su cui erano incise figure che si abbracciavano, come augurio di fertilità. Ad Asbjörn non restava altro da fare che togliere la corona nuziale dal capo di sua moglie e, dopo aver congedato i testimoni con qualche battuta, consumare il matrimonio. L’ultimo compito della sposa era invece quello di annotare i particolari sognati nella prima notte di nozze. Si riteneva infatti che il numero ed il destino dei suoi futuri discendenti potesse essere indovinato, interpretando i segni mandati dagli Dei in quella notte così particolare.
Una volta rimasti da soli Asbjörn le tolse il mantello bianco che ancora mostrava i segni dell'avvenuta cerimonia nuziale che li aveva uniti in matrimonio. Era infatti ricoperto dagli schizzi di sangue degli animali sacrificati.
La stanza era permeata da un piacevole calore emanato dal camino acceso. Deirdre era intenta ad osservare il letto addobbato e quando si girò verso colui che era da poco diventato suo marito, se lo trovò vicino a torso nudo. Avvampò come una fiaccola appena accesa.
"Vieni Deirdre. Permettimi di aiutarti a toglierti il vestito."
"Non ti permetto proprio un bel niente! Non azzardarti a toccarmi!"
Nonostante le parole secche furono gli occhi a tradirla. Non riusciva a smettere di guardare la perfezione del torso di Asbjörn. Nei suoi più intimi pensieri cercava disperatamente di reprimere il desiderio di toccare quella perfetta massa muscolare che si offriva spudorata alla sua vista.
"Stai cercando di farmi credere di non desiderare ciò che vedi? I tuoi occhi dicono il contrario."
"Per quanto io possa desiderare di sfiorare la tua pelle, non giacerò con te, mio re! Mi hai tenuta all'oscuro sulle tue intenzioni, maledizione!"
"Non proprio, moglie mia. Non sei stata forse tu a dirmi al mio rientro di voler essere mia?"
"Si, ma non dall'oggi al domani! Avresti dovuto parlarmene. O mi reputi forse un oggetto di tua proprietà, di cui disporre a tuo piacimento?"
"E cosa cambia tra oggi, domani o tra un mese? Spiegamelo, perché non mi è chiaro."
"Se non ti è chiaro, allora non hai capito nulla di me! Nulla!"
Urlò frustrata e con uno scatto fu su di lui, pronta a colpirlo. Con la prontezza tipica di un guerriero vichingo le afferrò i polsi e capovolse la situazione bloccandola contro il muro.
"Ti avviso nuovamente, donna! Colpendomi non farai altro che aumentare il mio desiderio nei tuoi confronti. Le puledre indomabili sono quelle più eccitanti. Potrei non rispondere più delle mie azioni!"
Le invase la bocca inaspettatamente e con prepotenza. Il suo bacio dichiarava tutta la sua frustrante e trattenuta impazienza di farla sua. Lo odiava per quello che le stava facendo, perché ogni volta che la toccava, lei non riusciva più a ragionare con lucidità. Infatti sentì la rabbia svanire per lasciar spazio alla passione di quel bacio così intenso. Non si accorse neanche del vestito che scivolava ai suoi piedi, finché alzandola in braccio, lei non percepì il suo corpo nudo contro la pelle calda del suo torace. L’appoggiò con estrema delicatezza sul letto ed in quel momento il suo disagio crebbe, facendola arrossire per l'ennesima volta.
"Sei bellissima Deirdre. Quando arrossisci mi viene ancora più voglia di possederti."
"Sono ancora arrabbiata con te!"
"Lo so." E le sorrise con dolcezza. "Ma non negarmi la gioia di farti mia. Mi farò perdonare, te lo prometto. Ora lasciami solo che io ti insegni tutti i segreti dei piaceri della carne. Non posso resistere oltre."
"Sei un maledetto manipolatore, lo sai vero?"
Le rispose ad un altro bacio, questa volta dolce e pieno di piacevoli promesse. Lottò con tutta sé stessa per non soccombere al desiderio, ma il suo corpo non voleva saperne di resistergli, trascinando con sé anche la sua anima. Pian piano le sue braccia gli circondarono il collo e lo avvicinò ancora di più a sé. Lui si posizionò meglio sopra di lei, per non schiacciarla, e fece scivolare una mano sul suo seno. Lei sussultò per la sorpresa e per la miriade di sensazioni che quel gesto le procurava.
"Tranquilla, amore mio. Sarò dolce."
Asbjörn stava impazzendo! Quella femmina lo faceva ammattire! Il suo carattere aggressivo, la sua inconsapevole passione, la sua totale inesperienza... tutto lo faceva uscire di senno. Voleva prenderla in quello stesso istante e subito, con violenza e prepotenza. Ma non poteva, doveva trattenersi e non dimenticare che era una vergine. Se avesse ceduto alle sue voglie lussuriose, avrebbe rovinato i loro rapporti amorosi per il resto del matrimonio. O peggio ancora, avrebbe chiesto il divorzio, ancor prima di dare inizio al loro rapporto coniugale. Il divorzio! Sperava che le donne che le aveva inviato quella mattina, abbiano mantenuto il segreto su quella clausola vichinga, come aveva intimato loro. Glielo avrebbe detto, ma non prima di averla legata a sé anche sentimentalmente.
L'aveva appena chiamata amore! Era forse impazzito? Non voleva che lei si accorgesse dei suoi sentimenti, altrimenti lo avrebbe fatto diventare un uomo senza spina dorsale e sarebbe diventato lo zimbello del popolo. Non lo chiamavano "Pugno di ferro" per niente! Ma con lei accanto rischiava di perdere la lucidità e la capacità di guidare la sua gente con accurata autorità, durezza ed intransigenza.
Posò le labbra sul suo seno e le mordicchiò il capezzolo con forza controllata. Lei ansimò. Ci passò sopra la lingua e lo succhiò, mentre le torturava l'altro con le dita. Il suo corpo fu percorso da piccoli sussulti ed incominciò a mugugnare. Lo sentiva, ormai era pronta a concedersi, ma doveva continuare ad andarci piano.
Asbjörn si spostò di fianco. Le tolse l'ultimo indumento intimo che aveva addosso.
"Apri le gambe Deirdre."
Gli obbedì senza fiatare. Baciandola, scese con la mano dal seno verso il ventre fino ad arrivare tra le sue cosce. Porca miseria se era pronta! Solo sfiorandola percepiva quanto era bagnata! Le accarezzò dolcemente la sua intimità, tanto da farla abituare alle nuove sensazioni. Quando si accorse che aveva rilassato i muscoli delle gambe, penetrò piano in lei con un dito. Con sua grande sorpresa lei inarcò il bacino pretendendo di più. Per Odino! Se continuava così non sarebbe durato che pochi attimi prima di venire nei pantaloni! Si sentiva come un baldo giovanotto con la prima tempesta ormonale. Incoraggiato dalle sue movenze estrasse il dito e la penetrò di nuovo aggiungendone un altro. Si abbassò tra le sue gambe e mentre continuava a muovere la mano per allargarla e prepararla al suo membro gonfio, appoggiò le labbra sul punto dove le donne perdevano di più la testa e usò la lingua per incrementare il piacere. Aumentò il ritmo della mano senza smettere di succhiare e leccare il suo punto più sensibile. I suoi gemiti si fecero sempre più spessi ed acuti.
"Asbjörn! Ti prego!"
Stava per venire e lui interruppe subito i movimenti.
"Non ancora Deirdre. Lo faremo assieme urlando uno il nome dell'altro."
In un attimo si tolse i pantaloni, rimanendo nudo davanti ai suoi occhi. L'erezione era al massimo della sua potenza. Lei non aveva mai visto un corpo maschile senza vestiti prima e lui le diede il tempo necessario per osservarlo prima di stendersi di nuovo sopra di lei.
"Apriti a tuo marito e lasciati guidare, moglie mia."
Divaricò le sue bellissime gambe lunghe ancora di più e lui strofinò il membro sulla sua apertura bagnata. Di nuovo mosse i fianchi verso di lui ed Asbjörn ruggì in preda all'esasperazione per il mancato sfogo che ancora non poteva prendersi senza farle del male. Le sue piccole mani si muovevano sul suo torace, provocandogli la voglia primordiale di prenderla da dietro, tenendola per i capelli. Asbjörn! Doveva assolutamente darsi una calmata! Si concentrò di nuovo su di lei e spinse il suo possente membro lentamente dentro di lei. Entrata la punta si fermò, osservandola. Il suo corpo la tradiva su quanto lo volesse e lui era sempre più impaziente. Spinse di più e attese di nuovo, per far adattare la sua intimità. Per Odino, quanto era stretta e bagnata!
"Ci siamo, amore mio. Ora sentirai un po' di dolore, ma passerà velocemente per tramutarsi in piacere. Dimmi che lo vuoi! Dimmi che sei mia!"
"Oh si, Asbjörn! Ti voglio con tutta me stessa! Fammi tua ora!"
Diede l'ultima spinta ed il suo imene si lacerò procurandole un piccolo grido e una smorfia di dolore. Lui si chinò a baciarla e con movimenti lenti e regolari cominciò a muoversi dentro di lei. Piano piano lei distese i muscoli ed assecondò i suoi movimenti, ricominciando a gemere come una gattina quando fa le fusa. Lui aumentò il ritmo sempre di più, finché i suoi affondi non divennero quasi brutali. Lei gemeva, ansimava e gridava, fino ad esplodere nell'estasi urlando il suo nome. Sentendo la sua passione così prepotente, affondò in lei un'ultima volta e la seguii in un piacere tale che pensò di morire di gioia. Gridò anche lui il nome della moglie e lei sentì il suo seme riversarsi dentro di lei come un fiume in piena. Asbjörn ringraziò gli Dei per quella incredibile femmina!
